Autore:
Leon Battista Alberti | Alberti Leon Battista
Luogo:
s.l. | s.l.
Periodo: 1425-1450
Tipo: Grammatica
Scheda Prima Edizione:
Metalingua:
Italiano
Lingua oggetto:
Italiano
Consistenza: 21 pp.
Compilatore:
Viviana Deleo
Marcatura a cura di: Danilo Poggiogalli
Marcature
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ORDINE DẺLLE LÆTTẺRE PẺLLA LINGHUA TOSCHANA
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[1]i r t num
lsf ceo b d v pqg axz ç ch gh
vi, sveglie
çi, chi, ghi.
[2] Io voglio ch’ el ghiro giri al çio ẻl zembo
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[3] Vochali
a æ ẻ i au ǒ u schórse, schǒrse a ae ẻ i ó ǒ u tǒnóatǒrnǒ
verbo articulo coniunctione e[‘] ẻ æ
[4] I’ vóltǒ ẻl vǒlto quando la Naera e[‘] nẻra Æ ẻlla pǒrtó al pórtǒ pẻlla pælle ẻ faerri.
io ripǒsi el vino tu ripósi l’animo
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GRAMMATICHETTA
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[1] ⟨Q⟩ ue’ che affermano la lingua latina non essere stata comune a tutti ẻ populi latini, ma solo propria di certi docti scolastici, come hoggi la vediamo in pochi, credo deporranno quello errore, vedendo questo nostro opuscholo, in quale io racolsi l’uso della lingua nostra in brevissime annotationi. Qual cosa simile fecero gl’ingegni grandi e studiosi presso a’ Graeci prima, e po’ presso de ẻ Latini ; et chiamorno queste simili ammonitioni, apte a scrivere e favellare senza corruptela, suo nome, Grammatica. Questa arte, quale ẻlla sia in la lingua nostra, leggietemi e intenderetela.
[2]
Ordine dẻlle lettere
irt num ceo lsf dbv pqg axz ç ch gh
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[3] Vochali
a ae ẻ i ó ǒ u ae e[‘] ẻ
ae e[‘] ẻ Coniunctio Verbum Articulus El ghiro giró al çio el zembo.
Et volse pǒrci a’ porci quẻllo chẻ e[‘] pẻlla pelle.
[4] ⟨O⟩gni parola e dictione Toscana finisce in vocale : solo alchuni articholi de’ nomi in l et alchune prepositioni finiscono in d, n, r.
[5] Le chose, in molta parte, hanno in lingua toscana que’ medesimi nomi che in latino.
[6] Non hanno ẻ Toscani fra ẻ nomi altro che masculino e feminino ; ẻ neutri latini si fanno masculini. Pigliasi in ogni nome latino lo ablativo singulare, e questo s’usa in ogni caso singulare, così al masculino come al femminino. A ẻ nomi masculini l’ultima vocale si converte in #i, e questo s’usa in tutti ẻ casi plurali. A ẻ nomi femminini l’ultima vocale si converte in #e, e questo s’usa in ogni caso plurale per ẻ femminini. Alchuni nomi femminini in plurale non fanno in #e : come la mano fa le mani. Et ogni nome feminino, quale in singulare finisca in #e, fa in plurale in #i : come la oratione, le orationi ; stagione, stagioni ; confusioni, e simili.
[7] Ẻ casi de’ nomi si notano co’ suoi articoli, de i quali sono varii ẻ masculini da ẻ feminini. Item, ẻ masculini che cominciano da consonante hanno certi articoli non fatti come quando ẻ cominciano da vocale.
[8] Item, ẻ nomi proprii sono varii da gli appellativi.
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[9] Masculini che cominciano da consonante hanno articoli simili a questo :
Singulare : El cielo, del cielo, al cielo, el cielo, ó cielo, dal cielo.
Plurale: Ẻ cieli, de’ cieli, a’ cieli, ẻ cieli, ó cieli, da’ cieli.
[10] Masculini che cominciano da vocale fanno in singulare simile a questo :
⟨ Singulare:⟩ Lo ǒrizonte, dello ǒrizonte, allo ǒrizonte, lo ǒrizonte, ó orizonte, dallo orizonte.
Plurale: Gli orizonti, degli orizonti, agli orizonti, gli orizonti, ⟨ ó orizonti, ⟨ dagli ǒrizonti.
[11] Ẻ nomi masculini che cominciano da s# preposta a una consonante hanno articoli simili a quei che cominciano da vocale, e dicesi :
lo spedo, lo stocco, gli spedi, e simile.
Questi, vedesti che sono varii da quei di sopra, nel singulare, ẻl primo articolo et anque ẻl quarto ; ma nel plurale variorono tutti gli articoli.
[12] Nomi proprii masculini non hanno ẻl primo articolo, ne anque ẻl quartǒ, e fanno simili a questi.
[13] Proprii masculini che cominciano da consonante in singulare fanno così :
Caesare, di Cesare, a Cesare, Cesare, o Cesare, da Cesare.
[14] Nomi proprii che cominciano da vocale nulla variano da’
consonanti, excetto che al terzo vi si aggiugne #d, e dicesi : Agrippa, di Agrippa, ad Agrippa, ecc.
[15] In plurale, non s’adoperano ẻ nomi proprii ; e se pur s’adoperassero, tutti fanno come appellativi.
[16] Ẻ nomi feminini, ó proprii o appellativi, o in vocale o in consonante che ẻ cominciano, tutti fanno simile a questo.
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Singulare : La stella, della stella, alla stella, la stella, ó stella, dalla
stella. La aura, della aura, alla aura, la aura, ó aura, dalla aura.
Plurale : Le stelle, delle stelle, alle stelle, le stelle, ó stelle, dalle stelle.
Le aure, delle aure, alle aure, le aure, ó aure, dalle aure. [17] Ẻ nomi delle terre s’usano come proprii, e dicesi : Roma superò Carthagine.
[18] Et simili a’ nomi proprii s’usano ẻ nomi de’ numeri : uno, due, tre e cento e mille, e simili ; e dicesi : tre persone, uno Dio, nove cieli, e simili.
[19] Et quei nomi che si referiscono a numeri non determinati, come ogni, ciascuno, qualunque, niuno e simili ; e come tutti, parecchi, pochi, molti e simili, tutti si pronuntiano simili a ẻ nomi proprii senza primo e quarto articolo.
[20] Ẻ nomi che importano seco interrogatione, come chi e che e quale e quanto e simili, quei nomi che si rifferiscono a questi interrogatorii, come tale e tanto e cotale e cotanto, si pronuntiano simili a ẻ proprii nomi, pur senza primo e quarto articolo, e dicesi :
Io sono tale, quale voresti essere tu ; et Amai tale, che odiava me.
[21] Chi s’usa circa alle persone, e dicesi : Chi scrisse ?
[22] Che significa quanto presso a ẻ Latini qui et quid. Significando quid, s’usa circa a le cose, e dicesi : Che leggi ? Significando qui, s’usa circa alle persone, e dicesi : Io sono cholui che scrissi.
[23] Chi, di sua natura, serve al masculino ; ma aggiunto a questo verbo : sono, sei, e ⟨ [‘] ⟩, serve al masculino e al feminino, e dicesi : Chi sarà tua sposa ? Chi fu el maestro ?
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[24] Chi sempre si prepone al verbo ; che si prepone e postpone.
[25] Che, praeposto al verbo, significa quanto presso a ẻ Latini quid et quantum e quale, come : Che dice ? Che leggi ? Che huomo ti paio ? Che ti costa ?
[26] Che, postposto al verbo, significa quanto apresso ẻ Latini ut et quod, come dicendo :
I’ voglio che tu mi legga ; Scio che tu me amerai.
[27] Ẻ nomi, quando ẻ dimostrano cosa non certa e diterminata, si pronuntiano senza primo e quarto articolo, come dicendo : Io sono studioso, Invidia lo move, Tu mi porti amore. Ma quando egli importano dimostratione certa e diterminata, allhora si pronuntiano coll’ articolo, come qui : Io sono lo studioso e tu
el docto.
[28] Ẻ nomi simili a questo : primo, secondo, vigesimo, posti dietro a questo verbo, sono, sei, e[‘], non raro si pronuntiano senza ẻl primo articolo, e dicesi : Tu fusti terzo et io secondo ; e anchora, si dice : Chostui fu el quarto, el primo, el secondo, etc.
[29] Uno, due, tre e simili, quando ẻ significano ordine, vi si pone l’articolo, e dicesi : Tu fusti ẻl tre, et io l’uno ; Il dua e[‘] numero paro, etc.
[30] Fra tutti gli altri nomi appellativi, questo nome, Dio, s’usa come proprio, e dicesi : Lodato Dio ; Io adoro Dio.
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[31] Gli articoli hanno molta convenientia co’ pronomi; e anchora ẻ pronomi hanno grande similitudine con questi nomi relativi qui recitati : adonque suggiungeremogli.
[32] De’ pronomi, ẻ primitivi sono questi : io, tu, esso, questo, quello, chostui, lui, cholui. Mutasi l’ultima vocale in #a e fassi il feminino, e dicesi : questa, quella, essa. Solo io et tu, in una voce, serve al masculino e al feminino. Ẻ plurali di questi primitivi pronomi sono varii, e anque ẻ singulari. Declinansi così :
Io et i’ ; di me ; a me e mi ; me e mi; da me.
Noi ; di noi ; a noi et ci ; noi et ci ; da noi.
Tu ; di te ; ⟨a te⟩ e ti ; te e ti ; ó tu ; da te.
Voi ; di voi ; a voi e vi ; ⟨voi e vi ; ⟩ ó voi ; da voi. Esso et ẻ ; di se ; ⟨ a se ⟩ e si ; se e si ; da se (et egli).
[33] Non troverrai in tutta la lingua toscana casi mutati in voce altrove che in questi tre pronomi : io, tu, esso. Gli altri primitivi se declinano così :
Questo, di questo, a questo, questo, da questo. Quello, di quello, a quello, quello, da quello.
[34] Muta #o in #i, e harai ẻl plurale, e dirai : questi, di questi, a questi, questi, da questi; e il somigliante fa quelli.
[35] Et così, sarà costui e lui e cholui simili a quegli in singulare ; ma in plurale, chostui fa costoro, lui fa loro, colui fa coloro, di coloro, a choloro, coloro, da choloro.
[36] Questo e quello mutano #o in #a, e fassi ẻl femminino singulare, e dicesi : questa e quella ; e fassi il suo plurale queste, di quelle, a quelle.
[37] Lui, chostui, cholui mutano #u# in #e, e fassi el singulare femminino, e dicesi : costei, lei, cholei, di colei, etc. In plurale, hanno quella voce che ẻ masculini, cioè loro, coloro, costoro, di costoro, a costoro, etc.
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[38] Vedesti come, simile a’ nomi propri, questi pronomi primitivi non hanno el primo articolo né anque ẻl quarto. A questa similitudine fanno ẻ pronomi derivativi, quando ẻ sono subiuncti a ẻ proprii nomi ; ma quando si giungono a gli appellativi, si pronuntiano co’ suoi articoli.
[39] Derivativi pronomi sono questi, e declinansi così:
El mio, del mio, etc. ; et pluraliter : ẻ miei, de’ miei, etc.
El nostro, del nostro, etc. ; et pluraliter : ẻ nostri, de’ nostri, etc. El tuo ; pluraliter : ẻ tuoi.
El vostro ; pluraliter : ẻ vostri.
El suo ; et pluraliter : ẻ suoi, etc.
[40] Mutasi come a ẻ nomi l’ultima in #a e fassi el singulare
femminino ; qual #a converso in #e, fassi el plurale, e dicesi : mia e mie, vostra ⟨e⟩ vostre, sua e sue.
[41] In uso, s’adoprano questi pronomi non tutti a un modo. Ẻ derivativi, giunti a questi nomi : padre, madre, fratello, zio e simili, si pronuntiano senza articolo, e dicesi : mio padre, nostra madre e tuo zio, etc. Mi e me, ti e te, ci e noi, vi e voi, si e se sono dativi insieme et accusativi, come di sopra gli vedesti notati ; ma hanno questo uso, che, preposti al verbo, si dice mi, ti, ci, etc., come qui : ẻ mi chiama, ẻ ti vuole, que’ vi chieggono, io mi sto, ẻ si crede ; postposti al verbo, se a quel verbo sarà inanzi altro pronome o nome, si dirà, come qui : Io amo te e voglio voi ; si al verbo non sarà aggiunto inanzi altro nome o pronome, si dirà #i, come qui : aspettaci, restaci, scrivetemi.
[42] Lui e cholui dimostrano persone, come dicendo : lui andò, cholei venne.
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[43] Questo e quello serve a ǒgni dimostratione, e dicesi : Questo exercito predò quella provincia ; e Questo Scipione superò quello Hannibale.
[44] Ẻ et ẻl, lo e la, le e gli, quali, giunti a’ nomi, sono articoli, quando si giungono a ẻ verbi, diventano pronomi, e significano quello, quella, quelle etc., et dicesi : Io la amai, Tu le biasimi, Chi gli vuole ?
[45] Ma di questi, egli et ẻ hanno significato singulare e plurale ; e preposti a la consonante, diremo ẻ, come qui : ẻ fa bene, ẻ corsono ; e preposti alla vocale, si giugne ẻ et gli , e dicesi : ẻgli andò ; ẻgli udivano. Et quando loro ⟨segue⟩ s preposta a una consonante, ancora diremo : ẻgli spiega ; ẻgli stavano.
[46] Potrei, in questi pronomi, esser prolixo, investigando più chose quali s’osservano simili a queste : vi, postposto a’ presenti singulari indicativi d’una syllaba, si scrive in la prima e terza persona per due vv, e simile in la seconda persona presente imperativa, comẻ stavvi e vavvi e, ne’ verbi d’una e di più syllabe, la prima singulare indicativa al futuro, come amerovvi, leggerovvi, darotti, adoperrocci, e simile. Ma forse, di queste cose più particulari diremo altrove.
[47] Sequitano ẻ verbi
Non ha la lingua toscana verbi passivi in voce, ma, per exprimere ẻl passivo, compone con questo verbo : sono, sei, e[‘], ẻl participio preterito passivo tolto da ẻ Latini in questo modo : Io sono amato, tu sei pregiato, cholei e[‘] odiata ; e simile, si giugne a tutti ẻ numeri et tempi e modi di questo verbo : adonque lo porremo qui distinto.
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[48] Indicativo
Sono, sei, e[‘] ; plurale : siamo, sete, sono.
Ero, eri, era ; plurale : eravamo e savamo, eravate e savate, erano.
Fui, fusti, fu ; plurale: fumo, fusti, furono.
Ero, eri, era stato ; plurale : eravamo e savamo ; eravate et savate ; erano stati. Sarò, sarai, sarà ; plurale : saremo, sarete, saranno.
[49] Hanno e Toscani, in voce, uno preterito quasi testé, quale in questo verbo si dice così :
Sono, sei, e[‘] stato ; plurale : siamo, sete, sono stati.
E dicesi : Hieri fui ad Hostia ; hoggi sono stato a Tibuli.
[50] Imperativo
Sie tu, sia lui ; plurale : siamo, siate, siano.
Sarai tu, sarà lui ; plurale : saremo, etc. [51] Optativo
Dio ch’ io fussi, tu fussi, lui fusse ; plurale : fussimo, fussi, fussero.
Dio ch’ io sia, sii, sia stato ; plurale : siamo, siate, siano stati.
Dio ch’ io fussi, fussi, fusse stato ; plurale : fussimo, fussi, fussero stati. Dio ch’io sia, sii, sia ; plurale : siamo, siate, siano.
[52] Subienctivo
Bench’io, tu, lui sia ; plurale : siamo, siate, siano.
Bench’io fussi, tu fussi, lui fusse ; plurale : fussimo, fussi, fussero. Bench’io sia, sii, sia stato ; plurale : siamo, siate, siano stati.
Bench’io fussi, fussi, fusse stato ; plurale : fussimo, fussi, fussero stati. Bench’io sarò, sarai, sarà stato ; plurale : saremo, sarete, saranno stati.
[53] Et usasi tutto l’indicativo - di questo e d’ogni altro verbo - quasi come subienctivo, prepostovi qualche una di queste dictioni : se, quando, benché e simili ; e dicesi : bench’io fui; sẻ ẻ sono ; quando ẻ saranno.
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[54] Infinito: Essere ; essere stato.
[55] Gerundio : Essendo.
[56] Participio : Essente.
[57] Dirassi adonque, per dimostrare ẻl passivo : io sono stato amato ; fui pregiato e sarò lodato ; tu sei reverito.
[58] Hanno ẻ Toscani certo modo subienctivo in voce, non notato da ẻ Latini ; e parmi da nominarlo asseverativo, come questo : sarei, saresti, sarebbe ; pluraliter : saremo, saresti, sarebbero. E dirassi così : s’tu fussi docto, saresti pregiato ; se fussero amatori de la patria, ẻ sarebbero più felici.
[59] Sequitano ẻ verbi activi
Le congiugationi de’ verbi activi in lingua toscana si formano dal gerundio latino, levatone le ultime tre lettere : #ndo ; e quel che resta si fa terza persona singulare indicativa e presente. Ecco l’exemplo : amando. Levane #ndo : resta ama ; scrivendo : resta scrive. Sono adonque due congiugationi, una che finisce in #a, l’altra finisce in #e. Alla congiugatione in #a, quello a si muta in o, et fassi la prima persona singulare indicativa e presente ; et mutasi in i, e fassi la seconda ; e così si forma tutto il verbo ; come vedrai la similitudine qui in questo exposto.
[60] Indicativo
Amo, ami, ama ; plurale : amiamo, amate, amano.
Amavo, amavi, amava ; plurale : amavamo, amavate, amavano. ⟨ Amai, amasti, amò ; plurale : amamo, amasti, amarono. ⟩ Ho, hai, ha amato ; plurale : habbiamo, havete, hanno amato. Amerò, amerai, amerà ; plurale : ameremo, amerete, ameranno.
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[61] In questa lingua ogni verbo finisce in #o la prima indicativa presente et, in questa coniugatione prima, finisce anchora in #o la terza singulare indicativa del preterito. Ma ecci differentia, che quella del preterito fa ẻl suo ó longo, e quella del presente lo fa ǒ brieve.
[62] Imperativo
Ama tu, ami lui ; plurale : amiamo, amate, amino.
Amerai tu, amerà cholui ; plurale : ameremo, etc. [63] Optativo
Dio ch’io amassi, tu amassi, lui amasse ; plurale : Dio che noi amassimo, voi amassi, loro amassero.
Dio ch’io habbia, tu habbi, lui habbia amato ; plurale : Dio che noi habbiamo, habbiate, habbino amato.
Dio ch’io havessi, tu havessi, lui havesse amato ; plurale : Dio che noi havessimo, havessi, havessero amato.
Dio ch’io ami, tu ⟨ ami ⟩, lui ami ; plurale : amiamo, amiate, amino.
[64] Subienctivo
Bench’io, tu, lui ami ; plurale : amiamo, amiate, amino.
Bench’io, tu amassi, lui amasse ; plurale : amassimo, amassi, ⟨ amasse ⟩ ro. Bench’io habbia, habbi, habbia amato ; plurale : habbiamo, habbiate, habbino amato.
Bench’io havessi, tu havessi, lui havesse amato ; plurale : havessimo, havessi, havessero amato.
Bench’io harò, harai, harà amato ; plurale : haremo, harete, haranno amato.
[65] Assertivo
Amerei, ameresti, amerebbe ; plurale : ameremo, ameresti, amerebbero.
[66] Infinito: amare, havere amato. [67] Gerundio: amando.
[68] Participio: amante.
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[69] Vedi come a ẻ tempi testè perfetti et al futuro del subienctivo manchano sue proprie voci. E per questo si composero simile a’ verbi passivi: ẻl suo participio cho’ tempi e voci di questo verbo : ho, hai, ha. Qual verbo, benché ẻ sia della coniugatione in a, pur non sequita la regola a similitudine de gli altri : però che egli e[‘] verbo d’una sillaba. E così tutti ẻ monosyllabi sono anormali.
[70] Nè troverrai in tutta la lingua toscana verbi monosyllabi altri che questi sei : Do, Fo, Ho, Vo, Sto, Tro. Porremogli adonque qui sotto distincti. Ma, per esser breve, not⟨ i ⟩amo che ẻ sono insieme dissimili nẻ ẻ preteriti perfecti indicativi et nẻ singulari degli imperativi e nel singulare del futuro optativo. Nẻ quali ẻ fanno così:
Do : diedi, desti, dette ; plurale : demo, desti, dettero.
Fo : feci, facesti, fece ; plurale : facemo, facesti, fecero.
Ho : hebbi, havesti, hebbe ; plurale : havemo, havesti, hebbero. Vo : andai, andasti, andò ; plurale : andamo, andasti, andarono. Sto : stetti, stesti, stette ; plurale : stemo, stesti, stettero.
Tro : tretti, traesti, trette ; plurale : traẻmo, traẻsti, trettero.
[71] In tutti ẻ verbi, come fa la seconda persona singulare del preterito, così fa la seconda sua plurale (come amasti, desti, legesti).
[72] Do : da tu, dia lui.
Fo : fa tu, faccia lui.
Ho : habbi tu, habbia lui. Vo : va tu, vada lui.
Sto : sta tu, stia lui.
Tro : tra tu, tria lui.
[73] Do : Dio ch’io dia, tu dia, lui dia.
Fo : faccia, facci, faccia.
Ho : habbia, habbi, habbia. Vo : vada, vadi, vada.
Sto : stia, stii, stia.
Tro : tragga, traghghi, tragga.
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[74] Sequita la coniugatione in #e
Questa si forma simile alla coniugatione in a: mutasi quello e in o, e fassi la prima presente indicativa ; mutasi in i, e fassi la seconda, come qui : leggente et scrivente ; levatone #nte, resta legge, scrive ; onde si fa : leggo, leggi, leggeva, leggerò, etc. Solo varia dalla coniugatione in a in que’ luoghi dove variano ẻ monosyllabi. Ma questa coniugatione in e varia in più modi, benché comune faccia ẻ preteriti perfetti indicativi in #ssi per due ss, come leggo, lessi ; scrivo, scrissi. Ma que’ verbi che finischono in #sco, fanno ẻ preteriti in #ii per due ii, come esco, uscii ; ardisco, ardii ; anighittisco, anighittii (ma, per più suavità, nella lingua toscana non si pronuntiano due iuncte vocali). Da questi verbi si exceptuano cresco e ẻ suoi compositi : rincresco, accresco e simili, quali finiscono a’ preteriti perfetti in #bbi, come crebbi, rincrebbi. Item, nasco fa nacqui, e conosco fa conobbi. Et que’ verbi che finiscono in #mo, fanno e preteriti in #etti, come premo, premetti; e quei che finiscono in #do, fanno ẻ preteriti in #si, per uno s, come ardo, arsi ; spargo, sparsi, excetto vedo (fa vidi), odo (udi), cado (caddi), godo (godei e godetti). Et quegli che finiscono in #ndo fanno ⟨ ẻ ⟩ preteriti ⟨ in ⟩ #si, per uno s : prendo, presi ; rispondo, risposi ; excetto vendo (fa vendei e vendetti). Sonci di queste regole forse altre excettioni, ma per hora basti questo principio di tanta cosa. Chi che sia, a cui diletterà ornare la patria nostra, aggiugnerà qui quello che ci manchi.
[75] Dicemo de’ preteriti, resta a dire de gli altri . [76] Imperativo
Leggi tu, legga cholui.
[77] Optativo
Futuro singulare : Dio ch’io scriva, tu scriva, lui scriva ; e chosì fanno tutti.
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[78] Verbi impersonali si formano della terza persona del verbo activo, in tutti ẻ modi e tempi, giuntovi si, come amasi, leggevasi, scrivasi. Ma questo si suole trasporlo inanzi al verbo, giuntovi e , e dicesi : ẻ si legge, e si corre : et, maxime ne l’ optativo e subienctivo, sempre si prepone, e dicesi : Dio che ẻ s’ami, quando ẻ si leggerà, e simile.
[79] Sequitano le prepositioni
Di queste, alchune non caggiono in compositione, e sono queste : oltre, sino, dietro, doppo, presso, verso, ’nanzi, fuori, circa. Prepositioni che caggiono in compositione et anchora s’adoperano seiuncte sono di una syllaba o di più. D’una syllaba sono queste:
De Ad Con Per Di In
de’ nostri ad altri con certi per tutti di tanti in casa
detractori. admiratori. conservatori. pertinace. diminuti. importati
[80] Di, preposto allo infinito, ha significato quasi come a’ Latini ut, e dicono : Io mi sforzo d’esser amato.
[81] Quelle de più syllabe sono queste:
Sotto Sopra Entro Contro
e dicesi
Sottoposto Sopraposto Entromesso Contraposto
[82] Prepositioni quale s’adoperano solo in compositione : re, sub, ob, se, am, tras, ab, dis, ex, pre, circum, onde si dice : trasposi e circumspetto.
[83] Sequitano gli adverbii
Per ẻ tempi, si dice : hoggi, testè, hora, hieri, crai, tardi, homai, già, alhora, prima, poi, mai, sempre, presto, subito.
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Per ẻ luoghi, si dice : costì, colà, altrove, indi, entro, fuori, circa, quinci, costinci, e qui e ci e ivi e vi, onde si dice : io voglio starci, io ci starò pro qui et verrovvi e io vi starò pro ivi.
Pelle chose, si dice : assai, molto, poco, più, meno.
Negando, si dice : nulla, no, niente, nè.
Affirmando, si dice : si, anzi, certo, alla fé.
Domandando, si dice : perché, onde, quando, come, quanto.
Dubitando, ⟨si dice :⟩ forse.
Narrando, si dice : insieme, pari, come, quasi, così, bene, male, peggio, meglio, optime, pexime, tale, tanto.
[84] Usa la lingua toscana questi adverbii in luogo di nomi giuntovi l’articolo, e dice : ẻl bene, del bene, etc. Qual cosa ella anchora fa degli infiniti, e dicono : ẻl legere, del legere. Ma a più nomi, pronomi e infiniti giunti insieme, solo in principio della loro coniunctione usa preporre non più che uno articolo, e dicesi : ẻl tuo buono amare mi piace.
[85] Item, a similitudine della lingua gallica, piglia ẻl toscano ẻ nomi singulari feminini adiectivi et agiungevi #mente, e usagli pro adverbii, come saviamente, bellamente, magramente.
[86] Interiectioni
Sono queste : heu, hei, ha, o, hau, ma, do.
[87] Coniunctioni
Sono queste : mentre, perché, senza, sẻ, però, benché, certo, adonque, anchora, ma, come, et, né, o.
[88] Et congiunge ; nè disiunge ; o divide ; senza si lega solo a’ nomi et agli infiniti, e dicesi : senza più scrivere ; tu et io studieremo ; che nè lui, nè lei siano indocti ; ó piaccia ó dispiaccia questa mia inventione.
[89] Et questo ne ha vario significato e vario uso : se si prepone simplice a’ nomi, a’ verbi, a’ pronomi, significa negatione, come qui : nè tu nè io meritiamo invidia. Et significa in ; ma, agiuntovi l, serve a’ singulari masculini e femminini, e, senza
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l, serve a’ plurali quali comincino da consonante. A tutti gli altri plurali masculini e femminini si dice nel ; et quando s sarà preposta alla consonante, pur si dice : nello spazo, nelle camere, ne’ letti, nello exercito di Dario, negli horti. [90] Et questo ne, se sarà subiuncto a nome o al pronome, significa di qui, di questo, di quello, secondo che l’altre dictioni vi si adatteranno, come chi dice : Cesare ne va, Pompeio ne viene.
[91] Et questo ne, postposto al verbo, sarà o doppo a’ monosyllabi o doppo a quei di più syllabe ; et più, o significa interrogatione, o affirmatione, o precepto. [92] Adonque, doppo l’indicativo monosyllabo, la interrogatione si scrive, in la prima e terza persona, per due nn, la seconda per uno n, come interrogando si dice : Vonne io ? vane tu ? vanne colui ? Nello imperativo, si scrive la seconda per due nn, e dicesi : vanne, danne. La terza si scrive per uno, e dicesi : diane lui, traggane. Et questi monosyllabi, la prima indicativa presente, affirmando si scrive per due nn, e dicono : fonne,
vonne, honne. Se sarà ẻl verbo di più syllabe, la interrogatione et affirmatione si scrive per uno n in tutti ẻ tempi, excetto la affirmatione in lo futuro, quale si scrive per due nn, come dicendo : Porterane tu ? porteronne. E questo sino qui detto s’intenda pẻr ẻ singulari, però che a’ plurali si scrive quello ne sempre per uno n, come andiamone.
[93] Non mi stendo ne gli altri simili usi a questi. Basti quinci intendere ẻ principii; d’investigare lo avanzo.
[94] E vitii del favellare, in ogni lingua, sono ó quando s’introducono alle cose nuovi nomi, ó quando gli usitati si adoperano male. Adoperanosi male discordando persone e tempi, come chi dicesse : Tu hieri andaremo alla mercati. Et adoperanosi male usandogli in altro significato alieno, come chi dice processione pro possessione. Introduconsi nuovi nomi o in tutto alieni et incogniti o in qualunque parte mutati.
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[95] Alieni sono, in Toscana, più nomi barberi, lasciativi da gente germana, quale più tempo militò in Italia, come: helm, vlasc, saccman, bandier e simili.
[96] In qualche parte mutati saranno quando alle dictioni s’agiugnerà ó minuirà qualche lettera, come chi dicesse paire pro patre e maire pro matre. Et mutati saranno come chi dicesse replubica pro republica, et occusfato pro offuscato, e quando si ponesse una lettera per un’ altra, come chi dicesse aldisco pro ardisco, inimisi pro inimici.
[97] Molto studia la lingua toscana d’essere breve et expedita, e per questo scorre non raro in qualche nuova figura qual sente di vitio. Ma questi vitii, in alchune ditioni e prolationi, rendono la lingua più apta, come chi, diminuendo, dice spirto pro spirito, et maxime l’ultima vocale, e dice Papi et Zanobi pro Zanobio, credon far quel ben. Onde s’usa che a tutti gl’infiniti, quando loro segue alchuno pronome in i, allhora si getta l’ultima vochale, e dicesi : farti, amarvi, starci, etc.
[98] E, mutando lettere, dicono mie pro mio e mia, chieggo pro chiedo, paio pro paro, inchiuso pro incluso, chiave pro clave. Et, aggiugnendo, dice vuole pro vole, schuola pro scola, cielo pro celo e, in tutto troncando le dictioni, dice vi pro quivi, e similiter stievi pro stia ivi.
[99] Si questo nostro opuscolo sarà tanto grato a chi mi leggerà quanto fu laborioso a me ẻl congettarlo, certo mi dilecterà haverlo promulgato, tanto quanto mi dilettava investigare e raccorre queste cose, a mio iuditio degne e da pregiarle. Laudo Dio che in la nostra lingua habbiamo homai ẻ primi principii di quello ch’io al tutto mi disfidava potere assequire.
[100]Cittadini miei, pregovi : se presso di voi hanno luogo le mie fatighe, habbiate a grado questo animo mio, cupido di honorare la patria nostra ; et insieme, piacciavi emendarmi più che biasimarmi, se in parte alchuna ci vedete errore.