Regola della lingua tosca dell'ortographia volgare & latina

raccolta da m. Girolamo Labella dalli Discorsi fatti dal Diligentissimo Humanista Girolamo Cafaro, nella Academia Cafarea. Nouamente mandata in luce

Autore:
m. Girolamo Labella | Labella Girolamo

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Indice

L'edizione è priva di indice e si compone come segue:

Al virtuoso giovane Giacomo Rampazetto  2r

Breve regola della lingua Thosca, & Ortographia Volgare, & Latina  3r

Li articoli femin.  3r

De i nomi sostantiui  3v

De i nomi aggettiui  3v

De i pronomi  3v

Delle coniugationi de uerbi  4v

Della prima coniugatione Indicatiuo  4v

Imperatiuo  4v

Optatiuo  5r

Soggiontiuo  5r

Della seconda coniugatione Indicatiuo  5v

Imperatiuo  5v

Optatiuo  5v

Soggiontiuo  6r

Del uerbo Sum. Indicatiuo  6r

Imperatiuo  6v

Optatiuo  6v

Soggiontiuo  6v

Douere così si uaria  6v

Imperatiuo  7r

Optatiuo  7r

Soggiontiuo  7v

Le voci de Poeti in questo uerbo sono  8r

Prima Regola della Ortographia  8r

Seconda Regola  8r

Tertia Regola  8v

Quarta Regola  8v

Quinta Regola  9r

Sesta Regola  9r

B  9v

C  9v

D  10r

F  10r

G  10r

H  10v

L  10v

M  11r

N  11r

P  11v

R  11v

S  12r

T  12r

X  12r

Z  12v

Intorno alla Ortographia Latina, alcune osservationi, & Regole: & primo intorno alla lettera N  13r

Sopra Q  13r

Sopra Ab, Ob, Sub  13r

Sopra Ad  13v

Sopra In & Con  13v

Sopra Con & In  13v

Sopra Dis, & Di  14r

Sopra la lettera E  14r

Sopra Ex  14r

Sopra De  14v

Sopra Trans  14v

Sopra A, Ab, & Abs  14v

Sopra Pro & Re  15r

Sopra Circum  15r

Sopra Per, & Inter  15r

Sopra H  15r

Testo in formato elettronico

REGOLA DELLA

LINGUA TOSCA

DELL’ORTOGRAPHIA

Volgare & Latina.

RACCOLTA DA M.

GIROLAMO LABELLA

Dalli Discorsi fatti dal Diligentißimo

Humanista Girolamo Cafaro, nella

Academia Cafarea.

Novamente mandata in luce.

 

In Venetia,

Appresso Francesco Rampazetto. 1570.

 

 

 

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Al virtuoso giovane

Giacomo Rampazetto.

 

Mosso da non so che mio natural costume de sempre giovare, & specialmente a chi più veggio inchinato a ricever il beneficio: ho voluto il mio M. Giacomo, questi brevi precetti & regole del parlare, & scrivere Toscanamente, da me raccolte, dalli discorsi più volte fatti nelli nostri soliti circoli dal Reverendo M. Girolamo Cafaro nostro precettore; persona certo in questo essercitio dell’insegnar di quanto s’appartiene a questi studij dell’humanità, miracoloso & raro. Sì come l’esperienza mostra, & le sue molte opre il mondo chiariscono: a voi drizzarli, acciò sì per la co[m]modità della stampa vostra fossero posti in luce a beneficio commune di studiosi; sì anco per esser voi nostro condescepulo, no[n] meno de me voglioso de giovare: massimamente con questi dolci, & suavi frutti, i quali noi habbiamo colto nell’amenissimo giardino della Cafarea Academia, li cui honoratissimi essercitij

 

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& letture speramo presto porre in stampa, non senza gran consolatione, & profitto de chi attende alle polite lettere latine, delle quali ardisco dire esser il nostro diligentissimo Precettore il Cafaro copiosissimo seminatore: come de molti la esperienza mostra; la quale già mai invidia de Iotarij adumbrerà, né per modo alcuno la eterna memoria de tante sue degne opre scancellerà: per haver lui sempre atteso al ben publico, & a favorire specialmente i belli spiriti, & studiosi di questa professione di lettere humane. Non desprezzarete adu[n]que questa mia fatica, qual a voi si drizza, con la cui diligente cura, & sollecito studio n’esca fuora all’uso commune questo compendiolo della Volgare, & Toscana lingua, con l’Ortografia & del volgare, & del latino, con grandissima brevità, & facilità, da me in questa poca carta redutta. Del che tutto se n’habbia d’haver obligo al grande Iddio, il quale ci habbia dato alli giorni nostri un sì Precettore signalato & raro: dalla cui voce, & singolar dottrina informati & accuratissimamente amaestrati; desideriamo ad imitation sua, sempre giovare, quanto possibil sia.   Stati sano.

 

Girolamo Labella,

 

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BREVE REGOLA DELLA

lingua Thosca, & Ortographia

Volgare, & Latina.

 

Gli articoli del singolare sono doi, Il et Lo: del plurale sono tre, I, Li, et Gli.

Il, si pone con le voci che cominciano da consonanti; come il Popolo, il Cielo.

Lo con Li comincianti da vocali, come lo avaro, alle volte dalle monosillabe; come lo qual in forza altrui. Così dalli comincianti da S, posta dinanzi ad altra consonante, o dinanzi a Per, come tra lo stil di moderni, et che lo spirto lasso contra lo sforzo: per lo petto, per li fia[n]chi, che altrame[n]te si diria Il, o I.

I, si gionge con parole che cominciano da consonanti, come i Cieli, Li et Gli da vocali; come li, et gli avari: salvo li comincianti da S, con altra consonante accompagnati; come li strali, gli sdegni.

 

Li articoli femin.

 

Li articoli singolari del fem[minile] è La, nel plural[e] Le, si giongono con voci comincianti da vocali, o da co[n]sonanti: come la musa, le muse. Questi articoli fanno la sinaleffa seguen[do]

Il, et Lo,

sin[golare] M, I,

Li, et Gli

Plur[ale]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La, sing[olare]

Le, Plu[rale]

 

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Di.

 

 

A.

Ad.

 

 

 

A, E, O.

 

A, E.

E, I.

 

 

 

 

 

I.

 

 

 

 

 

 

 

Me, et Te

in Mi, et Ti.

 

[seguen]do vocale, massimamente in verso: come l’esca, l’opra.

Il Genitivo ha per articolo Di, quando depe[n]de da voce senza articolo: come un laccio, che di seta ordiva; altramente si dirà Di, come a piè di colli.

Nel Dativo A, come a Dio: ma con vocali vi porrai di più D, come il suo ad altrui, che a nullo è noto.

 

De i nomi sostantivi.

 

I Mascolini, de i sostantivi nel singo[lare] terminano in A, E, et in O, come Poeta Leone, Cielo.

I Feminini nel singu[lare] finiscono in A, o in E, come casa, et nave: nel Plur[ale] in E, o in I, come donne, Notti, case, et navi: salvo mano, in plural[e], mani, così fronda, frondi, virtude, nel Plur[ale]virtudi; perché virtù non è intiera parola.

 

De i nomi aggettivi.

 

Li nomi aggettivi, o sono per tre articoli, come amabile, et felice, o per tre voci: come il buono, la buona, in plur. li buoni, le buone, et così il felice, la felice, lo amabile, la amabile, et in plur. tutti terminano in I, come i felici, le felici, li amabili, le amabili.

 

De i pronomi.

 

Io, et Tu, nel nominativo singo[lare] Me, et Te, nelli obliqui. Ma Me, et Te, o dinanzi o

 

 

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dopò il verbo, o che dal verbo dipendono. Si convertino in Me, et Ti, come il mal mi preme, et così libera farmi al mio Cesare parve et vuo ben dirti.

Non dependendo dal verbo, benché siano a lui vicino, si dirà Me, et Te, come spesso a me torna, et io senza te, sono nulla: allhora non dependono dal verbo, quando si reggono da propositioni, o dependono da alcuna parte dell’oratione come per me lasso stare, et senza te non vivo, et a te più cara.

Ne, gionta con Me, et Te, si mantiene la medesma; come vomene, statene, vatene, spesso in luogo di voi, si pone vi, come dissevi, et vi dissi, fecevi, et vi feci: et così in terza p[er]sona sin[golare] Te, si co[n]verte in Ti co[n] li altri, come dissiti, et ti dissi, feceli, et li feci, in genere mas[chile] ma in fem[minile] si dirà le dissi, et non li dissi.

Nota che lui, et lei, non si dicono mai nel nominativo: ma solo nelli obliqui, il cui nominativo del mas[chile] fa ello il genitivo di lui, et dativo, a lui, et così p[er] tutti i casi, il nominativo Plu[rale] fa egli, o eglino: genitivo di loro, dativo a loro, et così segue.

Il fem[minile] fa ella, il genetivo di lei, il dativo à lei et segue il Plu[rale] elle, overo elleno, il genetivo de loro, il dativo a loro, et così p[er] tutti i casi.

Nota che tutti i pronomi terminanti nel nominativo sing[olare] in I, come tali, questi, quel[li]

 

 

 

 

Me, et Te

 

 

 

 

 

Vi.

 

 

 

 

Lui, et lei.

 

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In A. In E.

 

[quel]li, altri, egli, et simili; nelli obliqui pigliano U, avanti I, come questi di costui, quelli di colui, altri d’altrui, egli di lui, chi di cui.

Delle coniugationi de verbi.

 

Sono dua le coniugationi de verbi, quali si conoscono nella terza persona del presente del Indicat[ivo].

La prima termina in A, come ama, la seconda in E, come scrive.

 

Della prima coniugatione

Indicativo.

 

Io amo, tu ami, quello ama, plura[le] noi amiamo, voi amate, quelli amano.

Io amava, tu amavi, quello amava: Plur[ale] noi amavamo, voi amavate, quelli amavano.

Io amai, hebbi amato, et ho amato: tu amasti, et hai amato, quello amò, ha amato, et hebbe amato. Plur[ale] noi amammo, habbiamo amato, voi amaste, et havete amato, quelli amorno, hanno amato, et hebbero amato.

Io haveva, ò havea amato, tu havevi amato, quello haveva, ò havea amato. Plur[ale] noi havevamo, ò haveamo amato, voi havevate amato, quelli havevano, ò haveano amato.

Io amerò, tu amerai, quello amerà: Plur[ale] noi ameremo, voi amerete, quelli ameranno.

 

Imperativo.

 

Ama tu, ami quello. Plur[ale] amiamo noi, amate voi, amino quelli.

 

 

 

 

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Amerai tu, amerà quello. Plur[ale] ameremo noi, amerete voi, ameranno quelli.

 

Optativo.

 

Io amassi, tu amassi, quello amasse:  noi amassemo, voi amaste, quelli amassino.

Io havessi amato, tu havessi amato, quello havesse amato. Plur[ale] noi havessimo amato, voi haveste amato, quelli havessino amato.

Io ami, tu ami, quello ame: Plur[ale] noi amiamo, voi amiate, quelli amino.

 

Soggiontivo.

 

Conciosia cosa che io ami, ò amando io, tu ami, quello ami: Plu[rale] noi amiamo, ò amando noi, voi amiate, quelli amino.

Io amaßi, et amerei, tu amaßi, et ameresti, quello amasse, et amerebbe. Plur[ale] noi ameßimo, e amere[m]mo, voi amaste, et amereste, quelli amassero, et amerebbono.

Io habbia amato, ò havendo amato; tu habbi amato, quello habbia amato: Plu[rale] noi habbiamo amato, ò havendo amato; voi habbiate amato, quelli habbiano amato.

Io haveßi, et harei amato, tu haveßi, et haresti amato, quello havesse, et harebbe amato. Plura[le] noi haveßimo, et haveremmo amato, voi hareste; et harete amato; quelli haveßino, et harebbono amato.

Quando io amerò, ò harò amato, tu amerai, et harai amato, quello amerà, et harà ama[to]

 

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Presente.

 

 

 

Preterito

imperfec[to]

 

Preterito

perfecto.

 

 

 

Preterito

plus[quamperfecto]

 

Futuro.

 

 

 

 

Presente.

 

 

 

Presente,

et preterito

imperf[ecto]

Preterito

plus[quamperfecto]

[ama]to. Plur[ale] noi ameremo, o haremo amato, voi amerete, ò harete amato, quelli ameranno, ò haranno amato.

 

Della seconda coniugatione

Indicativo.

 

Io scrivo, tu scrivi, q[ue]llo scrive: Pl[urale] noi scrivemo, ò scriviamo, voi scrivete, quelli scrivono.

Io scriveva, tu scrivevi, q[ue]llo scriveva. Pl[urale] noi scrivevamo, voi scrivevati, quelli scrivevano.

Io scrissi, ho scritto, et hebbi scritto, tu scrivesti, et hai scritto: quello scrisse, ha scritto, et hebbe scritto. Plur[ale] noi scrissimo, habbiamo, et havemo scritto, voi scriveste, et havete, et haveste scritto, quelli scrissero, o scrissono, hanno et hebbero scritto.

Io haveva scritto, tu havevi scritto, quello haveva scritto. Plur[ale] noi havevamo scritto, voi havevate scritto, quelli havevano, o haveano scritto.

Io scriverò, tu scriverai, quel scriverà. Pl[urale] noi scriveremo, voi scriverete, quelli scrivera[n]no.

 

Imperativo.

 

Scrivi tu, scriva quello. Plura[le] scriviamo noi, scriviate voi, scrivano quelli.

 

Optativo.

 

Io scrivessi, tu scrivessi, quello scrivesse, Plura[le] noi scrivessimo, voi scriveste, quelli scrivessino.

Io haveßi scritto, tu haveßi scritto, quello ha[vesse]

 

 

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/ BEGIN PAGE 6r /

 

[ha]vesse scritto, Plu[rale] havessino scritto, voi haveste scritto, quelli havessino scritto.

Io scriva, tu scrivi, quello scriva. Plura[le] noi scriviamo, voi scriviate quelli scrivono.

 

Soggiontivo.

 

Scrivendo io, et così il resto.

Io scrivessi et scriverei, tu scriveßi, quello scrivesse, scriveria, et scriverebbe. Plur[ale] noi scriveßimo, et scriveremmo, voi scriveste, quelli scriveßino, et scriverebbono.

Io habbia scritto, o havendo scritto, et c.

Io haveßi, o harei scritto, tu haveßi, et haresti scritto, quello havesse, et harebbe scritto. Plur[ale] noi haveßimo, et haremmo scritto, voi haveste, et hareste scritto, quelli havessino, et harebbono scritto.

Quando io scriverò, et harò scritto.

 

Del verbo Sum. Indicativo.

 

Io sono, tu sei, quello è; Plu[rale] noi siamo, voi sete, quelli sono.

Io era, tu eri, quello era. Plur[ale] noi eravamo, voi eravate, quelli erano.

Io fui, et sono stato, tu fosti, et sei stato, quello fù, et è stato. Plur[ale] noi fummo, et siamo stati, voi fosti, et sete stati, quelli furono, et sono stati.

Io sarò, tu sarai, quello sarà. Plur[ale] noi saremo, voi sarete, quelli saranno.

 

 

Futuro.

 

 

 

 

Presente.

Preterito

imperfec[to]

 

 

Pre[terito] perf[ecto]

Preterito

plus[quamperfecto]

 

 

Futuro.

 

 

 

Presente.

Preterito

imperfec[to]

 

Preterito

perfecto.

Futuro.

 

 

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Presente.

Futuro.

 

 

 

 

Presente,

et preterito

imperf[ecto]

Preterito

plus[quamperfecto]

 

Futuro.

 

 

 

 

Presente.

Preterito

imperfec[to]

 

Pret[erito] perf[ecto]

Preterito

plus[quamperfecto]

 

 

Futuro.

Imperativo.

 

Sij tu, sia quello. Plur[ale] siamo noi, siate voi, siano quelli.

Sarai tu sarà quello. Plur[ale] saremo noi, sarete voi, saranno quelli.

 

Optativo.

 

Io foßi, tu foßi, quello fosse. Plur[ale] noi fossimo, voi foste, quelli foßino.

Io foßi stato, tu foßi stato, quello fosse stato, Plu[rale] noi foßimo stati, voi fosti stati, quelli foßino stati.

 

Io sia, tu sii, quello sia. Plur[ale] noi siamo, voi siate, quelli siano.

 

Soggiuntivo.

 

Essendo io, essendo tu, et c.

Io fosse, et sarei, tu foßi, et saresti, quello fosse, et sarebbe: Plu[rale] noi foßimo, et sare[m]mo, voi fosti, et saresti, quelli fossino, et sarebbono.

Essendo stato io, essendo stato tu, et c.

Io fosse, et sarei stato, tu fossi, et saresti stato, q[ue]llo fosse, et sarebbe stato: Pl[urale] noi fossimo, ò saremmo stati, voi foste, ò sareste stati, quelli fossero, ò sarebbono stati.

Quando io sarò, ò sarò stato, et c.

 

Dovere così si varia.

 

Del presente demostrativo singolar io debbo, over deggio, tu dei, quel dee: Plur[ale] noi debbiamo, voi dovete, quelli deono.

 

 

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Io doveva, o dovea, tu dovevi, quel doveva, o dovea: Plura[le] noi dovevamo, voi dovevate, quelli dovevano, o doveano.

Io dovetti, et ho dovuto, tu dovesti, et hai dovuto, quel dovette, et ha dovuto: Plura[le] noi dovemmo, et habbiamo dovuto, voi doveste, et havete dovuto, quelli dovettero, over dovettono, et hanno dovuto.

Io haveva dovuto, tu havevi dovuto, quello haveva dovuto: Plur[ale] noi havevamo dovuto, voi havevati dovuto, q[ue]lli havevano dovuto.

Io doverò, et dovrò, tu doverai, et dovrai, quello doverà, et dovrà: Plur[ale] noi doveremmo, et dovremmo, voi doverete, et dovrete, quelli doveranno, et dovranno.

 

Imperativo.

 

Debbi tu, debba, over deggia quello: Plu[rale] debbiamo noi, debbiate voi, debbano, over deggiano quelli, vietando si dice non dovere.

Doverai tu, et dovrai, doverà quello, et dovrà Pl[urale] doveremo noi, et dovremo, doverete voi, et dovrete, dovera[n]no quelli et dovra[n]no.

 

Optativo.

 

Doveßi io, doveßi tu, dovesse quello: Plu[rale] dovessimo noi, doveste voi, doveßero, over dovesseno quelli.

Haveßi io dovuto, haveßi tu dovuto, havesse quel dovuto: Plur[ale] haveßimo noi dovuto, haveste voi dovuto, havessero quelli et haves[seno]

Preterito

imperfec[to]

 

Preterito

perfecto.

 

 

Preterito

plus[quamperfecto]

 

Futuro.

 

 

 

 

 

Presente.

 

 

Futuro.

 

 

 

 

 

Presente,

et preterito

imperf[ecto]

Preterito

plus[quamperfecto]

 

 

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Futuro.

 

 

 

 

 

Presente.

 

 

 

Preterito

imperfec[to]

 

 

 

Preterito

perfecto.

 

Preterito

plus[quamperfecto]

 

Futuro.

 

 

 

Infinitivo

Pre[terito] perf[ecto]

et plus[quamperfecto]

Futuro.

 

[haves]seno dovuto.

Debbia io, over deggia, debba tu, over debbi, debba quello, over deggia: Plur[ale] debbiamo noi, debbiate voi, debbano, over deggiano quelli.

 

Soggiuntivo.

 

Conciosia cosa che io debba, over deggia, che tu debbia, over deggi, che quel debba, o ver deggia: Plur[ale] che noi debbiamo, che voi debbiati, che quelli debbano, over deggiano,

Io doveßi, et doverei, tu doveßi, et doveresti, quello dovesse, doverebbe, et dovrebbe: Plura[le] noi doveßimo, doveremmo, et dovremmo, voi dovereste, et dovreste, quelli doveßero, doverebbono, et dovrebbono.

Io habbia dovuto, tu habbi dovuto, quello habbia dovuto: Pl[urale] noi habbiamo dovuto, voi habbiate dovuto, quelli habbiano dovuto.

Io haveßi dovuto, tu haveßi dovuto, quello havesse dovuto: Plur[ale] noi haveßimo dovuto, voi haveste dovuto, quelli havessero, et haveßino dovuto.

Io doverò, over dovrò, tu doverai, et dovrai, quel doverà, o dovrà: Plur[ale] noi doveremo, et dovremo, voi doverete, et dovrete, quelli doveranno, et dovranno.

Dovere.

Haver dovuto.

 

Haver a dovere, et esser per dovere.

 

 

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Le voci de Poeti in questo verbo sono.

 

Debbe, et deve.                              

Dovemo.                                        

Dovei.       in vece di                      

Doveßi in terza persona.               

Doveßino.                                     

Dovria.                                         

Dovriano.                                      

Dee.

Debbiamo.

Dovevi.

Dovesse.

Dovessero.

Doverei, et Doverebbe.

Doverebbono.

 

Se, et Si, sono differenti; perché se è congiuntione conditionale, come se tu me insegni, io ti pagarò, ma Si, fa il paßivo, come si legge da tutti.

 

Prima Regola della Ortographia.

 

Tra due vocali, non stiano tre consonanti, come Santo, (Sanctus,) Pronto, (promptus,) mostro eccetto sì, L, et R, precede la sequente vocale, come sepolcro, sempre, compro, et c. et così anchora per la loro compositione, come abbraccio, abbrevio, attraverso. Alle volte si raddoppiano F, et B, come soffero, labbra, afflitto, fabbro, febbre, sobbrio.

 

Seconda Regola.

 

B, C, D, P, quando nel latino precedeno T, nel volgare si converteno in T, come Dot[to]  

 

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[Dot]to, (Doctus,) Obietto, (Obiectum,) Rotto, (Ruptum,) Ottuso, (Optusum,) Atto, (Aptum,) Ottimo, (Optimum,) alcuna volta si levano via B, C, D, P; come Equinottio, (Equinoctiu[m],) Pronto, (Pro[m]ptum,) Sostantia, (Substantia,) Sovegno, (Subvenio,) Conosco, (Cognosco,) Aversario, (Adversarius,) L, alle volte si converte in I, nel volgar; come Ampio, (Amplum,) Essempio, (Exemplum,) Tempio, (Templum,) Compio, (Compleo,) Conchiudo, (Concludo.)

 

Tertia Regola.

 

Dinanzi B, M, P, mai si pone N, et così B, D, G, seguendo M, si convertino in M, come Dramma, (Dragma,) Sommetto, (Submitto,) So[m]mergo, (Submergo,) Ammiro, (Admiror,) et così M, avanti N, nel latino, si converte in N nel volgare, come Danno, (Damnum,) Autunno, (Autumnus.)

 

Quarta Regola.

 

Dove A, et O, precedino Q se gli interpone C, come acqua, piacque, tacque: eccettuando Aquila, et Aquilone. Così C, tra S, et la vocale seguente in tutti li tempi, et modi, ove accade S, ancora piglia in mezo C, come pasco, nasco, cresco, ascendo, sciolgo, et così segue pasce, nasce, et c. con tutti li derivati

 

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da simili verbi come pascente, pasciuto, et simili. Così quelle voci che cominciano da I, pigliano il G, davanti; come gioco, Giove, Giocondo, Giunone, ingiuria, Giovanne, et c.

 

Quinta Regola.

 

Le voci, le quali cominciano nel latino da Ex, seguendo una consonante, come expedio, nel volgar si convertino in Is, ispedire, et così Re, si muta in Ri, nel volgare Rehavuto, Rihavuto, Reportato, Riportato, Renasco, Rinasco, et così I, si converte in E, come (Opinio,) Openione, (Sollicitus,) Sollecito, (Simplex,) Semplice, (Impius,) Empio, (Silva,) Selva, (Inimicus,) Nemico, (Artifex,) Artefice, et simili. O, in latino si converte in U, nel volgare, come (Obediens,) Ubbidiente, (Officium,) Ufficio, (Obligatus,) Ubbligato, (Totus,) Tutto, et alle volte V, si muta in O, come (Suspicor,) Sospetto, (Subiectum,) Soggietto, (Numero,) Noverare, (Populus,) Populo, così volgare, et singolare et simili.

 

Sesta Regola.

 

La terza voce del Presente, dell’Indicativo, della prima co[n]giugatione converte A, in E, nel futuro, come ama, io amerò, tu amerai, et così delli preteriti imp[er]fetti, del suggio[n]tivo, come io amerei, tu ameresti, quello ame[rebbe]

 

/ END PAGE 9r /

 

 

 

/ BEGIN PAGE 9v /

 

[ame]rebbe, et così nel resto. Si dirà ugualmente maraviglia, meraviglia, come, como, altrimenti, altramente, anche, ancho, preposto, proposto, sanza, senza, fuora, fuori, vui, voi, curto, corto, et simili.

Regola generale, che quasi le consonanti si raddoppiano in tutte voci co[m]posti a loro simiglianti, come de sotto con li essempij più si chiaris[c]e.

 

B

 

B, si raddoppia nelli verbi dove A, è la terza lettera, come abbaglio, abbatto, abba[n]dono, così anchora raddoppia, dove egli è B, nelli verbi nella prima persona dello Indicativo, come debbio, ò deggio, et così nelli altri tempi, et modi, come debbia, debbiati, debbiano, et così hebbi, hebbe, habbia, habbiamo, habbiati, habbiano, et habbino per sincopa, da faccio, farebbe, da posso, potrebbe, così conosco raddoppia il B, nel Preterito, come conobbi, conobbe, si raddoppia ancora il B, nelle voci che finiscono in Io, ò Ia, come Nubbio, Marubbio, Annebbio, Nebbia, Arrabbia, Rabbia, Arrabbiato, Gabbia, Scabbia, et c.

 

C

 

Ra, ò A, giongendosi con le voci che co[minciano]

 

/ END PAGE 9v /

 

 

 

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[co]minciano da C, si raddoppia il C, come raccoglio, raccolto, così accenno, accenna. Si raddoppia anchora con li terminati in Io, overo Ia, come taccio, faccio, giaccio, faccia, braccia, occhio, orecchia, vecchia, specchio, vecchio, goccia, et simili.

Quando Ri, sta davanti C, non si raddoppia, come riconosco, ricorro, ricopro, ricolta.

 

D

 

Da tutte, le voci, che cominciano da D, si raddoppia il D, come adduno, addorme[n]tato, addorno, et simili.

 

F

 

Regola generale, che F, componendosi con le voci, le quali cominciano da F, si raddoppia: come affronto, affretto, affermo, afflitto, offeso, offerto, differente difficile, effetto offendo: eccetto difendo, et difesso, quali hanno solo un F, così si gemina F, in questi composti soffro, raffiguro, traffigo, traffitto: benché anchora con un F, si concede.

 

G

 

G, regularmente si raddoppia nelle voci,

 

 

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le quali terminano in Io, overo in Ia, congiunti nella medesima sillaba, come veggio, caggio, raggio, seggio, maggio maggiore, peggio, peggiore, et simili; così pioggia piaggia poggio, viaggio, selvaggio, cavatone palagio, disagio, malvagio, bragia, adagio che si scrivono co[n] un G, et così privilegio, regio, pregio, fregio.

 

H

 

H, è propria lettera de Greci, et si usa nelle voci latine descendenti dal Greco, ma tra Latini al più tre si scrivono con H, ma nel volgare di soverchio vi si pone, massime nel mezzo: ma nelli principij la reggono alcune voci discesi dal latino, come humano hora, hoggi, huomo, humile, et altri simili nel mezzo non si pone H, come Scola, Catena, Carro, Corona, Bacco, Catolico, Cristo Patriarca, Petrarca, et le voci Grece, come Filosofo, Filelfo, Filippo, et simili. Ma quando C, over G, si proponeno a E, overo I, allhora si interpone l’H, come puochi, da poco, vaghi, da vago, così puoche, da poca, vaghe, da vaga, piaghe, da piag[a], fuorché, specchio, et ancho ovunque se pone G, doppio overo R, ivi non si pone H, come il traggi, traggere.

 

L

 

L, si raddoppia in tutti li verbi composti,

 

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come allevio, sollevo, allumo, allargo, et così li derivati, allevato, sollevato, allargato, et così in tutte le voci latine, come, stelle, bella, villa, allegro, bolle, bollito, sollazzo, sollecito, alle[n]to, ralle[n]to, alloro, arboro, cioè, Lauro.

L, si raddoppia quanto a l’[a]rticolo, over pronome che da lei comincia, se gionge prepositione, come alla città, nello regno, dell’amico, sulla torre, tra l’altre, tra loro, dallui, allui, à lei, dallei.

 

M

 

M, si gemina anchora nelli co[m]posti, come ammaestrare, ammonire, ammirare, ammogliare, ammantare, rammentare, ammorzare, ammortare, ammorbare, ammalare.

M, si raddoppia anchora nelli tempi passati, ove M, vi è gionto al verbo, come parlommi, trovommi, così anchora nelli presenti, dimmi fammi, et c. così venimmo, lege[m]mo, vedemmo in luogo di legeßimo, venissimo, vedessimo.

 

N

 

N, si raddoppia in compositione della propositione precedente, come annotare annottare, cioè, farsi notte, annuntiare, annidare, inna[n]zi innamorato, annomorare, così ha[n]no,

 

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hara[n]no, fanno, faranno, da[n]no, dara[n]o, po[n]no, potranno, eccetto la terza persona del Plu[rale] sono, come io sono, quelli sono. Così ove nel latino, è M, dinanzi a N, ove M, si converte in N, come sonno, Autunno, scanno, sì come di sopra è detto.

 

P

 

P, si pone raddoppiato nella compositione, come l’altre consonanti, come appoggio, appiglio, appresso verbo, et nome, et appo, ma dopò, con la sola consonante si raddoppia anchora P, nel preterito perfetto, dello Indicativo. So nella prima, et terza persona, come io seppi, quello seppe, et nel soggiontivo, sappia, sappiamo, sappiati, sappino, così de ru[m]po, io ruppi, quello ruppe, quelli ruppero, così viluppo, intoppo, galoppo, zappo, opposito, appetito, et così tutte voci latine che hanno il P, raddoppiato, come appellare, rappellare.

 

R

 

R, pure si radoppia nelli composti, come arresto, sorrido, arrivo, arrisco, et gli sincopati, come parerà, parrà, venirà, verrà, remanerà, rimarrà, haverà, harrà, torrò, torrei, vorrà, vorrei, et così simili, fuorché, aringo,

 

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et non arringo.

 

S

 

S, si raddoppia anchora sì come li precede[n]ti, quando sarà con prepositione composta, come assido, assecuro, assalto, asseno verbo, assano, assono, dissono, et così nelle voci nel latino geminate ò dove sia x, come Fisso, (Fixus) così anchora qua[n]do il B, nel latino è dinanzi a S, come Assolto, (Absolutus,) così messo, cioè, nuntio.

 

T

 

Senza uscire dalla regola delle altre consonanti T, si raddoppia nel principio co[m]posta co[n] la propositione, come attuffare, atte[n]tare, attristare, atte[m]perare, attorcere, così le voci del latino dove si trovano geminate, fuorché lito; ben che ve sono de latini anchora co[n] un T, Città, altrettanto, mattino, così l’imperativi fatti in costà, vattene in pace, et simili.

 

X

 

X, si converte in due S, come Sasso, (Saxum,) Fisso, (Fixum,) Pessimo, (Peximus,) Massimo, (Maximus,) alcuna volta

 

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in due C, si tramuta, come Eccelle[n]te, (Excellens,) Eccetto, (Exceptum,) Eccettioni, (Exceptio.)

 

Z

 

Z, tra due vocali si raddoppia, come mezzo, sozzo, gravezza, et simili: ma doppò la consona[n]te, si pone sola, come senza, avanza, et simili, levato via azuro, guiza[n]te città: nota che nel principio delle voci, si usa de rado, come zefiro, zoppo, za[n]cha, zappa, zafiro, zelo: ma geloso si dice, et non zeloso.

 

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INTORNO ALLA ORTOGRA-

phia Latina, alcune osservationi,

& Regole: & primo intorno

alla lettera N.

 

Nel latino, si co[n]verte in M, avanti B, M, P, come imbuo, amputo, immitto.

 

Sopra Q.

 

Q, richiede dopò di sé, dua vocali, come aqua, equus, ma V, sempre il tiene, non ponendo mai davanti D, ma C, come acquiro, et non adquiro.

 

Sopra Ab, Ob, Sub.

 

Ab, Ob, Sub, compone[n]dosi con voci comincianti da R, P, M, C, F, G, il B, si muta nelle lettere comincianti, come surripio, in luogo di subripio (tolti via subrogo, obruo, obrepo, et simili) suppeto, pro subpeto, ommutesco, pro obmutesco, sufficio, pro subficio, suggero, pro subgero, (levati via aufero, et aufugio, nelli quali B, si muta in V, et asporto dove B, si scambia in S, omitto, et operio B, si butta via, con li altri B, sta salda, come obduro, obloquor, et simili.

 

 

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Sopra Ad.

 

Ad, componendosi con voci che cominciano da C, F, G, L, N, P, R, S, T, il D, si transferisce nella lettera della sua voce come accurro, in luogo di adcurro, affero, pro adfero, aggero, pro adgero, alludo pro adludo, annuo, pro adnuo, appeto, pro adpeto, arrideo, pro adrideo, assurgo, pro adsurgo, attraho, pro adtraho: et nota che dua consonanti dopò il D, buttano via il D, come ascendo, in luogo di adscendo, ascribo pro adscribo.

 

Sopra In & Con.

 

In, et Con, con voci, le quali cominciano da L, M, R, mutano N, nella lettera: come illiteratus, in luogo de inliteratus: immitto, pro inmitto: irruo pro inruo: colludo pro conludo: committo pro conmitto: corruo pro conruo: ma con altre lettere resta intiera.

 

Sopra Con & In.

 

Con, et In, si levan via con voci, che cominciano da vocali: come cohibet, cohit et simili, eccettuati comedo et comes, dove N, si converte in M, così N, si muta in G, come ignoro pro ingnoro, et così cognitus, ignobilis, igno[sco]

 

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[igno]sco, li derivati da questi.

 

Sopra Dis, & Di.

 

Dis, et Di, si compone con voci comincianti da queste lettere. C, F, G, P, Q, S, T, et I, consonante: come discerno, diffundo; dove S, si co[n]verte in F, (il che si osserva in tutte le voci che cominciano da F,) disgrego, dispono disquiro, disseco distraho, et disiungo. Di, si compone et con li altri, et co[n] G, et I, consona[n]ti: come digladior, dijudico, diluo, diverto et c.

 

Sopra la lettera E

 

E, si co[m]pone co[n] voci, che cominciano da L, N, M, R, D, V, I, G, B, come elevo, enoas, emergo, eripio, educo, evello, eijcio, egero, ebibo.

 

Sopra Ex.

 

Ex seguendo la vocale resta intiera: come exaro, exitus, exopto, et simili: ma se si compone con li comincianti da S si butta via S, come exa[n]guis, exulo, exurgo, exequiae, exequor, extruo: ma ex gionta con voce che comincia da F, si converte X, in F, come effero, pro exfero, efficio, pro exficio, così Ex composta con voci che cominciano da C, P, Q, I, resta intie[ra]

 

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[intie]ra: come excurro, expello, et c.

Nota che Ex mai si compone con voci comincianti da L, M, N, D, G, R, I, et V, consonanti, fuora che exlex, et exuro.

 

Sopra De.

 

De, si co[m]pone con li comincianti da D, H, L, M, R, S, I, P, T; come deduco, dehisco, deligo, demens, derideo, descendo, deijcio, depravo, detraho, et simili.

 

Sopra Trans.

 

Trans con voci comincianti da D, N, et I, co[n]sonanti, butta via N, S, come traduco, in luogo di tra[n]sduco; così trano, traijcio: ma con li comincianti da S, si butta via S, solo: come transumo, transcendo.

 

Sopra A, Ab, & Abs.

 

A, si co[m]pone co[n] le voci che cominciano da M, et V, consona[n]ti: come amito, et averto.

Ab con le vocali, come abactus, aberro, ab, abominor, abundo, et con le consonanti D, F, L, N, R, S; come abduco, abfui, abluo, abnego abrado, abscindo.

Abs con li comincianti da Q, C, T, come

 

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absq[ue]; abscendo, abstineo, et simili.

 

Sopra Pro & Re.

 

Pro, et Re, pigliano D, davanti la vocale: come prodeo, prodigus, redimo, redintegro redeo, et simili: ma in reddo, si raddoppia il D, per differentia.

 

Sopra Circum.

 

Circu[m] si compone con li comincianti da vocale: come circumeo, circumasto: ma M, non si proferisce, il che non è così in circumvenio, dove V, è consonante.

 

Sopra Per, & Inter.

 

Per, & Inter, alle volte R, mutano in L, cominciando la voce in L, come pelluceo, intelligo, et alle volte resta R, come interluo, perlego, et simili.

 

Sopra H.

 

H, si antepone alle vocali: come habeo, haereo, homo, hic: ma a quattro consonanti, si pone sotto C, P, T, R, come Chremes, Philippus, Thraso, Pirrhus, Ah, Vah, Oh.

 

FINIS.

 

 

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