Autore:
Pier Domenico Soresi | Soresi Pier Domenico
L'edizione è priva di indice. Questa la partizione dei contenuti:
All’ornatissimo signore e suo dilettissimo amico Felice Niccolò Durando Dottor di Leggi, e Coaccademico Trasformato, p. [I]
PARTE PRIMA, Che contiene i Fondamenti Grammaticali, p. 1
Lezione 1. Delle Parti del Discorso, p. 1
Lezione 2. Del Nome, p. 2
Lezione 3. Del Genere, p. 3
Lezione 4. Della Terminazione, p. 5
Lezione 5. Del Numero, p. 7
Lezione 6. Dell’Articolo, p. 10
Lezione 7. Quando si possa, o debba ommetter l’Articolo, p. 13
Lezione 8. De’ Segnacasi, p. 15
Lezione 9. De’ Pronomi, p. 18
Lezione 10. Si continua a parlare de’ Pronomi, p. 22
Lezione 11. Del Pronome Relativo, p. 26
Lezione 12. De’ Possessivi, e d’altri Pronomi, p. 28
Lezione 13. Del Verbo, p. 31
Lezione 14. Del Participio, del Gerondio, e de’ Verbi Passivi, p. 40
Lezione 15. Dell’uso de’ Verbi Ausiliari, e del Participio del Passato, ossia Passivo, p. 45
Lezione 16. De’ verbi Irregolari, p. 51
Lezione 17. Delle Parti Indeclinabili, e prima dell’Avverbio, p. 59
Lezione 18. Della Preposizione, della Congiunzione, e dell’Interjezione, p. 61
PARTE SECONDA, Che contiene gli Avvertimenti sopra l’Ortografia, p. 65
Lezione 1. Delle Lettere D, G, N, p. 65
Lezione 2. Dell’H, e del Q, p. 68
Lezione 3. Delle Lettere I, J, U, V, p. 70
Lezione 4. Dell’S, e della Z, p. 74
Lezione 5. Dell’Accento, p. 76
Lezione 6. Del Raddoppiamento delle Consonanti, p. 77
Lezione 7. Del Troncamento, e dell’Apostrofo, p. 82
Lezione 8. Della maniera di Punteggiare, p. 85
Lezione 9. Delle Lettere Majuscole, p. 89
Lezione 10, ed ultima. Del passar da una linea all’altra, p. 91
Imprimatur, p. 95
Correzioni, p. 96
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I RUDIMENTI
DELLA LINGUA ITALIANA.
IN MILANO,
NELLA REGIO-DUCAL CORTE.
Con licenza de’ Superiori.
1756.
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ALL’ ORNATISSIMO SIGNORE
E SUO DILETTISSIMO AMICO
FELICE NICCOLÒ DURANDO
Dottor di Leggi, e Coaccademico Trasformato
Pier - Domenico Soresi.
Io non ho mai potuto approvare il costu-
me della maggior parte de nostri Precetto-
ri , i quali ponendo per primo fondamento
della scolastica Educazione il Latino Lin-
guaggio , a quel solo indirizzano tutte le
loro mire ; e a dar a’ loro Allievi gli Am-
maestramenti di lingua Italiana, onde ognun
d’essi
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d’essi abbisogna , troppo tardi s’inducono, o
forse non mai. A questa falsa Massima sen-
za dubbio attribuir si dee il disonore , che
riceve la Nazion nostra da tante mal colte,
e spropositate Scritture , che veggiamo tratto
tratto uscir de’ torchj , e quella ridicola mo-
struosità , che molti, i quali si piccano ( Dio
sa con qual ragione ) di scrivere nella Lin-
gua , che si parlava mille , e più anni ad-
dietro, non si vergognino poi d’ignorar quel-
la , che si parla all’ età nostra.
Io so , che è bella , ed util cosa il sa-
per il Latino . Ma egli è indubitato , che
assai maggior obbligo ci corre di studiar
l’ Italiano : perchè questa è la favella , che
ci conviene usare per tutta la vita nostra ,
qualunque sia l’ instituto , a cui cresciuti gli
anni ci appigliamo . In oltre manifesta cosa
è , più agevolmente , che la Latina , ap-
prendersi da noi la Lingua Italiana ; e col
mezzo di questa acquistarsi vie meglio qual-
sivoglia altra , ed ogni cognizione , che ci
faccia di mestieri . Mol-
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Molto saggio divisamento sarebbe adun-
que , che i Genitori non altronde che dalla
bellissima Lingua nostra faccesero a’ Figliuo-
li loro cominciare il corso degli Studj , per
farli passar quindi a quelle Lingue , e Scien-
ze , ch’ essi giudicano dover essere per loro
le più opportune . Quest’ ordine io bramerei
pure, che si praticasse per tutta Italia , sicu-
ro, che maggiore, e più celere profitto si fa-
rebbe dalla Gioventù nelle Umane Lettere ,
e minor ignoranza si scorgerebbe poi negli
Adulti. Ed ecco la ragione , per cui fo ora
pubblica la presente Operetta , che dappri-
ma io avea composta soltanto per privato
trattenimento d’un nobile Giovinetto .
Egli è vero , che da due Secoli in qua
un gran numero di valenti Letterati hanno
impresa la lodevol fatica di stendere Trat-
tati , Regole, Osservazioni , Avvertimenti
sopra la nostra Lingua ; e per ciò mi si po-
trebbe da talun dire , che il volere al dì
d’oggi sopra tal materia compilar nuovi Li-
bri,
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bri , è un gettar il tempo, e l’ opera inutil-
mente . Questa ragione non ha intimorito
parecchi , che mi han preceduto , e proba-
bilmente non isgomenterà parecchi altri , che
dietro me vorran correre quest’ arringo : Per-
chè dunque avrà a far ch’ io mi rimanga
da un Lavoro , che giudico necessario ? Il
poco numero delle persone , che , malgrado
tanta moltiplicità di Grammatiche , scriva-
no bene in Italiano, prova abbastanza, s’io
non vo errato , che possan quelle ricevere
qualche miglioramento .
Io vi assicuro , che ho letti con molta
attenzione tutti quanti i Precettori della
nostra Favella , dal Bembo fino al Corti-
celli ; e tal lettura non ha fatto che inco-
raggiarmi a quello , che ora fo, e che
Voi pure desideraste cotanto , ch’ io facessi .
In fatti ( nulla parlando delle scorrezioni
di stampa , che guastano que’ Libri , onde
altri imparar dovrebbe a scriver bene ; e
lasciata anche da parte l’ alterazione , che
coll’
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coll’andar del tempo ha potuto ricevere una
Lingua , che è viva ) è cosa degna di ri-
flessione , che gli uni di essi entrando in
lunghi discorsi sopra le Lingue in generale ,
e poscia a questa discendendo , si son trat-
tenuti per lo più sopra ricerche , e discus-
sioni anzi curiose , che utili ; e degli ele-
menti , e de’ suoni , e de’ caratteri, e delle
figure, e delle etimologie, e cose simili han-
no così sottilmente filosofato, che manifesta-
mente appare , non aver essi avuto il pen-
siero a’ Principianti, ma piuttosto alle Per-
sone dotte , e della Lingua già ben intese .
Gli altri credendo di non poter formare una
buona , e intera Grammatica , se non l’em-
pievano di minuzie , hanno voluto ridurre
a Regole anche quelle nozioni , che ha na-
turalmente ciascuno ; come se non per que’
della Nazione , ma per Arabi , o Greci
avessero dovuto scrivere. La maggior parte,
temendo forse di non venir riputati man-
canti di qualche cognizione intorno alla Lin-
gua ,
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gua, ne han preso a parlare secondo tutta
la sua estensione; ed hanno voluto precettiz-
zare anche delle ultime finezze , e delle gra-
zie , e de’ vezzi della medesima , e di mol-
te dilicatezze , e modi particolari , eccezio-
ni , e irregolarità : e così spacciarono in
un Libro , che servir dovea a’ Giovanetti ,
quanto in tutta la vita loro aveano potuto
apprendere. Vi fu chi facendo , non so per-
chè , camminare il Parlare Italiano sopra
le barbare orme de’ Latini Grammatici , ha
avuta la crudeltà di pretendere , che non
possa imparar questo chi non fa di Latino
e in oltre pare , che siasi fatto gloria di fon-
darlo sopra un numero infinito di regole ,
o inutili , o false , giugnendo perfino a tro-
varvi più di due Generi , e Verbi Neutri ,
e Deponenti , e Impersonali , e di prim’Or-
dine , e di secondo, terzo , quarto, ec. , e
cento altre seccaggini , che la Lingua Ita-
liana non ha conosciute giammai . Chi sol-
tanto dell’ Ortografia ha fatto parola ; e
chi
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chi questa necessaria parte della Grammati-
ca ha ommessa affatto. Questi si è conten-
tato di poche Osservazioni senz’ ordine, e
connessione ; ed ha tralasciate quelle prime ,
e radicali idee, sopra le quali vuol esser
fondata l’ Istruzion d’una Lingua . Quegli
per lo contrario uscendo de’ suoi confini o
ha fatto le parti del Retore , o ci ha dato
piuttosto un Vocabolario, che una Gramma-
tica.
Non è già ch’io non tenga in quel con-
to , che si meritano , tanti ragguardevoli
Scrittori , che all’ avanzamento delle Tosca-
ne Lettere rivolti ebbero i lor pensieri . Che
anzi io di buona voglia confesso , che da’
Libri di ciascun di loro ho preso qualche
lume per dettare le presenti Lezioni: ed esor-
to ogni studiosa persona a farne stima , e a
leggerli quando ne abbia agio , e que’ fon-
damenti , che si richieggono per trarne pro-
fitto . Ma dico bene , che manca finora all’
Italia una Grammatica , la quale per chia-
rezza
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rezza , precisione , e brevità di Precetti
adattabile sia a Fanciulli , a Donne , e a
qualunque altra persona , che non vada ,
o non sia ancor passata pel Latino . L’ es-
perienza c’ insegna , che i grossi Volumi
servono a maraviglia per disanimar dalla
lettura i Principianti , e fanno sbadigliare
anche chi già fa qualche cosa , ed ha come
per mestiere lo studiare ; Che imparar una
Lingua non è lo stesso che imparar l’ Arte,
grammatica , la quale suppone la Filoso-
fia ; e che non può esser frutto della sola
Grammatica, che un Giovane divenga Mae-
stro nella Lingua, riserbandosi ciò al molto
uso , il quale esige tempo , e maturità.
Non mi si dica pertanto , che in questo
mio Libretto io non ci ho posto tutto. Io
son contento , che non gli diano il nome
di Grammatica; ma debbono concedermi , che
mi era più facile scriver molto , che scri-
vere utilmente . Io ci ho posto quello, che ,
è necessario e che bastar può a ciascuno ,
come
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come prima Istruzione per aprirsi la strada
a qualunque Lingua del Mondo . Molte
cose le ho lasciate a parte a bella posta ,
o perchè non fa mestieri di precetto accioc-
chè si sappiano , o perchè servirebbero piut-
tosto ad ostentar dottrina , ed erudizione ,
che all’uso, che se ne possa mai fare da chi
ha bisogno di trovar in ristretto i fondamenti
per bene scrivere , e parlare . Molte altre,
nelle quali consiste la perfezion della Lin-
gua , posti questi principj , s’ imparano poi
con facilità e scorrendo il gran Vocabolario
della Crusca , e leggendo i buoni Autori ,
ed esercitando lo stile .
Quello , che ho aggiunto in piè d’ alcu-
ne pagine , sono per lo più eccezioni , del-
le quali può aver piacere chi ha già ben
capito le Regole universali ; ma non ne in-
carico chi è propriamente Principiante . Gli
esempj , co’ quali nel corpo dell’Opera era
indispensabile spiegare ciascun precetto , o
avvertimento , io gli ho formati per lo più
a mio
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a mio capriccio ; e perchè fossero sempre
proporzionati alla capacità di chichessia ,
gli ho cavati da cose usuali, di cui ha già
l’idea anche un fanciullo . In oltre o non
gli ho presi da Autori , o non ne ho citati,
i Testimonj , perchè non hanno a provar co-
se , che patiscano dubbio alcuno , o contro-
versia . Non avrei certamente ommesse le
autorità, se avessi fatto un Processo, o avessi
sospettato , che altri il potesse fare a me
medesimo . In somma lungi dal seguitar la
corrente, ho voluto scrivere secondo la mia
maniera di pensare . Mi stimerò fortunato ,
se avrò scritto anche secondo la vostra . Ad
ogni modo voi sarete il primo ad aver la
mia Operetta per le mani . Sia effetto dell’
amore , che mi portate , il farle dolce acco-
glienza ; come alla perfetta cognizione , che
avete del nostro Idioma , e al purgato giu-
dizio vostro in ogni maniera di Letteratura
s’appartiene il porla in quel grado di sti-
ma , che le può convenire . Conservatemi
l’onore della vostra amicizia . Addio .
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NOi qui sottoscritti , per Delegazione de’
Conservatori dell’ Accademia de’ Trasfor-
mati ; avendo esaminato I Rudimenti della Lin-
gua Italiana compilati dal nostro Accademico
Pier - Domenico Soresi , giudichiamo , che possa
egli usar nella Stampa il Nome di Trasformato,
e adornarla coll’ Impresa della nostra Accade-
mia .
Gian - Carlo Passeroni .
Giuseppe Parini .
PEr l’Attestazione suddetta si concede facol-
tà all’ Abate Pier - Domenico Soresi di ser-
virsi nell’ Impressione della mentovata Opera
sì del Nome , che dell’Impresa de’ Trasfor-
mati .
Giuseppe Maria Imbonati Conserv. Perp.
Giuseppe Casati Conservatore .
Giorgio Giulini Conservatore .
Francesco Fogliazzi Conservatore .
Loco del Sigillo.
Carl - Antonio Tanzi Segretario Perp.
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Omnibus in unum locum coactis Scriptoribus ,
quod quisque commodissime praecipere videbatur ,
excerpsimus , et ex variis Ingeniis excellentissima
quaeque libavimus . Cic. de Inv. a.
Esaminati tutti coloro, che hanno scritto su
questo proposito, ne abbiamo trascelti que’ pre-
cetti , che ci parvero più confacevoli ; e così
da diversi ingegni abbiam proccurato, di rica-
var il migliore .
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DE’ RUDIMENTI
DELLA LINGUA ITALIANA
PARTE PRIMA,
Che contiene i Fondamenti Grammaticali .
LEZIONE I.
Delle Parti del Discorso .
IL Discorso è quello , che spiega con Parole
i sentimenti dell’animo .
Che le Parole siano composte di Sillabe,
e le Sillabe di Lettere , è inutile il ricordarve-
lo. Similmente vana cosa farebbe il ripeter qui
il numero delle Lettere, e la division loro .
A queste prime cognizioni avete fatto l’abito
dal tempo che incominciaste a leggere .
Nove sorte di Parole concorrono a com-
porre il Discorso ; le quali dai Grammatici sono
chiamate Nome , Verbo , Avverbio , Pronome ,
Participio , Articolo , Preposizione, Congiunzione,
e Interjezione .
Tra tutte queste Parti del Discorso il No-
me, e il Verbo sono le principali , o vogliam
dire essenziali , cioè senza le quali non si può
esprimer verun pensiero , o sentimento . Per
esempio: Pietro legge . Queste due Parole , Pie-
tro , che è Nome, Legge, che è Verbo , espri-
mono un Sentimento intero , cioè formano un
Di-
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Discorso . Ma non vi sarebbe più Discorso, se
si ommettesse o l’una, o l’altra di esse . Poichè
se dico solamente Pietro , il sentimento non è
intero , perchè nulla asserisco di lui; Se dico so-
lamente Legge , neppure il mio pensiero è baste-
volmente espresso , perchè non dichiaro la Per-
fona , che faccia l’azione di leggere .
Sopra il Nome , e il Verbo sarà necessario
far più attenta , e lunga considerazione . Delle
altre Parti , che non fanno sempre mestieri nel
Discorso , parleremo più , o men diffusamente ,
secondo la necessità di ciascuna .
LEZIONE II.
Del Nome .
NOn è difficile a capirsi, essere il Nome
quella Parte del Discorso , la quale serve
a nominar qualche cosa ; E questo per conse-
guenza essere di due maniere : Imperciocchè o
il Nome ci dà l’idea delle cose in se stesse ; co-
me quando diciamo Dio , stelle , tempo , mani ;
e allora si chiama Sostantivo, e da se sussiste
nel Discorso: o attribuisce qualche qualità alle
cose medesime , come quando diciamo grande ,
risplendenti , sereno , bianche ; e allora è Nome
Aggettivo , ossia Aggiuntivo , perchè aggiunge
nel Discorso una proprietà della cosa nominata.
Da questo si vede manifestamente , che un
Nome Aggettivo non può da per se solo nel Di-
scorso aver luogo , senza un Nome Sostantivo ,
a cui si rapporti , e si accordi . Perciocchè se
sentiste dire, o trovaste scritto, a cagion d’esem-
pio , grande , risplendenti , sereno , bianche , sen-
za
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za quelle tali sostanze, alle quali si vuol attri-
buire grandezza , splendore , serenità , bianchez-
za , voi non potrete intendere un sì fatto Dis-
corso . ( a )
Ma perchè i Termini precettivi riguardo a’
Principianti non riescono mai troppo chiari, ec-
covi una Regola materiale , e pratica , per di-
stinguere il Nome Aggettivo dal Sostantivo .
Quello farà Nome Sostantivo, con cui non
si potrà congiungere quest’ altro Cosa : Ed Ag-
gettivo sarà quello, con cui Cosa può star bene .
E però naturalmente conoscendosi , non potersi
dire , per esempio , Uomo cosa ; cosa legno , si
comprenderà subito , che Uomo , e Legno sono
due Nomi Sostantivi. E similmente perchè dir
possiamo Cosa onesta , cosa forte, apparirà chia-
ramente , che Onesto , e Forte sono due Agget-
tivi.
Ora passeremo a parlare partitamente delle
Cose , che appartengono ai Nomi , che sono il
Genere , il Numero , la Terminazione , gli Ar-
ticoli , e i Segnacasi.
LEZIONE III
Del Genere .
DUe sono i Generi de’ Nomi ; maschile , e
femminile , o come altri li chiamano , ma-
scolino , e femminino .
Egli
( a ) Alle volte il Sostantivo non è espresso, ma si sot-
tointende , come quando si dice il Sapiente , il
Forte ec., s’intende l’ Uomo sapiente ec. Il mio ,
il tuo , i suoi , s’intende il mio avere , il fatto
tuo , i suoi Parenti, o Concittadini ec.
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Egli è presso che inutile l’avvertire , che
i Nomi di Maschio son del genere maschile, sic-
come quei , che a femmina si appropriano , so-
no del femminile : Questo è da per se chiarissi-
mo . ( b )
Per quelle cose poi, che son fuori della
sfera degli Animali, generalmente parlando non
abbiamo altra Regola , se non l’uso de’ buoni
Scrittori , per dover loro dare piuttosto un Ge-
nere , che l’altro .
Non è Regola costantemente buona l’attri-
buir a’ Nomi Italiani quel Genere, che essi han-
no nelle Lingue, da cui son derivati. Per esem-
pio Metodo , Periodo , Sinodo , e simili , son fem-
minini nel Greco , e nel Latino ; eppure presso
noi non sono altro che mascolini.
Di doppio Genere sono Fonte, fine, trave ,
arbore , fune , folgore , Genesi , Apocalisse , aere,
parete , ed altri ; dicendosi Fonte chiara; e fonte
chiaro ; e così degli altri.
Del Maschile , o del Femminile sono anche
ad arbitrio le Lettere dell’ Alfabeto A. b. c. d.
ec. , dicendosi doppia C., e doppio C., A maju-
scolo , ed a majuscola ec.
Alcuni Nomi variano il Genere secondo la
varia significazione, che possono avere . Così
Margine per Cicatrice è femminile : Ma quando
significa Estremità di chechessia , è d’ambidue i
Generi. Oste per Albergatore è maschio: per
Eser-
( b ) Alcuni Nomi d’Animali non prendono mai altro
Genere, che il mascolino, come Tordo, Luccio,
Corvo, Scarafaggio, ec. Ed altri si pongono sem-
pre in femminino, come Rondine , Pantera, Vi-
pera, Anguilla, Aquila ec. Serpe, e Lepre si ado-
prano con un Genere , e con l’altro.
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Esercito in Campo è femmina. Tema per Argo-
mento è mascolino : per Timore è femminino .
Noce Frutto è femmina : Noce Pianta è maschio.
E così andate dicendo.
Maggiori lumi circa i Generi de’ Nomi vi
somministrerà la seguente
LEZIONE IV.
Della Terminazione .
LA nostra Lingua ha de’ Nomi tanto Maschi-
li, quanto Femminili terminati in ognuna
delle cinque Vocali . Così sono del maschile
Poeta, Sole, Barbagianni , ingegno , GESU’: E
del femminile sono Stella , Fede , Sinderesi, ma-
no , virtù .
Ma quantunque il finimento di ciascun No-
me non ce ne possa sempre indicar il Genere ;
comunemente però l’O è finimento proprio del
Genere mascolino, e l’A è del femminino ; po-
chi Nomi maschili avendo noi terminati in A,
e pochissimi femminili in O ; Imperciocchè trat-
tone fuori mano , gli altri femminili in O sono
o Nomi proprj Greci, come Ero, Sasso , Ca-
lipso , Calisto ec. , o Latini , e da noi usati solo
in Poesia, come Dido , Cartago , imago , ec. in-
vece di Didone , Cartagine , imagine cc.
E parlando specialmente de’ Nomi Aggetti-
vi, quando quel del maschio finisce in O, come
buono , studioso , ricco , quel della femmina fini-
sce in A, come buona , studiosa , ricca.
Ma gli Aggettivi finiti in E, o in I sono
comuni all’uno, e all’ altro Genere . E però si
dirà egualmente Uomo cortese, giorno dispari , e
Don-
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Donna Cortese, giornata dispari.
Molti Nomi Sostantivi hanno doppia termi-
nazione, come pensiere , sentiere , Console , Sco-
lare , Israele , Cipri , Giuseppe , Dionigi , ed al-
tri ; che pur in O sogliono terminarsi, pensiero,
sentiero , Consolo , Scolaro , Israello , Cipro , Gio-
sesso , Dionigi , ec. ( c )
Han similmente due terminazioni Canzona,
dota , redina , scura , tossa , macina , vesta, fron-
da , loda , ala , arma , froda , e simili altri fem-
minini; che fanno pur anche Canzone , dote , re-
dine , scure , tosse, macine , ec.
Ma convien avvertire , che i cinque primi
si usano più comunemente in E , canzone , dote ,
ec. E il sesto quasi sempre in A, macina. Per
gli altri s’ha pieno arbitrio .
Altri ve n’ha , che si fanno finire ora in O,
ora in A; E perciò se finiscono in O , son ma-
scolini; Come orecchio , nuvolo , briciolo , e si-
mili . Se finiscono in A, son femminini ; Come
orecchia , nuvola , briciola , ec.
Troverete nelle buone Scritture pero, e pe-
ra ; castagno, e castagna; melo, e mela; persico,
e persica , ossia pesco, e pesca ; mandorlo, e man-
dorla; susino , e susina ; sorbo , e sorba ; ed altri
simili Circa j quali Nomi dovete tener per re-
gola costante, che terminati in O col Genere,
maschile, pero , castagno , melo, ec. spiegano la
pianta : e terminati in A col Genere femminile ,
pera ,
(c) Alcuni anche finiscono in tre maniere ; impercioc-
chè si dice barbiere , barbiero , e barbieri ; mestiere,
mestiero, e mestieri ; mulattiere , mulattiero , e mu-
lattieri ; destriere, destriero, e destrieri , ec.; e così
l’aggettivo leggiere , leggiero , e leggieri ; come-
chè il finimento in I nel Numero del Meno sia
poco usato .
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pera, castagna , mela, ec. spiegano il frutto.
( d )
Ma il Nome Fico non varierà mai nè Gene-
re, nè desinenza o spieghi la pianta, o il frutto.
E così pure Cedro , Arancia , e pochi altri somi-
glianti .
Fra i Nomi di Città , Province , Ville ec.
ve n’ha de’ terminati in I, e in O, che possono
avere qualsivoglia Genere . E quantunque i To-
scani abbiano comunemente usato di dire Scio
preziosa , famosa Rodi , Superba Egitto , Corinto
distrutta , e somiglianti , sottintendendovi , alla
maniera de’ Latini, Città , Provincia , Isola , ec,
non è però vietato lo scrivere Parigi popoloso ,
bel Turino , ricco Milano , magnifico Castellaz-
zo , ec.
LEZIONE V.
Del Numero .
DUe sono i Numeri de’ Nomi . Quando il
Nome nota una cosa fola, si dice essere del
Numero Singolare ; quando ne rappresenta più
d’una, è del Plurale . I Toscani a questi due
Termini latini hanno sostituito questi altri, Nu-
mero del Meno , Numero del Più. Angiolo , per
esempio, è del numero del meno; Angioli è del
più .
Il Numero del Più , ossia Plurale , si distin-
gue ordinariamente da quel del Meno , ossia dal
Sin-
( d ) Pomo , o Pome è sempre di genere mascolino , in
significazione di frutto d’ogni albero, o d’ogni
cosa rotonda . Al plurale fa pomi mascolino , e
pome , o poma femminino.
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Singolare , per la sua Terminazione .
Nel Numero del Più tutti i Nomi masco-
lini terminano in I . Tempi , Padri, Giovani ,
Monti , Poeti, ec.
Ma de’ femminili que’, che hanno il Singo-
lare in A, al Plurale finiscono in E . E que’,
che hanno il Singolare in E , avranno il Plurale
in I . Così da Campagna , carta, penna , ora ,
casa , bocca , ec. ne verranno al Plurale Campa-
gne , carte , penne , ore, case , bocche, ec. E da
gente , febbre , fede , Corte , ec. ne verranno al
Plurale genti , febbri, fedi, Corti , ec.
Anche Mano farà il suo Plurale in I.
Notate , che i Nomi descritti nell’antece-
dente Lezione, i quali han doppia terminazione
nel Singolare, canzona , e canzone, vesta, e ve-
ste , ec. , l’avranno anche doppia nel Plurale ,
seguendo l’anzidetta Regola , Canzone , e can-
zoni, veste , e vesti , ec,
Lo stesso s’intenda detto de’ Nomi, che nel
Numero del Meno finiscono in O, e in A, va-
riando perciò il Genere , come orecchio , e orec-
chia , nuvolo , e nuvola, ec. I quali ne daranno
al Numero del Più orecchi, ed orecchie, nuvoli,
e nuvole, ec.
Specie , superficie , progenie, barbarie , serie ,
requie , ed altri somiglianti , al Plurale non va-
riano desinenza : nel qual Numero però si usano
di rado .
Parimente invariabili sono i Nomi finiti in
I; e quei di finimento tronco, come Città, Re,
virtù, ec. che possono esprimere una Città , un
Re, una virtù, e più Città, più Re, più virtù.
Havvi de’ Nomi maschili , che terminando
in O nel Singolare, prendono nel Plurale dop-
pia
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pia desinenza ; cioè una in I, secondo la Regola
generale ; e un’altra in A; e allora diventano
del Genere femminile . Tali sono , per esempio,
Castello , braccio , ginocchio , dito, calcagno, ci-
glio , labbro , pugno, filo , corno , muro , membro ,
anello , cuojo , fondamento , osso , miglio , tergo ,
riso , uovo , ed altri , che fanno al Numero del
Più Castelli, e Castella , bracci , e braccia , gi-
nocchi , e ginocchia , ec.
Osservate , che molti di questi amano me-
glio il Plurale in A, che in I; come apprende-
rete colla pratica de’ buoni Libri, e de’ corretti
Parlatori . Anzi alcuni non possono terminarsi
in I, quali sono Uova , miglia , staja , paja ,
centinaja , e simili . ( e )
Fra i Nomi terminati in CO , e GO alcuni
prendono al Plurale l’ H avanti all’ I , ed altri
no .
La prendono quelli , che avanti al CO, e
GO hanno una Consonante , come palco , sacco ,
fungo , tronco , arco , bosco , ec. , che fanno pal-
chi , sacchi , funghi , tronchi , archi , boschi , ec.
Da questa Regola si eccettua Porco , che fa
Porci .
Non la prendono quelli , che avanti al CO,
e GO hanno una Vocale , come Medico , Amico,
Monaco , Sparago , e simili, che fanno Medici ,
Amici , Monaci , Sparagi , ec. Da questa Regola
s’eccettuano fuoco , poco , luogo , ago , drago ,
antico , ed altri , che fanno fuochi , pochi , luo-
ghi , aghi , ec. Altri poi finiscono al Plurale
nell’ una , e nell’ altra maniera , come domestici ,
e do-
( e ) I Poeti ne terminano per fino in tre maniere ,
membra , membri , e membre , ossa , ossi , e osse .
Ma la terza è poco in uso.
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e domestichi ; salvatici , e salvatichi ; Astrologi ,
ed Astrologhi ; Dialogi , e Dialoghi , ec.
I Femminili in CA, e GA prendono neces-
sariamente al Plurale l’H . Così da Monaca ,
amica , oca , piaga , Strega , ec. si fa Monache ,
amiche , oche , piaghe, Streghe , ec.
Alcuni Nomi si trovano usati solo in uno
de’ due Numeri , come Nozze , interiora , ese-
quie , vanni per Penne dell’ ale , Spezie per Dro-
ghe , ec. che non hanno Singolare .
LEZIONE VI.
Dell’ Articolo .
ARticolo addimandiamo certa Parte del Dis-
corso , o piuttosto Particella , che si pone
avanti al Nome, come quando diciamo il Si-
gnore , lo studio , la madre .
Il , e lo , come si scorge dall’ addotto esem-
pio , sono articoli del genere mascolino ; La è
del femminino .
Questi Articoli non servono semplicemente
a indicare di qual genere sia il Nome , ma de-
terminano la cosa a una particolare significazio-
ne. Imperciocchè il Nome senza 1’ Articolo spie-
ga la cosa come in generale , non indicando più
questa , che quella : Ma l’Articolo fa che la cosa
si concepisca distinta da ogni altra. Per esem-
pio , se io dirò : Pietro scrive Lettere , la mia
Proposizione si potrà intendere di qualsisia Let-
tera . Ma se dirò : Pietro scrive le Lettere , al-
lora s’ intenderà di tali Lettere , alle quali si ha
rapporto nel Discorso ; e non di altre.
Il si pone innanzi a’ Nomi , che comincia-
no
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no da Consonante . Così il Padre , il Figliuolo ,
il Re , ec.
Ma se il Nome comincierà da S, che abbia
dopo se altra Consonante ; oppure da Z, allora
avrà per Articolo lo . Così diremo lo studio , lo
Spirito , lo zecchino , lo zio , ec. ; e non il studio,
il spirito , ec. E per altro da avvertire , che in-
nanzi alla Z il più degli Autori adoprano indi-
stintamente l’uno, o l’altro Articolo. In questo
è da consultare l’orecchio .
Chi si picca di scrivere a tutto rigore , usa
anche lo , e non il dopo la particella per , dicen-
do , a cagion d’esempio , non per il petto ; ma
per lo petto . ( f )
Lo si pone eziandio avanti a’ Nomi comin-
cianti per Vocale . Ma per maggior dolcezza
l’uso vuole, che resti tronco , ipecialmente se
quella Vocale fosse un altr’O. E però scriviamo
l’Angiolo , l’errore , l’onore , piuttosto che lo An-
giolo , lo errore , ec.
Il medesimo deve intendersi dell’ Articolo
la , scrivendo l’aria, l’eccellenza , l’industria ,
anzi che la aria , la eccellenza , ec. ( g )
Nel
( f ) Il Boccaccio ha usato lo dopo le voci Messer , e
Monsignor , dicendo in più d’un luogo Messer lo
Prete , Monsignor lo Re , ec. Ma generalmente
parlando l’ Articolo lo è più del Verso , che del-
la Prosa . Dante lo ha frequentemente , e senza
riguardo . Ma Petrarca sol con le voci d’una sil-
laba ; lo mio , lo cor , lo qual , e simili.
( g ) Avanti a Parola , che cominci per I seguita da
più Consonanti, la prima delle quali sia M, o N,
alcune volte lo , e la rimangono interi , e il
troncamento si fa in capo alla Parola , a cui
sono posti . Come lo ’mperatore , lo ’mperchè , la
’nvidia , la ’mpresa , ec. Il
Il che per altro si vuol fare con grande riguardo ;
nè mai con voci , che abbiano l’accento sulla
prima sillaba, quali sono India, impeto ec. , o le
due prime Consonanti simili , come immerite-
vole , innamorare , ec.
Anche l’Articolo Il perde talvolta la Vocale per
via d’altra Vocale , che lo preceda . Così Se ’l
sasso, ond’ è più chiusa questa Valle .
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Nel Numero del Più gli Articoli maschili
sono i , li , gli : Il femminile è le .
I , e li stanno avanti alle Consonanti , pur-
chè non sia una Z, o non siano più d’una , la
prima delle quali sia S . Così si scrive : i tempi,
i Santi , i giovani , ec.
Notate , che li è poco in uso , se non ha
avanti Per .
Gli sta avanti alle Vocali , avanti a Z, e
avanti a S seguita da altra Consonante . Così
gli Angioli , gli Uomini , gli Spiriti , gli Zecchi-
ni ec., e non i , o li Angioli , i o li Spiriti ec.
Anche avanti Dei , o Dii si porrà l’ Artico-
lo Gli .
A Gli non si può torre l’I , se non avanti a
voce , che cominci per I . Onde si scriverà bene
gl’ ingegni , gl’ infedeli , ec. Ma non già gl’ anni,
gl’ errori , gl’ uomini , e simili.
Le si accorcia secondo la Regola, che ab-
biam data per La .
Co’ suddetti Articoli si suol congiungere la
Particella IN in una voce sola ; e si fa nel , nel-
lo , nella , nei , negli , nelle ; non potendosi dire
in lo , in la , in gli , ec. ( h )
Similmente per dolcezza di Discorso si so-
gliono con gli Articoli unir le particelle per , con,
su,
( h ) I Poeti hanno qualche volta fatto contro questa
Regola . Così Petr. Ma ben ti prego , che in la
terza sfera . Ma in questo non sono da imitarsi .
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su , scrivendosi pel , col , collo , colla , sul , sullo ,
sulla ; e così nel Numero del Più pei , coi , sui ,
cogli , sugli , ed anche accorciati pe’ , co’ , fu’ ,
e pei femminili colle , sulle , ec. tenendo sempre
la regola data per gli Articoli semplici . ( i )
LEZIONE VII.
Quando si possa , o debba ommetter l’ Articolo .
DA ciò , che s’è detto nell’antecedente Le-
zione potete agevolmente comprendere ,
che non tutti i Nomi portano Articolo ; perchè
alcuni sono talmente per se distinti , e partico-
larizzati , che non han mai bisogno di particel-
a, che ne determini la significazione . Tali sono
i Nomi proprj delle Persone ; come Dio, Carlo,
Catone , ec. Che mal si direbbe il Dio , il Carlo ,
il Catone ; ec.
Ma se a questi nomi si ponesse un aggiunto,
l’ Articolo allora vi quadrerebbe : Il sommo Dio,
il Dio degli Eserciti , il gran Carlo , il savio Ca-
tone , ec. ( j ) .
Nep-
( i ) Altri aggiungono pello , pella , pelle , fral , frallo ,
fralla fralle, tral , trallo , tralla , e simili voci ,
le quali per la sconvenevolezza del suono , e del-
la figura loro sono da scriversi separate per lo ,
per la , fra le , ec.
( j ) E se Persone si nominassero col Nome della Fami-
glia, o con Soprannome, potrebbe assai bene
convenir loro l’Articolo . Onde se non diciamo
il Giovanni , il Pietro ec., diciam però il Boccac-
cio , il Bembo ec.; Come lo Stramba , lo Scalza ,
il Rossiglione , lo Squacquera , la Belcolore , ec.
Ch anzi nomi proprj , massimamente di Fem-
mine troviamo con Articolo ; la Gostanza , la
Maria, la Ginevra , la Beatrice, cc.
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Neppure i Nomi proprj di Città, se non
son preceduti da un Aggettivo, reggeranno Ar-
ticolo : E però niuno dirà mai la Roma , la Fi-
renze , ec.
Con tutto ciò l’ uso ad alcune lo ha pur
serbato : Il Cairo , la Mirandola , il Mondovì ;
e così di poche altre .
Quanto ai Nomi di Fiumi , Monti , Castel-
la , e simili ; e più vasti, come di Province ,
Regni, e delle quattro Parti del Mondo ancora,
ec. si veggono usati da’ buoni Autori or con
Articolo , or senza : Tevere , e il Tevere ; Etna,
e l’Etna; Italia , e l’Italia ; Toscana, e la To-
scana ; Europa , e l’Europa : e così degli altri.
Avvertasi però , che il supprimer l’Articolo
a cotai Nomi è il più delle volte vezzo della
Poesia , che maniera Prosaica . ( k )
Restavi ora ad osservare , che ponendosi
Due , o più, Nomi Sostantivi vicini , ordinaria-
mente l’Articolo si dà a tutti , o a tutti si ne-
ga. Così scriveremo Il Padre , e la Madre , op-
pure Padre , e Madre : ma non mai Padre, e la
Madre , nè il Padre , e Madre .
E quanto al replicar l’Articolo egli sarà
sempre necessario , quando i Nomi son di genere
di-
( k ) Lo togliam pure a Donno, Messere, Sere, Maestro,
Santo, Madonna, Monna, Madama, Suora, Frate,
qualora questi Titoli stanno avanti a’ lor Sostan-
tivi. Così Don Antonio, Messer Currado, Ser Bru-
netto , Maestro Aldobrandino , San Brancazio, Ma-
donna , o Madama Beritola , Monna Tessa, Suor
Claudia , Frate Brunorio .
Lo stesso vuol dirsi di certi Nomi di Dignità ; Co-
me Papa Urbano , Papa Benedetto . E presso l’Ario-
sto , Re Carlo , Re Sacripante : quantunque a que-
sti starebbe anche bene l’Articolo , il Papa Urba-
no , il Re Carlo , ec.
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diverso; come nel citato esempio il Padre, e la
Madre ; ma quando son dell’istesso genere, po-
trà bastare l’Articolo posto al primo Nome; sal-
vo nel caso , che si vogliano spiegare due sog-
getti distinti : Come il Padre, e il Figliuolo ; il
Lupo, e il Cane. Che male starebbe allora il Pa-
dre , e Figliuolo ; il Lupo , e Cane . Potrete dun-
que dire , per esempio , la prudenza , ed accor-
tezza vostra ; con l’ajuto , e favor de’ Signori :
ma non già la prudenza , e ingegno vostro ; con
l’ ajuto , e grazia de’ Signori; Perchè l’Articolo
della femmina si farebbe in quel caso servir al
maschio , e quel del maschio alla femmina ; il
che farebbe discordanza .
Non si replicherà l’Articolo , quando sono
più Aggiuntivi a un solo Sostantivo rapportati ;
Come il dotto , e accreditato Scrittore ; la mate-
riale , e grossa mente , ec.
Ma se due, o più Titoli si danno ad un me-
desimo Soggetto , mal fa chi replica 1’ Articolo ;
bastando il dire , a cagion d’esempio , Il Duca,
e Pari ; il Conte , e Capitano : Perchè due Arti-
coli indicherebbero due Persone .
LEZIONE VIII.
De’ Segnacasi .
CAso chiamano i Latini Grammatici la Ca-
denza , cioè terminazione varia , che rice-
vono i Nomi, secondo i varj Rapporti , che
hanno con le altre Parti del Discorso .
La Lingua Italiana, propriamente parlando,
non ha Casi ; perciocchè non varia, a guisa della
Latina, il finimento de’ Nomi , ma li determina
ai
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ai diversi sensi , che debbono fare , per via di
certe particelle , che chiamansi Segnacasi .
Nulla di meno affine di rendere alcune Re-
gole grammaticali ugualmente intelligibili , e
brevi , questo Vocabolo Caso si è dovuto ritene-
re anche dai nostri : i quali rinunciando alle bar-
bare , e nulla significanti denominazioni di No-
minativo , Genitivo , Dativo , ec. , hanno amato
meglio dire Primo Caso , secondo , terzo, quarto,
quinto , e sesto.
Il Primo lo hanno , come i Latini, chiama-
to Retto; ed è quello, da cui dipende il Verbo;
il quale perciò dee concordare con esso nel Nu-
mero , e nella Persona: Come nell’esempio, che
abbiamo addotto sul principio : Pietro legge .
Gli altri cinque gli hanno nominati Casi Ob-
liqui ; e questi dipendono dal Verbo , come
quando io dico : leggi il Libro : ove il Libro
è sostenuto dal Verbo leggi , e si considera ,
come quarto Caso . ( l )
Il Quinto Caso non ha necessaria connessio-
ne con le altre parti del Discorso ; e non fa che
nominar la persona , a’ cui la parola è indiriz-
zata. Come se io dicessi : O Pietro, leggi; op-
pure senza la particella , Pietro , leggi .
Ma il Secondo Caso , il Terzo, ed il Sesto
han-
( l ) Il secondo Caso alle volte è retto da un altro No-
me, p. e. I vizj degli uomini , ec.
Nel quarto Caso credo io , che si debbano conside-
rare que’ Nomi , che si appoggiano a qualche
particella, la quale non sia Segnacaso : Come quan-
do si dice : Per la Piazza , sopra le Stelle , contro
il Nimico , sotto la Terra ec. ; Salvo che alle Parti-
celle non si aggiungano i Segnacasi , dicendo ,
per es. , contro al Nimico , sotto della Terra, lun-
gi dalla Casa ec.
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hanno avanti di se certe Particelle , che si chia-
mano Segnacasi , o Vicecasi ; e sono di , a , da ;
che servono ad ogni genere , e ad ogni nume-
ro : Di Pietro , a Pietro , da Pietro ; di Citta-
dini , a feste, da molti .
E questi tre Segnacasi si congiungono con
gli Articoli , quando i Nomi gli esigono , in una
sola voce , nel modo che segue .
NEL NUMERO DEL MENO .
Pel Genere Maschile |
Pel Genere Femminile |
Del , dello . Al , allo . Dal , dallo . |
Della . Alla . Dalla . |
NEL NUMERO DEL PIU’ .
Degli, dei, o de’ . Agli, ai, o a’ . Dagli , dai, o da’ . |
Delle . Alle . Dalle . |
Per l’uso di questi Segnacasi uniti nella sud-
detta forma agli Articoli , convien ricorrere a
ciò , che s’è detto nella Lezione VI. degli Ar-
ticoli Semplici ; poichè questi seguono la Natu-
ra di quelli . Così del si porrà avanti a Conso-
nante semplice : del Sole . Dello avanti a due Con-
sonanti , la prima delle quali sia S : Dello spiri-
to . Dell’ avanti a Vocale : Dell’ anno. Degli
avanti a Vocale , o S seguita da altra Conso-
nante : Degli anni ; Degli spiriti, Dei , o de’
avanti a Consonante semplice : Dei giorni , o de’
gior-
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giorni . E così regolerete gli altri a proporzio-
ne . ( m )
Alle volte i Segnacasi si tacciono ; come
quando diciamo la Dio grazia , la Dio mercè ,
dove il senso richiederebbe che si dicesse di
Dio . Ma avvertite , che se grazia , e mercè si
ponessero avanti , allora questo Segnacaso sareb-
be necessario , non potendo stare la mercè Dio ,
la grazia Dio . ( n )
In oltre si possono supprimere i Segnacasi
di , e a con alcuni de’ Pronomi : Il che vedre-
mo a suo luogo .
LEZIONE IX.
De’ Pronomi .
IL Pronome è una Parte del Discorso, la qua-
le sta in luogo del Nome. Per esempio : Ora
avvenne , che trovandosi Egli una volta a Parigi
in povero stato , come Egli il più del tempo dimo-
ra-
( m ) Non ho posti delli , alli , dalli , perchè son poco
usati , come ho avvertito del li .
In Poesia sogliono alcuni buoni Scrittori scrivere
il Segnacaso distaccato dall’ Articolo : de lo ; de
la; a gli ; ne lo ; ec.
( n ) Similmente dicesi di Casa Egano ; a Casa i Frati ;
da Casa Messer Currado ; in Casa questi Usurarj ;
ec. in luogo di dire di Cafa di Egano ; a Casa
de’ Frati , ec. Ma è da notare , che non sarebbe
lecito ometter il suddetto Di , quando al nome
Casa si desse Articolo. Onde male starebbe Della
Casa Egano ; alla Casa i Frati , ec. E in tal caso
converrebbe dire di Egano, de’ Frati, ec.
Anche ad altre Voci ha tolto il Segnacaso Di il
Boccaccio . Come quando scrisse : per la metà di-
letto , ec.
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rava , ec. (Nov. 7. giorn. I. ) Qui si vede, che
la parola Egli sta due volte in luogo del Nome
Primasso già detto avanti .
I Pronomi si dividono principalmente in
Dimostrativi , Possessivi, e Relativi .
I Dimostrativi sono io , tu , colui e colei ,
costui e costei , cotestui e cotestei , questi , quegli ,
egli ed ella , esso ed essa , questo e questa , cotesto
e cotesta , quello e quella , ciò ; Perciocchè ser-
vono a dimostrare la Persona , o la Cosa.
Il Plurale d’io è noi , quello di tu è voi.
Io , e noi indicano le persone prime , cioè
quelle che parlano. Tu , e voi le persone secon-
de , cioè quelle , alle quali si parla . Tutti gli
altri Pronomi , come anche i Nomi sono di per-
sona terza , perchè esprimon persone , o cose ,
delle quali si parla .
Io ha negli Obliqui me , e mi . Tu ha ne-
gli Obliqui te, e ti.
Me , e te si adoprano co’ Segnacasi ; e con
le altre Particelle , a me , di te , da me , per te ,
contro me , ec.
Si adoprano senza Particella , quando s’ab-
bia relazione ad altri Nomi addotti poscia , o
dianzi, o anche sottintesi. Come: La Fortuna
comparte agli altri ricchezze, ed onori, me lascia
in misero stato . . . . Le tue parole non vengono
a ferir me . Ove si vede , che me ha rapporto
ad altri , che nel primo esempio è espresso ; e
nel secondo è sottinteso .
Si pongono anche talvolta in cambio del
Retto io , e tu , dopo il come , dicendosi come
me , come te ; e col Verbo essere , quando però
questo non sia il Verbo principale . Come: Celso
è mio amico , e certo sono , ch’egli sia un altro
Me
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Me . . . . Credendo io fossi te .
Fuori delle suddette occasioni si usa sempre
mi , e ti , pel terzo Caso, e pel quarto. Così
mi ama , ti lodo , mi scrive , ti manda ; o affi-
gendoli al Verbo , amami , lodoti , scrivemi ,
mandati . ( o )
Da Noi , e Voi ne vengono ci , e vi , che
servono parimente al terzo, e quarto Caso, sen-
za particelle . Così ci manda , vi scuopre, e co’
Pronomi affissi al Verbo, mandaci, scuoprevi, che
vagliono per manda noi, scuopre voi , ed anche
per manda a noi , scuopre a voi .
Dunque erra chi usa ci in luogo di a lui,
a lei , a loro , con dir , per esempio , ci scrive-
rò , ci dico , ci ho mandato , volendo spiegare
scriverò a lui , dico a lei , ho mandato a loro ,
o a coloro.
In vece di ci si usa anche benissimo ne , e
vale noi , o a noi . Ma è forse più proprio della
Poesia :
Che vendetta è di lui, che a ciò ne mena . Petr. ( p )
Ai quattro Obliqui suddetti deve aggiun-
gersi SE , che è Pronome delle terze Persone .
Manca del primo Caso , e serve ad ogni genere,
e ad ogni numero . Tiene la regola di me , e te ,
e come quelli cambia l’e in i. Di se , a se ,
per
( o ) Farme , celarte , e simili , in vece di farmi , celarti
ec. S’usano solo nel Verbo per necessità di rima.
Lo stesso si dica di farse per farsi , ec. ; farve per
farvi , ec. anche meno usati de’ due primi.
( p ) Ci , e vi servono alle volte per Avverbj locali ;
come vedremo a suo luogo . Vagliono anche a
questa cosa , a queste cose . Come ne’ seguenti esem-
pj : Se non volete , che il male cresca , poneteci ri-
medio . . . Pietro mi palesò i suoi desiderj , ma io
non vi acconsentii.
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per se ; si dice , egli si pente , o pentesi , ec.
Alcuni lo usano malamente per ci , dicendo
si lusinghiamo , in luogo di dire ci lusinghiamo ,
ec.
Colui , costui , cotestui , questi , quegli , egli ,
co’ femminili loro corrispondenti sono Pronomi
Sostantivi , che si rapportano soltanto a persone;
onde sono anche addimandati Personali .
Gli altri sono Aggettivi , e si rapportano
anche a Cose .
Costui , e questo esprimon persona , o cosa,
vicina a chi parla.
Cotestui , e cotesto spiegano persona , o cosa
lontana da chi parla , e vicina a quello, a cui
si parla . Così questo libro è quello , che io ho
in mano : Cotesto libro è quello , che avete in
mano voi . Costoro , cotestoro , e coloro sono d’am-
bi i generi.
Colui , costui , cotestui , come pure i lor fem-
minini sì nell’un numero , che nell’altro stan-
no sì nel Retto, che negli Obliqui: posti avanti
ad altro Sostantivo , che li regga , possono star
senza il Segnacaso Di . Al colei grido ; per lo
costui consiglio ; per lo costoro amore , ec.
Sto , e sta in vece di questo , e questa non è
da usarsi , se non colle tre voci seguenti : sta
mane , sta sera , sta notte . ( q )
Quello al Plurale mascolino fa quelli , que-
gli , e quei , oppure que’ . Avanti al Sostantivo
Quelli farebbe mal suono ; onde si dirà quei
paesi , que’ tempi , e non quelli paesi , quelli tem-
pi.
( q ) I Poeti hanno con altri Sostantivi usato sto , e sta ,
ma rare volte . Più sovente si son serviti d’esto,
esta . Così Dante : Esta selva , esti tormenti . E
Petr. D’ esto ingrato , ec.
/ BEGIN PAGE 22 /
pi. Ma se segue Vocale , o S con altra Conso-
nante dopo, s’userà Quegli . Quegli uomini, que-
gli spazj , ec.
Ciò vale questa cosa , quella cosa . Nel cui
luogo si usa anche quello , questo . Onde diciamo
indistintamente : Ciò mi piace ; questo mi piace ;
questa cosa mi piace . E qui troncheremo la Le-
zione , per non farla troppo lunga .
LEZIONE X.
Si continua a parlare de’ Pronomi .
QUesti nel Numero del Meno vale quest’uomo.
Questi m’ha fatto men amare Iddio ,
disse Petrarca, parlando d’Amore rappre-
sentato dal Poeta come Persona . E’ solamente
del Caso Retto ; e negli Obliqui si dirà a questo,
di questo ; o di costui, ec. Lo stesso dicasi di Que-
gli , che avrà per obliquo quello , o colui . ( r )
Egli è anche Pronome d’uomo . Ha negli
Obliqui lui . Al Plurale fa eglino nel Retto , e
loro negli Obliqui . Si può accorciare in Ei , ed
E’ : E tutte e tre queste voci si trovano pure in
Plurale , ma più di rado . ( s ) .
Egli, od e’ non fa sempre la vece del No-
me : ma spesso ancora è Particella riempitiva ,
che sta nel Discorso per ornamento . Come: Egli
era
( r ) Quegli si accorcia per lo più nel Verso, e se ne fa
quei . Così Dante :
E qual è QUEI , che disvuol ciò , che volle .
E talora in obliquo:
Che non soccorri QUEI , che t’ amò tanto ?
( s ) I Poeti hanno usato talvolta ello , e nel plurale
elli tanto nel Retto , come negli obliqui , siccome
anche elle : Ma noi non li seguiteremo .
/ BEGIN PAGE 23 /
era in questo Castello una Donna Vedova . . . .
Egli non erano ancora quattr’ ore compiute . . . .
Orso e’ non furon mai fiumi, nè stagni .
Ella ha negli Obliqui lei : al Plurale elleno
in Retto , e in Obliquo loro.
Adunque non sarà ben detto lui vuole , lei
dice ; loro credono , ec. come si usa volgarmente;
ma converrà dire egli vuole , ella dice , eglino ,
od essi credono ; elleno , od esse credono, se si par-
la di femmine .
Similmente sarà errore il dire con egli , di
ella , per eglino , ec. ( t )
A lui , e lei si può supprimere il Segnacaso
a . Come quando diciamo : intimò lui che venis-
se ; scrisse lei , che il figlio era docile , in luogo
di dire intimò a lui , scrisse a lei .
La per ella ; le per elleno ; come la mi pre-
ga, le sono baje, e simili modi , sono della Lingua
popolare , e non da usarsi nelle gravi Scritture .
Esso sta alle volte invariabile , e per mero
ornamento con ogni genere , e con ogni nume-
ro ; Con esso lui , con esso lei , con esso loro , con
esso meco , con esso i più , sovr’ esso il ponte , lungh’
esso il fiume , ec.
Desso , e dessa si adoprano per energia, cioè
per espressione più viva ; e si rapportano a per-
sone : Non han luogo , che in Retto ; e solo co’
Verbi essere , e parere . Come mi par dessa ; egli
è desso ; cioè ella stessa , egli stesso .
A
( t ) Benchè altri si sforzi di addurre esempj in con-
trario , come di lei nel Retto , e d’ella nell’Obli-
quo, ec.; Noi l’ uso costante degli Autori, e non
l’abuso abbiamo a seguire . E questa stessa rispo-
sta voglio che s’intenda data a qualunque altra
simile opposizione ci venisse fatta .
/ BEGIN PAGE 24 /
A questi Pronomi Dimostrativi si vogliono
aggiungere stesso , o istesso , e medesimo ( e non
medemo , come barbaramente dicono i volgari ) .
Questi s’accoppiano con qualsivoglia Nome , o
Pronome : io stesso , Paolo stesso , quella medesi-
ma , ec., e servono a specificare più vivamente
il Sostantivo , a cui si appongono . Si usano an-
che da se , lo stesso , la medesima , avendo però
rapporto a un Sostantivo già nominato . ( u )
Lo , la , li , gli , le , e ne si usano anche
per Obliqui di egli , ella , colui , coloro , ec.
Lo vale quello , o questo ; e la vale questa ,
o quella . Così lo veggo ; confortatelo ; servitela,
la servo, ec. Ne’ quali casi è da notarsi , che non
istarebbe bene lui , e lei ; o quello , e quella ,
quando detti Pronomi sono senza relazione ; co-
me abbiam detto nella Lezione IX. del me , e te,
invece di mi , e ti.
Il per lo si usa avanti a Consonante sempli-
ce. Come il veggo , il vogliono : ma se vi pre-
cedesse il non , converrebbe dire non lo veggo ,
non lo vogliono ; oppure nol veggo , nol vogliono.
Li è Pronome del Plurale , e vale quelli;
li veggo ; li vogliono
Gli vale lo stesso , ma si usa avanti a Voca-
le ; e ad S seguita da altra Consonante , come
quando è Articolo : Gli odo ; gli spendono .
Ma nel Singolare sta per a lui . Antonio vuol
ch’ io gli dia danaro . . . dategli cinquanta Du-
cati , ec. ne’ quali Casi non si può usare li.
Le nel Plurale vuol dire quelle . Se le vo-
lete , eccole qua . Nel Singolare sta per a lei. Io
le
( u ) Medesimo si trova anche invariabile a maniera
d’Avverbio Ivi medesimo se ne morì . . . . Lucre-
zia seco medesimo ripensando la cosa, ec.
/ BEGIN PAGE 25 /
le scriverò ; ditele una parola per me ; s’ intende
io scriverò a quella Donna , dite a lei, ec. ( v )
Ma nel Numero del Più pel terzo Caso non
sarà da usarsi nè gli , nè lì , nè le , come i più
fanno : ma volendo dire a quegli uomini , a quel-
le femmine , converrà sempre dire : a lor , o lo-
ro , senza il Segnacaso . Così scrisse loro, coman-
dò loro ; cioè a quelli , a quelle .
Ne vale di questo , da questo , e serve ad
ambi i generi , e ad ambi i numeri . Come: Tu
hai delle buone penne , dammene . . . . Si è recato
vino aleatico , ma io non ne ho bevuto . . . . Tu
vai a Roma ; io ne vengo .
Avanti ai detti Pronomi lo , la , gli , li , le ,
e ne , si scrive sempre me , te , ce , ve , se. Così
me lo imagino ; te la prometto ; ce gl’invierà ; ve
li serbai ; se le mangia , ec.
Ma se lo , la , gli , li , le si pongono avan-
ti , allora non me , te , ce , ec. ma mi , ti , ci , ec.
sarà da scriversi . Così Io lo vi manderò , gli ti
presenterò , le mi strinsi a’ piedi , ec.
Precedendo poi a lo , la , gli , li , le , e ne il
Pronome gli Singolare , si uniranno insieme ,
con aggiungervi un E tra mezzo : Glielo diede ,
gliela pagherà , gliene parlai , ec. ( x )
LE-
( v ) Molti spesso errano usando gli per la femmina , e
le pel maschio . Che se parlando ad un uomo si
userà le , ciò farà quando gli si parla in terza
persona , dandogli della Signoria , o dell’Eccel-
lenza, o simil Titolo femminino.
( x ) Nelle buone Prose antiche trovasi usato gliele ( o
gliene ) per qualunque genere , e qualunque nu-
mero . Così il Boccaccio : Portò certi falconi pel-
legrini al Soldano , e presentogliele . E parlando
d’un Ortolano ; e d’un Castaldo: Io gliele promisi .
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LEZIONE XI.
Del Pronome Relativo .
RElativi si appellano que’ Pronomi , che no-
tano rapporto ad un Nome antecedente-
mente posto . E sono il quale , che , cui , ec.
come si scorge ne’ seguenti esempj : I giovani ,
a quali piace l’ozio , diverran viziosi . . . . Il li-
bro , che non è inteso , non giova punto . . . Fate
del bene a quegli uomini , da cui avete ricevuto
male . Che è come a dire : a’ quali giovani , il
qual libro , da’ quali uomini .
Al Relativo quale non è mai lecito torre
l’Articolo . Onde non sarà ben detto : Il libro,
quale m’ avete prestato ; l’arte, quale professo , ec.
Nel qual errore cadono moltissimi ; Ma il libro,
il quale ; l’arte , la quale .
Che si usa come il quale , e serve ad ogni
genere , e ad ogni numero .
Alle volte con l’Articolo maschile avanti
vale la qual cosa . Ma osservate , che si dice bensì
il che ; ma non lo che , o locchè , se prima non
vi fosse la particella per .
Alle volte vale cosa . Come quando dicesi
un gran che , un bel che .
Alle volte vale che cosa : Che fai? che pensi?
E starebbe male : Cosa fai ? cosa pensi ?
Co’ Segnacasi , o con altre Particelle può
aver relazione a qualsivoglia Sostantivo. Ma serve
piuttosto all’ eleganza del Verso . Così il Petr.
Gli occhi, di ch’io parlai sì caldamente .
E Dante :
Per tor il biasmo , in che era condotta .
Si
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Si usa per quale , o quanto . Come quando
si dice Che moneta è questa ? . . . Non so che tem-
po starò in Milano .
Supplisce anche solo alle particelle in , con,
di , ec Per esempio : Nel tempo che gli alberi
si veston di frondi . . . . Imbolato avrebbe con quel-
la coscienza , che un uomo offerrebbe . . . Da quel
nodo sciolta , che più bel mai non seppe ordir na-
tura . Nel primo esempio che sta per nel quale ;
nel secondo per con la quale ; nel terzo per del
quale .
Cui ha la stessa forza degli altri due Rela-
tivi , in ogni genere, e numero : ma non si usa
mai nel Retto ; nè ha Articolo: Il Compagno, cui
voi non imitate ; i Cavalieri , di cui m’ avete scrit-
to ; la dignità , a cui aspirano ; le pazzie , per
cui si piange , ec.
Sta anche senza i Segnacasi di , a , poten-
dosi dire con eleganza la dignità , cui aspirano .
Ma il di non gli si toglie, se non lo precede l’Ar-
ticolo del Nome, a cui si appoggia. Come quan-
do si dice il cui valore ; le cui imprese , ec. cioè
il valore ; le imprese del quale , o della quale, ec.
Si aggiunge Chi, che vale quello , il quale ,
e in tal caso racchiude due Pronomi . Come di-
cendosi Son chi sono ; chi ama la gloria , non la
perdona a fatica .
Serve al maschio , e alla femmina , in ambi
i numeri . Ma è proprio solo di Persona .
Riceve qualsivoglia Proposizione , di chi, a
chi , per chi , contro chi , ec.
Si usa anche per semplice Relativo invece
di cui , quale , ec.
Tra magnanimi pochi , a chi ’l ben piace .
Serve anche per interrogare : Chi mi vuole ?
Chi passa ? E
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E per Distributivo :
A chi piace la Toga , a chi la Spada . ( y )
Anche Onde è alle volte Pronome Relati-
vo , e massimamente in Verso ; e vale di cui ,
da cui , per cui . Come il fuoco , ond’ ardo ; le
cose , onde abbiamo parlato , ec.
LEZIONE XII.
De’ Possessivi , e d’altri Pronomi .
PRonomi Possessivi si chiamano mio , tuo , suo ,
nostro , vostro , perchè determinano il posses-
so della cosa . Si dicono anche Derivativi , per-
chè derivano dai Dimostrativi Personali io , tu ,
ec., i quali perciò si dicono anche Primitivi .
Possono star senz’ Articolo .
Mio ha il maschile Plurale miei ; tuo tuoi ;
suo suoi . ( z ) Gli altri finimenti seguono le Re-
gole generali .
In luogo di suo si pone di loro , e più co-
munemente loro , senza il Segnacaso , qualvolta
il Nome principale , a cui s’attribuisce il pos-
sesso , è nel Numero del Più . Per esempio di-
remo bensì l’ uomo, onesto ama la sua gloria ; la
buona madre ha cura de’ suoi figliuoli . Ma se si
dicesse gli uomini ; le madri , sarebbe necessario
dire la loro gloria , de’ loro figliuoli . E se i
Poe-
( y ) Distributivo è anche Cui . Macchie apparivano a
molti , a cui grandi , e rade , e a cui minute , e
spesse ; cioè agli uni grandi , agli altri minute .
Distributivo è parimente quale , senz’ Articolo :
Qual torna a casa , e qual s’annida in selva .
( z ) I Poeti usano per necessità di rima tui , e sui ; sic-
come nui e vui .
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Poeti si sono alcuna volta dipartiti da questa
Regola , non sono perciò da imitare .
Ogni , tutto , ognuno , chiunque , qualunque ,
uno , alcuno , qualche , qualcheduno , certuno , al-
tri, ec. si chiamano Pronomi Universali , o In-
determinati , perchè non determinano la perso-
na , o la cosa , come fanno i Dimostrativi .
Ognuno, chiunque, certuno , altri , sono So-
stantivi. Ognuno ama ; chiunque s’ affatica ; cer-
tuno crede ; altri pensa . Gli altri sono Agget-
tivi.
Chiunque , ed altri si riferiscono solamente
a persone .
Ognuno , e chiunque non si usano in Plu-
rale .
Con certuno va certo , e certa , che sono
Aggettivi : Certo Dottore , certe cose.
Altri in Singolare , come qui si considera ,
sta solo nel Retro: ne’ Casi obliqui fa altrui ;
che nel secondo , e terzo sta bene senza Segna-
caso . Per esempio : Non si deve macchiar l’al-
trui fama ;
Non fare altrui ciò , che patir non vuoi .
Qualunque ha d’ordinario espresso il suo So-
stantivo : Qualunque Maestro ; qualunque cosa .
Ma talvolta vi si sottintende :
Batte col remo qualunque s’ adagia. ( a )
Con qualunque vanno qualsisia , qualsivoglia,
che hanno la medesima forza di qualunque . Sic-
come chichessia equivale a chiunque ; E cheches-
sia ,
( a ) Simile a qualunque è quantunque , che val quanto ,
ma meno in uso : Quantunque volte, ec.
Tra quantunque leggiadre Donne belle .
Chi vuol saper quantunque può Natura . Petr.
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sia, o cheche a qualunque cosa . ( b )
Uno è anche Numerale . Circa del quale al-
tro non fa mestieri avvertire , se non che quan-
do ha avanti il numero maggiore , vuole il So-
stantivo accordato seco . Onde mal fa chi dice :
ventun anni , ventun’ ore : e si dovrà dire : ven-
tun anno , ventun’ ora .
Qualche non si pone mai senza Sostantivo
espresso : il suo ordinario significato è alcuno .
Radissime volte si trova al Plurale : Come in
Boccaccio :
Addormentato in qualche verdi boschi .
Come qualcheduno vale qualcuno .
Ad alcuno si può aggiungere alquanto ; ta-
luno ; tale , e cotale , che vale lo stesso ( c ).
Distributivi sono ciascuno , e ciascheduno ,
perchè hanno la significazione di cosa , o perso-
na particolare , e separata ; laddove ognuno ,
qualunque , ec. l’hanno generale. Possono essere
Sostantivi , e Aggettivi: Ciascuno pensa a se ;
ciascun Soldato deve aver coraggio ; ciascuna Ma-
dre dee pensar alla famiglia .
Negativi sono nessuno , o nissuno , o niuno,
o nullo ; ma quest’ ultimo è poetico : nulla ,
niente , che vagliono nessuna cosa .
Quan-
( b ) Quale per qualunque . Così Petr. Qual Donna at-
tende a gloriosa fama, . . . Miri ec. Talora ha
dopo il che . Qual ch’ egli si fosse ec.
E similmente qualche per qualunque . Così Petr.
Qual più diversa , e nuova
Cosa fu mai in qualche stranio Clima ec.
( c ) A tale corrisponde quale : Qual è il Padre, tal è il
Figlio . Servono per Avverbj di similitudine ;
cioè quale per come , e tale per così :
Qual suole il fiammeggiar delle cose unte
Moversi pur su per l’estrema buccia ,
Tal era lì da’ calcagni alle punte . Dant.
/ BEGIN PAGE 31 /
Quantunque abbiano unita una Particella
negativa non , ne , non diventano però afferma-
tivi ; come falsamente credono coloro , che poco
pratici della Toscana favella , vogliono legarla
alle leggi della Latina . Ricordatevi adunque ,
che si negherà dicendo p. es. , non c’è nessuno ;
io non so nulla , ec. Anzi mala scrittura farebbe
chi senza la Particella negativa ponesse : c’è nis-
suno ; io so nulla , ec.
Ma da se soli alle volte stanno per alcuno ,
qualche cosa , e simili. Colla mano subitamente
corsi a cercarmi il lato , se niente v’avessi .
I dì miei più leggier , che nessun cervo.
Veruno è negativo ; ma va sempre unito
a una particella negativa . Non ce n’è veruno . . .
Nè verun altro parlò .
LEZIONE XIII.
Del Verbo .
VErbo è quella Parte del Discorso , che di-
nota l’essere , o il farsi delle Cose. Come
quando io dico : Pietro è in casa ; Pietro dorme ;
Pietro scrive ; queste parole è , dorme , scrive si
chiamano Verbi , perchè affermano dove Pietro
sia , e quel ch’ egli faccia.
Il Verbo si varia per Tempi , in due Modi
specialmente : il primo de’ quali , perchè indica,
o dimostra semplicemente l’essere, o il farsi del-
le Cose , si chiama Indicativo , o Dimostrativo .
Così sono del Dimostrativo le voci scrivo, scri-
veva , scriverò , e simili . L’altro Modo, perchè
da se ha quasi sempre una significazione non as-
soluta , ma dipendente da qualche particella ,
che
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che lo congiunge a un altro Verbo , vien detto
Congiuntivo , ossia Soggiuntivo . Così del Sog-
giuntivo sono le voci scriva , scrivessi , abbia
scritto , e simili .
Quanto ai Tempi, tre ve n’ha nella natura ;
Presente, Passato, ossia Preterito, e Futuro, ossia
Avvenire. Imperciocchè o nominiamo azioni che
si fanno nell’ atto che parliamo , o che sono già
seguite , o che hanno ancor a succedere .
Ma perchè il Tempo Passato si può consi-
derar in maggiori , o minori distanze relativa-
mente , si divide perciò in più ipecie . Se accen-
no l’azione come non finita, o veramente a pet-
to d’un’altra già passata, la considero nell atto
di farsi , il Verbo allora si dice essere nel Pen-
dente , ossia Preterito Imperfetto . Come scrive-
va . Se l’azione , ch’ io manifesto , è perfetta-
mente passata , ma di poco , il Verbo è del Pas-
sato perfetto , ossia Preterito determinato . Come
questa mattina ho scritto due Lettere . Ma se il
fatto è seguito già da qualche tempo conside-
rabile, allora chimasi Preterito Indeterminato ;
come se io dicessi : Tre mesi fa scrissi due Let-
tere . Quello poi , che è passato anche prima
d’una cosa già passata , dicesi Trapassato , ossia
piucchè Preterito . Come Quando tu sei venuto a
casa mia , io aveva scritto due Lettere , ec. Tra-
passato Perfetto sarà quello , che nota maggior
lontananza di questo Trapassato . Come dicen-
do : Dopo che io ebbi scritto due Lettere , venne
da me Antonio .
Pertanto contiamo nel Modo Dimostrativo
sette Tempi , cioè Presente , Passato Imperfetto ,
Passato Determinato, Passato Indeterminato, Tra-
passato Imperfetto , Trapassato Perfetto , e Fu-
turo . Sette
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Sette voci differenti ha parimente il Modo
Soggiuntivo , legga , leggessi , leggerei , abbia
letto , avessi letto , avrei letto , avrò letto . Ma
non è così facile il dichiarar di ciascuna il pre-
ciso Tempo . Conciossiachè si scambiano spesso
l’una con l’altra , e prendono tutte la qualità
del Tempo dal Verbo , o dalla Particella , da
cui dipendono . Eccone la prova . Ho pregato
l’Amico d’un favore ; ed ha risposto , che mel fa-
rebbe : gli ho detto , che venisse a pranzar meco ;
ed ha risposto , che sarebbe venuto . Le voci fa-
rebbe , venisse , e sarebbe venuto negli addotti
esempi son del Tempo avvenire ; quando altro-
ve le due prime sono del Preterito Imperfetto ;
e l’altra del piucchè Perfetto . Mangia pane , il
quale mostra , che seco recasse : qui recasse è Pre-
terito Perfetto, e vale quanto abbia recato. Non
so chi mi chiami . In questo Caso la voce chiami
è del Presente : Ma diventa del Tempo avveni-
re , dicendo: Verrò , quando tu mi chiami .
Quante ore saranno ? Ecco la voce del Futuro
fatta del Presente . Credo , che saranno partite
le navi . Ecco la medesima diventata del Passa-
to . Ma di questo vi persuaderan meglio l’uso ,
e la riflessione.
Frattanto , giacchè a ciascuna delle suddet-
te voci conviene anche nel Soggiuntivo dar una
denominazione , le chiameremo Presente , come
legga ; Pendente , come leggessi ; Presente Imper-
fetto , come leggerei ; Passato Determinato , co-
me abbia letto ; Passato Indeterminato , come
avrei letto ; Trapassato , come avessi letto ; Fu-
turo , come avrò letto.
Tre Persone hanno a considerarsi ne’ Verbi
per qualunque Tempo , e in qualunque Modo si
de-
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declinino ; delle quali Persone abbiamo di già
parlato nella Lezione IX. De’ Pronomi .
E così anche due Numeri, come si è detto
de’ Nomi . Io penso , tu pensi , colui pensa son le
Persone del Singolare . Noi pensiamo , voi pen-
sate , coloro pensano son quelle del Plurale .
Oltre i suddetti due Modi di variar i Ver-
bi , ve n’ha un altro, che chiamano Imperativo ;
il quale serve per comandare , consigliare , pre-
gare , e simili. Come quando io dico : Aprite
quel libro ; andiamo a spasso ; perdonatemi , ec.
Per comandare ci serviamo alle volte del
Futuro . Così Rossiglione al Cuoco : Prenderai
quel Cuor di Cignale , e fa che tu ne facci una
vivandetta. ( d ) E in fatti questo è il solo Tem-
po indicato dall’ imperativo ; poichè è chiaro ,
che ciò , che si comanda , o consiglia , ec. non
è ancor fatto.
Questo Modo prende quasi tutte le voci
dagli altri due.
Aggiungesi anche il quarto Modo, che chia-
mano Infinito . Questo , come spiega il suo No-
me stesso, non è variabile in conto alcuno . Ha
due sole voci, una semplice , come pensare; l’al-
tra composta , come aver pensato ; le quali non
possono aver luogo nel Discorso , se non son
rette da un altro Verbo , o da una Particella ;
come Dovete studiare , per imparare a far il vo-
stro dovere ; o se non istanno a modo di Sostan-
tivo ; come il ben leggere fa l’uomo erudito . La
prima voce dell’Infinito , come pensare da se
sola
( d ) Quando parliamo a una persona sola , pregando,
o comandando che non si faccia una cosa , ci
vagliamo anche dell’ Infinito : Non far torto al
suo Prossimo . Non mi condannar di negligenza .
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sola è indifferente a qualsivoglia Tempo, e pren-
de la natura di quello , che è spiegato dal Ver-
bo , cui s’appoggia . La seconda , come aver
pensato, ha del Preterito .
Ma senza più sarà opportuno , ch’ io v’es-
ponga qui distese le Formole de’ Verbi, secondo
i tre diversi finimenti , che Congiugazioni s’ap-
pellano , oppure Declinazioni ; a cui tutti si ri-
ducono are, ere, ire : ( e ) le quali voi di quan-
do in quando leggendo , affine di mettervele
nella memoria , imparerete assai più che da qua-
lunque lungo ragionare.
FORMOLE DE’ VERBI.
Pensare Temere Sentire
MODO DIMOSTRATIVO .
Tempo Presente .
Sing. Plur. |
Io Tu Colui Noi Voi Coloro |
Penso pensi pensa pensiamo pensate pensano |
Temo temi teme temiamo temete temono |
Sento senti sente sentiamo sentite sentono |
Pas-
( e ) I finimenti de’ Verbi in orre , urre , come Compor-
re, sedurre ec. si riducono al finimento in ere ;
come nati da componere , e seducere, dai quali
prendono alcune voci.
/ BEGIN PAGE 36 /
Passato Imperfetto .
Pensava Pensavi Pensava Pensavamo Pensavate Pensavano |
temeva, o temea temevi temeva, o temea temevamo temevate temevano, o temeano . |
sentiva sentivi sentiva sentivamo sentivate sentivano . |
Passato Determinato .
Ho Hai Ha Abbiamo Avete Hanno |
pensato |
temuto |
sentito . |
Passato Indeterminato .
Pensai Pensasti Pensò Pensammo Pensaste Pensarono |
temei, o temetti temesti temè, o temette tememmo temeste temerono, o temettero . |
sentii sentisti sentì sentimmo sentiste sentirono . |
Trapassato Imperfetto .
Aveva, o -ea Avevi Aveva, o -ea Avevamo Avevate Avevano,o -eano |
pensato |
temuto |
sentito . |
Tra-
/ BEGIN PAGE 37 /
Trapassato Perfetto .
Ebbi Avesti Ebbe Avemmo Aveste Ebbero |
pensato |
temuto |
sentito . |
Futuro .
Penserò Penserai Penserà Penseremo Penserete Penseranno |
Temerò temerai temerà temeremo temerete temeranno |
Sentirò sentirai sentirà sentiremo sentirete sentiranno . |
MODO SOGGIUNTIVO .
Presente .
Pensi Pensi Pensi Pensiamo Pensiate Pensino |
Tema Temi , o tema . tema temiamo temiate temano |
Senta senti , o senta . senta sentiamo sentiate sentano . |
Pendente .
Pensassi Pensassi Pensasse Pensassimo Pensaste Pensassero |
Temessi temessi temesse temessimo temeste temessero |
Sentissi sentissi sentisse sentissimo sentiste sentissero . |
Pre-
/ BEGIN PAGE 38 /
Presente Imperfetto .
Penserei Penseresti Penserebbe Penseremmo Pensereste Penserebbero, o Penserebbono |
Temerei temeresti temerebbe temeremmo temereste temerebbero, o temerebbono |
Sentirei sentiresti sentirebbe sentiremmo sentireste sentirebbero, o sentirebbono |
Passato Determinato .
Abbia Abbi, o abbia Abbia Abbiamo Abbiate Abbiano |
pensato |
temuto |
sentito . |
Passato Indeterminato .
Avrei Avresti Avrebbe Avremmo Avreste Avrebbero, o Avrebbono |
pensato |
temuto |
sentito . |
Trapassato .
Avessi Avessi Avesse Avessimo Aveste Avessero |
pensato |
temuto |
sentito . |
Fu-
/ BEGIN PAGE 39 /
Futuro .
Avrò Avrai Avrà Avremo Avrete Avranno |
pensato |
temuto |
sentito . |
MODO IMPERATIVO .
. . . . . Pensa Pensi Pensiamo Pensate Pensino |
. . . . . Temi tema temiamo temete temano |
. . . . . Senti senta sentiamo sentite sentano . |
INFINITO .
Semplice . Preterito . aver |
pensare , temere , sentire . pensato , temuto , sentito . ( f ) |
LE-
( f ) Avrete per voci da non usarsi quelle, che non so-
no nelle suddette Formole, come pensorono , pen-
sarò , penseressimo , pensarei , pensavo , pensassimo
per pensammo ; io , o colui temi , coloro temino ; te-
mano per temono ; pensate per pensiate , e somi-
glianti .
Sentía , sentiamo , e sentiéno son de’ Poeti : e molto
più Sentío , e sentíe per sentì . In luogo di ama-
rono, sentirono, e simili s’usano in Poesia amaro ,
sentiro ec. Ma amarno , e simili sono da schivarsi .
Pensassono per pensassero ec. son voci disusate .
Del Verso sono anche penseria, penseriano , o pen-
se-
serieno . Notisi , che la Prima Persona del Plura-
le nel Passato Indeterminato non nasce dalla
Prima del Singolare , ma dall’Infinito, mutando
il re in mmo : Così non diremo Scrissimo , ma
scrivemmo ; non ruppimo , nè ruppemmo , ma rom-
pemmo , ec.
Non ho disteso a parte il Verbo Avere , giudican-
do ciò cosa superflua , perchè tutte le sue voci
sono già negli altri tre Verbi . Basterà qui no-
tarne alcune voci usate da’ Poeti ; e sono aggio
per ho : ave per ha ; avemo per abbiamo ; avei per
avevi ; avia per avea ; ebben , o ebbon per ebbero;
aggia, aggiate per abbia , abbiate ; avessin , o aves-
son per avessero, ec. le quali anche ne’ Versi sarà
bene schivare . Siccome anche arò , e arei , e
simili affettazioni .
/ BEGIN PAGE 40 /
LEZIONE XIV.
Del Participio , del Gerondio , e de’ Verbi Passivi .
IL Participio è una Parte del Discorso , che
nasce dal Verbo, e si declina come Nome .
Ed appunto riceve la sua denominazione dal
partecipare dell’uno , e dell’ altro.
Ogni Verbo ha due Participj : Come pen-
sante , e pensato da pensare ; temente , temuto da
temere ec.
Non son legati a verun Tempo , ma si va-
riano per Numeri , e Generi , facendosene pen-
santi, e pensati; tementi , e temuti, ec. E simil-
mente dicendosi uomo pensante , donna pensante ;
caso pensato , cosa pensata , ec.
Il secondo Participio unito al Verbo Avere
forma i Tempi passati , e il futuro del Soggiun-
tivo degli altri Verbi ; come s’è veduto nelle
Formole delle tre Declinazioni ; ho pensato, ave-
va pensato , ec.
Uni-
/ BEGIN PAGE 41 /
Unito poi al Verbo Essere serve a formare
i Passivi ; sono temuto , era temuto , ec. come
vedrete fra poco . ( g )
Oltre i Participj hanno i Verbi una voce
indeclinabile , che da’ Grammatici fu detta Ge-
rondio ; come pensando , temendo , sentendo , ec.
Il Gerondio riceve i Pronomi in caso Ret-
to , e nell’ Obliquo ancora ; come Cominciò ,
udendola egli , a parlare. Dormendo lui , gli
svaligiarono la Casa . Lo stesso è del Participio
secondo ; Partito egli, tornò la pace fra’ Cristia-
ni . Morto lui , seguì gran mutazione in Roma .
Ma nè me , nè te si useran mai invece di io ,
e tu co’ Gerondj , e co’ Participj .
Quello , che dà maggior briga a chi comin-
cia a scrivere in nostra Lingua si è l’irregolarità
di certi Verbi, che hanno delle voci diversa-
mente piegate da quel che dovrebbero essere ,
seguendo le Formole dianzi poste . De’ quali
Verbi il numero è grandissimo . Ma ve ne darò
una Lista de’ principali , per farvi sopra quelle
Osservazioni , che giudico più opportune .
I tre Verbi declinati di sopra sono Attivi ;
perchè la persona, o cosa, che li regge , è quel-
la , che fa l’azione , come è facile il compren-
dere ; io temo , tu pensi , Pietro sente , ec.
Ma Passivo si chiama il Verbo , quando il
Nome , che lo regge , non è quello , che fa
l’azio-
( g ) Quando il Verbo avere serve alla Declinazione
degli altri Verbi , si chiama Ausiliare , cioè che
ajuta a far quella Declinazione. Ma da se solo
è un Verbo Attivo , come gli altri . E così il
Verbo essere da se solo si chiama Verbo Sostanti-
vo , perchè spiega semplicemente l’essere delle
Cose : ma ausiliare diventa , quando serve a for-
mar il Passivo .
/ BEGIN PAGE 42 /
l’azione , ma la riceve sopra di se , fatta da un
altro . Per esempio : Paolo ama le Lettere . Pao-
lo regge il Verbo ama , ed è quello , che fa
l’azione di amare; e però ama è Attivo. Ma se
diciamo: le Lettere sono amate da Paolo ; le Let-
tere reggono il Verbo sono amate , ma non fan-
no l’azione ; e però sono amate è Passivo .
Questo Verbo Passivo si forma , come toc-
cammo di sopra , col Verbo Essere , ( che ora
distenderemo ) aggiungendo a ciascuna voce il
Participio secondo, pensato , temuto , ec. , il qua-
le perciò si chiama anche Participio Passivo , a
differenza dell’altro pensante , temente, ec., che
Participio Attivo si addimanda .
DECLINAZIONE
del Verbo Essere .
MODO DIMOSTRATIVO.
Singolare . Sono Sei E’ |
Tempo Presente . |
Plurale . Siamo Siete Sono . |
Era Eri Era |
Passato Imperfetto . |
Eravamo Eravate Erano . |
Passato Determinato .
Sono Sei E’ |
stato . |
Siamo Siete Sono |
stati . |
Pas-
/ BEGIN PAGE 43 /
Passato Indeterminato .
Fui Fosti Fu |
Fummo . Foste . Furono . |
Trapassato Imperfetto .
Era Eri Era |
stato . |
Eravamo Eravate Erano |
stati . |
Trapassato Perfetto .
Fui Fosti Fu |
stato . |
Fummo Foste Furono |
stati . |
Futuro .
Sarò Sarai Sarà |
Saremo . Sarete . Saranno . |
SOGGIUNTIVO.
Presente .
Sia Sii , o sia Sia |
Siamo . Siate . Siano , o siéno . |
Pendente .
Fossi Fossi Fosse |
Fossimo . Foste . Fossero . |
Pre-
/ BEGIN PAGE 44 /
Presente Imperfetto .
Sarei Saresti Sarebbe |
Saremmo . Sareste . Sarebbero , o sarebbono. |
Passato Determinato .
Sia Sii Sia |
stato . |
Siamo Siate Siano |
stati . |
Passato Indeterminato .
Sarei Saresti Sarebbe |
stato . |
Saremmo Sareste Sarebbero |
stati . |
Trapassato .
Fossi Fossi Fosse |
stato . |
Fossimo Foste Fossero |
stati . |
Futuro .
Sarò Sarai Sarà |
stato . |
Saremo Sarete Saranno |
stati . |
IMPERATIVO.
Prende tutte le voci dal presente del Sog-
giuntivo .
IN-
/ BEGIN PAGE 45 /
INFINITO .
Semplice . Essere . Passato. Essere stato.
Gerondio .
Essendo . ( h )
LEZIONE XV.
Dell’ uso de’ Verbi Ausiliari, e del Participio
del Passato , ossia Passivo .
QUantunque i Passati , e il Futuro composto
de’ Verbi Attivi si formino più comune-
mente coll’ ajuto del Verbo Avere, come
abbiam veduto di sopra , pure v’ha alcuni Atti-
vi , che pei suddetti Tempi si servono anche
del Verbo Essere. E questi sono que’ Verbi ,
che da’ Grammatici vennero addimandati Asso-
luti, o Intransitivi , perchè l’azione , ch’espri-
mono , non passa al di fuori di chi la fa , ma
rimane nell’ Agente , cioè non opera sopra altro
Nome ; quali sono Andare , venire , entrare , na-
scere , cadere , e somiglianti : Che al Passato fan-
no
( h ) Si trovano alterate le seguenti voci . Sei s’accorcia
in se’ . Semo per siamo han detto i Poeti. Sete è
antica voce, come enno per sono, e suto invece
di stato . Furo usano i Poeti per furono , e tal-
volta foro , come fue per fu . Fia , o fie, e fiano ,
o fieno per sarà , e saranno son anche poetiche .
Fossino , o fossono sono antiche . Fossi , fosse , e le
altre voci dello stesso tempo cangiavano una
volta l’ o in u , fusti , fuste , ec. Saria , sariano ,
o sarieno son della Poesia ; o più di loro lo sono
fora , o forano .
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no Son andato , son venuto , son entrato , son na-
to , son caduto , ec. ; e non ho andato , ho ve-
nuto , ec.
Ve n’ha per altro anche di quelli , che
benchè propriamente siano Intransitivi , pur si
servono del Verbo avere ; come Dormire , pec-
care , ridere , ec. ho dormito, ho peccato , ec.
Ed altri si servono dell’avere, e dell’essere ;
come correre , vivere , sedere , giacere , piovere ,
tonare , ec. ; son corso , ho corso ; son vissuto , ho
vissuto ; è piovuto , ha piovuto; e così degli altri.
L’uno e l’altro Ausiliare si può dar pari-
mente ai Verbi potere , volere , dovere , incomin-
ciare , quando il loro Participio regge l’Infinito
d’un Verbo Intransitivo . Così diremo non son
potuto venire , e non ho potuto venire , ec.
Gl’ Intransitivi , che hanno affisso il Prono-
me ; come dolersi , pentirsi , accorgersi , ec. for-
mano i Passati coll’ Ausiliare Essere . Mi son pen-
tito ; mi son doluto , ec. Ma se si dà l’affisso a
un Verbo , che abbia un Nome , in cui passi
l’Azione , allora si può usar l’essere , e l’avere .
Così diremo : Mi son levato il Cappello ; e mi ho
levato il Cappello .
Questi Participj se sono Passivi , debbono
concordare necessariamente col Nome principale:
Mi è stata scritta una lettera ; mi sono stati ri-
messi i danari ; mi sono state rubate le carte .
Ma se servono ai Passati degli Attivi , pos-
sono concordar col Nome , e no . Così io ho
veduta una Donna ; io ho vedute due Donne ; mi
son levata la berretta ; oppure ho veduto una
Donna ; veduto due Donne ; levato la berret-
ta , ec.
Altro oramai non rimane per formar le
voci
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voci composte de’ Verbi, che sapete il Partici-
pio secondo di ciascuno di essi. Circa del quale
è da osservarsi , che i Verbi della prima Con-
giugazione hanno il Participio in ato . Così da
andare, andato, da sonare , sonato , ec. Se n’ec-
cettua consumare , che ha consumato, e consunto ;
ma forse il secondo vien dal latino consumere ,
siccome il Passato Indeterminato consunsi .
Quei della Seconda con la penultima silla-
ba dell’Infinito lunga lo fanno in uto . Così da
vedere , veduto , da sedere , seduto , ec. Se n’ec-
cettuano persuadere , che fa persuaso ; e rimane-
re , che fa rimaso, e rimasto. -
Quei della Terza hanno il Participio in ito .
Così da udire , udito , da capire , capito, ec. Se
n’eccettuano morire , che fa morto ; aprire , co-
prire , offerire co’ suoi simili , che fanno aperto ,
coperto , offerto , ec. comparire , che fa anche
comparso ; convertire , che pur fa converso ; e ve-
nire , che fa venuto , ec.
Ma oltre che s’incontrano in tutte e tre le
Declinazioni diverse altre eccezioni , quel della
Seconda , con la penultima sillaba breve, hanno
le terminazioni de’ Participj diversissime tra di
loro . Sarà pertanto opportuno distenderne una
Lista di ciascuna maniera ; la quale servirà me-
glio a’ Principianti , che qualunque Regola . In
questa Lista noteremo anche i Passati Indetermi-
nati , tanto più che da quelli ordinariamente si
prende norma per formar i Participj .
Amare Dare Fare Stare |
Amai diedi feci stetti |
Amato dato fatto stato |
Ca-
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Cadere Dolere Giacere Piacere Tacere Potere Parere Godere Sapere Tenere Vedere Valere Volere Bevere Conoscere Concedere Crescere Perdere Rendere Fendere Fremere Gemere Nuocere Pascere Pendere Premere Cedere Vivere Chiedere Chiudere Confondere Cingere Fingere Pingere Stringere |
caddi, caddei dolsi giacqui piacqui tacqui potei parvi godei seppi tenni vidi valsi volli bevei conobbi concedei crebbi perdei rendei fendei fremei gemei nocqui pascei pendei premei cedei vissi chiedei chiusi confondei cinsi finsi pinsi strinsi |
caduto doluto giaciuto piaciuto taciuto potuto paruto goduto saputo tenuto veduto valuto voluto bevuto conosciuto conceduto cresciuto perduto renduto fenduto fremuto gemuto nociuto pasciuto penduto premuto ceduto vivuto chiesto chiuso confuso cinto finto pinto stretto |
Ri-
/ BEGIN PAGE 49 /
Ridere Uccidere Dividere Decidere Accendere Offendere Scendere Spendere Prendere Nascondere Rodere Radere Condurre Rompere Leggere Battere Reggere Proteggere Trarre Cuocere Scrivere Struggere Esprimere Opprimere Scuotere Muovere Mettere Affiggere Cogliere Sciogliere Togliere Volgere Scegliere Svellere Distinguere |
Risi uccisi divisi decisi accesi offesi scesi spendei presi nascosi rosi rasi condussi ruppi lessi battei ressi protessi trassi cossi scrissi strussi espressi oppressi scossi mossi misi affissi colsi sciolsi tolsi volsi scelsi svelsi distinsi |
Riso ucciso diviso deciso acceso offeso sceso speso preso nascoso roso raso condotto rotto letto battuto retto protetto tratto cotto scritto strutto espresso oppresso scosso mosso messo affisso colto sciolto tolto volto scelto svelto distinto |
Vin-
/ BEGIN PAGE 50 /
Vincere Correre Mordere Aspergere Tergere Immergere Ardere Ergere Porre Rispondere Sorgere Torcere Ungere Pungere Presumere Porgere Giungere Piangere Frangere Nascere Empiere Dire Udire Avvertire Venire Concepire Salire Morire Seppellire Aprire Coprire Offerire Istruire Empire Apparire |
Vinsi corsi morsi aspersi tersi immersi arsi ersi posi risposi sorsi torsi unsi punsi presunsi porsi giunsi piansi fransi nacqui empiei dissi udii avvertii venni concepii salsi morii seppellii apersi copersi offersi istrussi empii apparsi |
Vinto corso morso asperso terso immerso arso erto posto risposto sorto torto unto punto presunto porto giunto pianto franto nato empiuto detto udito avvertito venuto conceputo salito morto sepolto aperto coperto offerto istrutto empito apparso . |
E que-
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E questi bastino , potendo voi sull’ esempio
loro prender regola per gli altri , che da’ sud-
detti saranno composti , o derivati , o co’ mede-
simi avranno rassomiglianza . Sarà per altro ne-
cessario notare , che
Tra’ Verbi della precedente Lista que’, che
hanno il Passato Indeterminato in ei possono pur
piegarlo in etti ; come si è segnato nelle For-
mole : anzi questo secondo finimento riguardo
ad alcuni è più in uso. Così cadetti , potetti ,
godetti . Le Terze Persone seguon la Prima :
Così cedette , potette , ec. Al Plurale cadettero ,
potettero , ec.
Ma battere , fendere, pascere , empiere lo
fan solo in ei.
Ad altri, a cui lo abbiamo segnato in si,
si forma altresì in ei ; quali sono nascondei, ra-
dei, prefumei, mordei . E così spendere , e ren-
dere ne danno anche spesi , e resi . Chiedere fa
anche chiesi . Confondere fa anche confusi .
Mettere fa anche messi , benchè sia poco
usato .
Bevere , di cui si fa bere , oltre bevvi, ha
bevei , e bevetti , o beetti, perchè può gettar via
il v anche nell’ altre voci ; e bebbi ; comechè
quest’ ultimo sia piuttosto del Verso.
Salire , offerire , aprire , coprire , e i loro
somiglianti terminano anche in ii ; salii, offe-
rii, ec.
Apparire fa anche apparvi : e lo stesso fini-
mento prendon pure gli altri derivati da parere .
Ma dove il Semplice ha un sol Preterito Inde-
terminato, cioè parvi, e due Participj , cioè pa-
ruto, e parso ( benchè il secondo sia poco in uso );
i suoi Composti han due Preteriti , e un sol
Par-
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Participio , che è apparso , ec.
Valere fa anche al suo Participio valso .
Rendere , e concedere hanno anche reso , e
concesso per la Poesia.
Volere ha presso qualche buon Poeta volsi
per Preterito Indeterminato .
Vedere ha presso gli Antichi veddi per vidi ;
e in rima anche viddi . E visto per veduto .
Nascondere ha nascoso , e nascosto .
Vivere può aver vivuto , e vissuto ; e visso
nel Verso .
Condurre , e i suoi simili finiscono il Parti-
cipio in otto , e in utto : ma il nostro secolo lo
ama meglio in otto. Condotto , ec.
Seppellire fa anche seppellito , ec. ec. ec.
Notate per ultimo , che si usano anche co-
me Participj , massimamente da’ Poeti, i seguen-
ti , che sono piuttosto Nomi Aggettivi; lacero ,
dimentico , oso , guasto , uso , acconcio , adorno ,
tronco , logoro , tocco , cerco , sgombro , desto ,
privo , asciutto , fesso , ed altri ; invece di lace-
rato , dimenticato , osato , ec
Or è tempo di dir qualche cosa della for-
mazione di altre voci ne’ Verbi che escono fuor
di regola.
LEZIONE XVI
De’ Verbi Irregolari .
VErbi Irregolari , cioè, che non appartengo-
no totalmente a veruna delle tre Declina-,
zioni distese dianzi , sono in primo luogo i due
Ausiliari, che abbiam già veduti , avere , ed es-
sere ; come si scorge subito dalle voci ho , ab-
bia-
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biamo , avete , ebbi , ec. : sono , è , fui , sia , ec.
Dietro questi vengono Dare , e Stare; che
hanno le tre prime voci , come avere , e così la
terza del Plurale : Do , dai , dà , danno : e le
altre due del primo Tempo son di due sillabe :
diamo , date , ec.
Nel Pendente seguono quei della prima ,
dava , stava , ec.
Nel Passato Indeterminato cangiano l’ a in
e ; come pure nel Pendente del Soggiuntivo .
Così diedi , o diei , o detti ; desti; diede , o diè ,
o dette ; Demmo , o dettimo , o diemmo ; deste ;
diedero , dierono , o dettero ; e poeticamente die-
ro ; e presso alcuni anche denno : Ma Dante ha
questa voce usata per debbono , e in quella vece
ha detto dienno , che par più regolare . Nel Mo-
do stesso si fa stetti , o stei , ec. E come in que-
sta voce non ha l’i avanti all’ e, così non la
prende in nessun’ altra del Tempo . Il Pendente
del Soggiuntivo è dessi, desse , stessi , stesse , ec.
Nelle altre voci seguono il Verbo Essere ; darò,
dia , darei , ec. ma le seconde dell’ Imperativo
sono dà , sta ; date , state . Stea in luogo di stia
e voci somiglianti sono de’ Poeti , e di qualche
Prosatore antico .
Sovrastare si può inflettere a norma di stare;
oppure secondo i Verbi Regolari della Prima .
Fare , ha tutto il Presente come Dare , a
riserva della Prima del Plurale , la quale prende
da facere , come tutte quelle del Pendente del
Dimostrativo , del Presente del Soggiuntivo , e
del Presente Imperfetto , e il Gerondio . Il Pas-
sato Indeterminato poi è feci , e fei ; facesti , e
festi ; fece , e fe ; facemmo , e femmo ; faceste , e
feste ; fecero , e ferono ; e in Poesia fero , e fenno .
Fac-
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Faccio per fo è piuttosto del Verso ; come face
per fa ; fea per facea .
Consimile a questi è andare nelle prime vo-
ci vo, vai , va , vanno . Alcune voci prende da
vadere , come vado per vo ; vada ; vadano . Le
altre son regolate sulla prima Declinazione, ve-
nendo dalla propria radice andare . In quella vece
si usa anche gire , o ire , da cui vengono le voci
gite , giva , givano , gimmo , girono, girò , gissi ,
girei , gito ; e ite , iva , ivano , ito .
Sapere segue avere non solo nelle quattro
prime voci anzi dette , ma nelle altre ancora :
Sappiamo , sapete , sapeva , saprò , sappia, ec.
Dovere prende l’ e invece dell’ o , quando
l’accento resta sulla prima . Ne’ quali casi può
aver il b , o il g in luogo del v . Così devo ,
debbo , deggio ; devi , debbi , o dei , ec. Deva , e
devano son poco usati . Meglio si dirà debba , o
deggia , ec. Avvertasi però , che col g si ado-
prano le suddette voci piuttosto in Poesia , che
in Prosa.
Vedere , sedere , possedere cangiano il do ,
da in ggo, gga nelle voci veggo, seggo, posseggo ;
veggono, vegga, veggano, ec. I due Primi pren-
dono anche l’ i : veggio, seggio ; veggiono , veg-
gia, veggiano, ec, ma questo è uso del Poeta : Nel
che hanno compagno Cadere : caggio , caggiono ,
caggia , ec. Vedo , e sedo , o siedo son voci poco
Toscane . Vedere , e cadere prendono anche i
due g nel Participio , veggendo , caggendo; ben-
chè il secondo sia poco Prosaico .
Potere ha nella seconda voce puoi , nella
terza può , o puote . In tutte l’altre rigetta l’ u.
Prende due s in cambio del t nelle seguenti :
posso , possiamo , possono , possa , e in tutto questo
Tempo . Ponno è Poetico . Pa-
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Parere cambia l’ r in j nella seconda sillaba
di pajo , pajamo , pajono , paja , pajate , pajano .
S’accorcia nel Futuro , e nel Presente Imperfet-
to del Soggiuntivo così : parrà, parrebbe, ec.
Tenere prende il g nelle voci tengo , tengo-
no , tenga , tenghi , tengano . Ad arbitrio fa te-
niamo , teniate , e tenghiamo , tenghiate ; ma
queta seconda maniera tanto nel presente Ver-
bo , quanto in altri simili , ha dell’affettazione .
Oltre di che può trasportarsi il g , dicendo : te-
gno , tegna , tegnano , tegnamo , tegnate , o te-
gniamo , tegniate . Il Futuro primo , e il Pre-
sente Imperfetto del Soggiuntivo sono necessa-
riamente accorciati : terrò , terrei , ec. Alla
seconda , e terza voce prende l’ i avanti l’ e .
Tieni , tiene ; senza la qual i sarebbero antiche .
Rimanere s’uniforma a tenere nel pigliar il
g e nell’ accorciarsi ne’ due nominati Tempi .
Volere comincia per voglio , o vo’, vuoi ,
vuole . Nel resto è regolare ; senonchè prende
gli in luogo dell’ l in tutte le voci, ove dee ve-
nir dietro o , a . Vogliamo , vogliono , ec. E
così nella seconda del Presente Soggiuntivo vo-
gli . Nel Futuro poi , e nel Presente Imperfetto
Soggiuntivo perde affatto la sillaba le , e rad-
doppia l’ r : vorrò , vorrei .
Solere prende gli con la stessa regola come
il precedente . Ha solo il Presente soglio , suoli ,
ec. come volere ; il Pendente soleva , ec. ; e il
Presente Soggiuntivo soglia , ec. Agli altri Tem-
pi supplisce col Verbo essere e col suo Partici-
pio solito .
Dolere segue altresì volere nel primo Tem-
po , e nel prender gli : Doglio , dogliamo , do-
glia , ec. Sta anche senza i , posponendo il g
all’
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all’i. Ma nelle voci Soggiuntive finite in iamo,
iate v’aggiunge l’h . Così dolgo, dolgono; dol-
ghiamo, dolghiate, ec. Ha più usati dorrò , dor-
rei , che dolerò , dolerei .
Valere non prende u nelle due voci del
Presente . Nelle altre è della natura di Dolere .
Giacere , piacere , tacere raddoppiano la o
soltanto avanti io , ia : giaccio , giacciono , giac-
ciamo, ec. e nella seconda del Soggiuntivo giac-
ci . Ma giacendo , giaciuto , ec.
Porre prende le sue voci da ponere, salvo-
chè nel Futuro , e nel Presente Imperfetto del
Soggiuntivo porrò , porrei . Ha il g , come te-
nere : pongo , ponga , ponghiamo : la quale poi
può sol trasportare in pogniamo, pogniate , o po-
gnamo , ec.
Condurre fa condurrò , condurrei , ec. Gli
altri Tempi piglia da conducere .
Sciogliere , cogliere , togliere possono traspor-
tar la g dopo la l, perdendo l’i, avanti a , ed o.
Sciolgo, sciolgono , sciolga , ec. Anche bene si re-
stringono al Futuro , e al Presente Imperfetto
del Soggiuntivo : sciorrò , sciorrei, ec. Anzi l’In-
finito sta più elegantemente sciorre , corre , torre.
Spegnere trasporta la g dopo l’n nella voce
spengono . Nelle voci finite in a , amo , ate , ano
sta ad arbitrio spenga , e spegna ; spenghiamo , e
spegniamo , ec. Ma non la può trasportare quan-
do le vien dietro e , ed i , spegne, spegneva, spe-
gni , ec. non spenge , spengi , ec.
Cingere , stringere , pingere , tingere cammi-
nano coll’ antecedente : Cignere , strignere , pi-
gnere , tignere ; Ma si dice più facilmente cigne,
cigni ec. , che cigna, e cignano , ec. le voci in
iamo stanno senz’ aspirazione , cingiamo ,
cingiate, ec. Pian-
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Piangere , frangere la trasportano parimen-
te , piagnere , fragnere ; piagni , piagnerò ; pia-
gna , piagniamo , ec. ma il secondo la trasporta
più di rado.
Giungere , pungere , e giugnere , pugnere ec.
come gli antecedenti.
Dire prende le voci da dicere , a riserva di
dite , dì , dirò , direi , e le altre di questi due
ultimi Tempi . Quando la seconda Persona del
Presente Soggiuntivo si termini in i , vi si pre-
pone un h : tu dichi.
Salire è come valere ; Saglio , e salgo , ec.
E di più può fare sagliendo . Ma sarró , e sarrei
sarebbero più della Poesia , che della Prosa .
Venire va sempre come tenere ; vengo, vie-
ni , ec. E di più può aver vegnendo .
Morire cambia l’ r in j , come parere . E
prende l’u avanti l’o quando sta l’accento ( * )
sopra la prima sillaba : muojo , muori , muojono ,
muoja , o muora , ec. E fa morrò , morrei , ec.
Udire cambia l’u in o quando l’accento ri-
mane sulla prima : odo , odi , odono , ec.
Uscire nel suddetto caso cambia l’u in e :
Esco , esci , escono , ec. Ma alcuni fanno anche
tutto il Verbo cominciare per e . Escire , escia-
mo , escendo , ec.
Finire , ammonire , ec. hanno nelle seguenti
voci sc : finisco , finisci , finisce , finiscono , finisca ,
finiscano : e così gli altri . Nelle altre voci sono
regolari , come sentire .
Per-
( * ) Per accento s’intende una posa , o impressione
particolare del fiato nel pronunciar qualche sil-
laba . Così in muojo l’accento è sulla prima ; in
morendo è sulla seconda , ec.
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Perchè troppo dure parole pajono finischia-
mo , finischiate ; ammonischiamo , proibischiamo ,
e simili ; quantunque in uso nel Volgare Tosca-
no ; i Grammatici le hanno rifiutate . Ma frat-
tanto han avuto uguale scrupolo di servirsi di
finiamo , ammoniamo , proibiamo , ec. Io non so
perchè s’abbia a privar una Lingua viva d’una
parola , di cui abbisogniamo , e cavata con tutta
l’analogia da buona radice . E però direi vo-
lentieri finiamo , finiate ; ubbidiamo ; proibiamo ,
e simili ; perchè voci di più dolce suono : e così
negli altri Verbi , che han la prima in sco .
Abbiam veduto , che alcuni Verbi perdono
una sillaba in mezzo della parola nel Tempo av-
venire , e nel Presente Imperfetto del Soggiun-
tivo , raddoppiando l’ r . Come verrò , terrò ,
torrò , ec. ; e verrei , terrei , torrei , ec. invece
di venirò . venirei , tenerò , ec. Convien di più
osservare , che ne’ detti Tempi alcuni perdono
soltanto l’ e ; e ciò avviene , quando quell’e ver-
rebbe dietro a v , p , t , d . Così avrò , dovrò ,
saprò , andrò , potrò ; e così avrei , dovrei , sa-
prei , andrei , ec. In molte delle quali voci male
starebbe l’ e , quali sono saperò , poterò , doverò ,
e somiglianti.
Per compimento della presente Lezione si
noti , che ad imitazione degli accennati Verbi
s’inflettono i loro Composti , a riserva di po-
chissimi. Abbiamo stimato superfluo l’addurne
maggior numero , sperando , che questi bastar
possano a chi cerca in questo Libro i primi lu-
mi di Grammatica , e non un Vocabolario.
LE-
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LEZIONE XVII.
Delle Parti Indeclinabili , e prima
dell’Avverbio .
ABbiam fin qui ragionato delle cinque parti
del Discorso Declinabili , che sono il No-
me , il Pronome , l’ Articolo , il Verbo , e il Par-
ticipio : Ci rimane a dire dell’ altre quattro, che
non hanno nè Genere , nè Numero , nè Persona,
nè patiscono altra variazione ; e queste sono
l’ Avverbio , la Preposizione , la Congiunzione , e
l’Interjezione , da alcuni comprese tutte e quat-
tro sotto il nome d’ Avverbio.
Gli Avverbj servono ad accrescere , o sminuire
la significazione degli Aggettivi , e a qua-
lificare l’azione denotata da’ Verbi , a cui s’ap-
pongono , determinandone il modo , il tempo ,
l’ordine , il luogo , e le altre circostanze . Per
esempio, dicendo io : Voi scrivete , dichiaro nu-
damente l’azione, che fate. Se v’aggiungerò o
bene , o prestamente , o molto , verrò allora a
spiegare la qualità del vostro scrivere.
Di questa, come delle tre Particelle seguen-
ti , lunghissime Liste si trovano presso i Gram-
matici, i quali sogliono divider gli Avverbj in
varie specie , e a ciascuna assegnar un Nome
particolare ; come di luogo , di tempo , di simili-
tudine , di affermare , di dubitare , di negare ,
d’accrescere, ec. Considerando io, che quanto
all’ uso nulla rileva il far passar in mostra tutte
queste minutezze, toccherò soltanto d’alcuni Av-
verbj , circa i quali più sovente si prende abba-
glio .
Qui ,
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Qui , e qua , costì , e costà servono indiffe-
rentemente allo stato nel luogo , e al moto . Ma
qui , e qua accennano il luogo di chi parla : Co-
stì , e costà il luogo , ov’è la persona , a cui si
parla . Io son qui in Milano ; desidero saper che
si faccia costì in Roma .
Ivi , e quivi indicano luogo lontano ; co’
quali va vi : ci rigorosamente parlando corri-
sponde a qui , e qua . ( i )
Dopo si dice ; e non doppo , nè dopò . Ma è
piuttosto Preposizione .
Di poi , da poi , o dappoi ; e non dopoi .
Di presente non è lo stesso che al presente ;
ma significa subito .
Mai senza il non , o il nè , non ha forza di
negare ; e neppur giammai , o unquemai , o un-
quanco , come si disse da’ Poeti . E così mica ,
e punto aggiungono ben forza alla negazione ,
ma non istanno senza quella .
Meno per nemmeno è mal adoperato .
Massime , e benissimo son men usati che mas-
simamente , e ottimamente .
Mentre per imperciocchè non è buono . Vale
nel tempo che .
Io ho sempre riso di alcuni , che di due av-
verbj finiti in mente posti insieme troncano il
primo , dicendo e. g. vana , e oziosamente , per
dire vanamente , e oziosamente . Schivino il mal
suono della simil desinenza , ma non con quest’
affettazione , di cui non abbiamo esempio ne’
buoni Scrittori .
Me-
( i ) Non posso lasciar d’ avvertire , che alcuni scriven-
do in Poesia usano ve per ove : il che non è le-
cito fare , se prima del ve non si pone là . Ma
senza là si userà u’ .
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Mediante , e non ostante , prendon forza d’av-
verbio , e star possono Indeclinabili . Mediante
il danaro ; e mediante i danari . . . Non ostante
il beneficio ; e non ostante i beneficj .
Evvi un’altra sorta d’Avverbj , che si pon-
gono nel Discorso , senza che operin nulla , ma
per mero ornamento , e chiamansi in tal caso Par-
ticelle esornative , o riempitive . Tali sono pure ,
bene , ora , mai , altrimenti , già , mica , ec. Così
diciamo : Io pur ti prego . Or guarda con chi tu
parli . Gli diè ben mille doppie . Sempre mai , o
mai sempre. Senza saper altrimente chi ella fosse.
Non crediate già , non crediate mica , che ec. Fra
queste è ne. Ne la portarono in casa . Ci , e vi .
Non ci è , o non vi è uomo in terra . Si , e mi ,
e ti : o se , me , te , ec. Vommene ; stassi ; vatte-
ne ; io mi vivo quieto ; egli se ne parte , ec. Con .
Così diciamo : con meco , con teco , ec. E . Tutti
e tre , ec. Non ; dicendosi egualmente : Guar-
dati di non creder troppo , come guardati di cre-
der troppo , ec.
LEZIONE XVIII.
Della Preposizione , della Congiunzione ,
e dell’Interjezione .
LE Preposizioni sono voci , che significano le
diverse Circostanze delle cose . Sono diffe-
renti dagli Avverbj in questo , che si pongono
necessariamente avanti al Nome , o ad altra par-
te declinabile del Discorso , che a loro s’appog-
gia . Come quando diciamo : prima del tempo ;
dopo il pranzo ; circa due ore ; contra gli ordini;
verso il mare ; lungo il fiume ; sopra i libri , ec.
Al-
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Alcune Preposizioni si prendono anche per
Avverbj , perchè possono star da se sole , senza
che reggano alcun Nome , o altra parte , come
dicevamo . Tali sono e. g. Dopo , prima , di so-
pra , dentro , e simili .
Abbiam vedute a suo luogo quelle , che ser-
vono a indicar i Casi ; e abbiam pur fatta men-
zione , parlando degli Articoli , delle Preposi-
zioni in , con , per , su ec. , quanto all’unirle
con quelli . Qui è da notare circa le altre , che
ve n’ ha , che portan seco alcuni de’ Segnacasi
suddetti ; ed altre ne stanno senza .
Senza Segnacaso vanno Secondo , giusta , ra-
sente , anzi , ec. Secondo me ; giusta gli editti ;
rasente terra ; anzi tempo , ec.
Portano il Segnacaso DI fuori , o fuora ; e
poet. fuore ; prima, o pria , ec. fuor di casa ;
pria d’ ora , ec.
Col di , e senza Segnacaso Verso , senza ,
fra , o tra ec. Verso me , e verso di me ; senza
voi , e senza di voi ; fra , o tra loro , o tra di
loro .
Coll’ A Rispetto , attorno ec. rispetto agli
altri ; attorno al fuoco , ec.
Col di , e a : Vicino , accanto , allato , ec.
Vicino al Castello , e vicino del Castello ; accan-
to , e allato al Re , e accanto del Re .
Col di , a , e senza altra particella stanno
avanti , appresso , o appo , contra , o contro , ol-
tre , sopra , dentro , o entro , circa , ec. Avanti
lui , avanti di lui , avanti a lui ; appresso lui,
appresso di lui , appresso a lui ; contra lui , contra
di lui , contra a lui , ec.
Notisi , che quando la Preposizione ha un
Segnacaso avanti , per l’ordinario prenderà il
Se-
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Segnacaso seguente diverso dal primo . Così di-
remo : A rispetto degli altri ; all’incontro del
Padre ; a piè del monte , a fronte di tutti , ec.
E per lo contrario diremo : Di rimpetto alla ca-
sa ; d’intorno alle mura ; d’ avanti al Re , ec.
Col da vanno di qua , di là , lungi ec. Di
qua dal fiume ; di là da’ confini ; lungi dalla pa-
tria , ec. Di qua , e di là si usano anche col di .
Congiunzioni si chiamano quelle Particelle ,
che congiungono una parte del Discorso con
l’altra . Queste sono e , che , se , ma , però , ac-
ciocchè , imperciocchè , benchè, siccome , e le altre
somiglianti .
Comechè per siccome non ben si adopera ; ma
sta per benchè .
Acciò per acciocchè si usa di rado . ( j )
Può alle volte sopprimersi il che , quando
unisce un Verbo con l’altro , spezialmente dopo
i Verbi : voglio , penso , dubito , temo , sospetto ,
e simili . Per esempio : Voglio facciate questo in
grazia mia . Dubitava , non forse colui lo volesse
tradire . Ma questa soppressione è condannabile
in chi l’usa a tutto pasto . Inoltre convien usar
ciò in modo , che la chiarezza del Discorso non
ne patisca , e la dolcezza il richiegga .
Peggio poi sarebbe sopprimer il che relativo;
come chi dicesse : mandatemi quello mi avete pro-
messo , in luogo di : quello, che mi avete promesso .
Avvegnachè vale benchè , o imperciocchè .
Alle Congiunzioni si riferiscono anche le Par-
ti-
( j ) Poichè , e ancorchè si trovano così troncati presso
Dante :
Poi fummo dentro al soglio della porta ;
Ancor sia lordo tutto , ec.
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ticelle , che disgiungono ; e sono , o , ovvero , e
simili ; nè , ec. ( k )
Le Interjezioni servono per significare escla-
mando alcuna passione veemente dell’animo ,
come di allegrezza , di dolore , di collera , ec.
Tali sono le Particelle ah , ahi , aimè , eh , ehi ,
oh , ohi , oimè , uh , deh , ec.
FINE DELLA PRIMA PARTE.
PARTE
( k ) Nè sta per semplice disgiuntiva , come i Gramatici
La chiamano, presso Petrarca :
Se gli occhi suoi ti fur dolci , nè cari .
Onde quanto di lei parlai , nè scrissi .
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PARTE SECONDA ,
Che contiene gli Avvertimenti Sopra
l’Ortografia .
LEZIONE I.
Delle Lettere D , G , N .
ORtografia è parola Greca , che significa
Maniera di scrivere correttamente .
Se si ponesse mente alla nausea , che
reca a chi fa una Scrittura senza Ortografia , si
studjerebbe questa assai più di quel che si fa da
chiunque ha occasione di adoperar la penna .
Ho sentito alcuni , i quali pensano di scu-
sarsi bastevolmente da questo studio , con dire ,
che essendo diverse le opinioni circa l’Ortogra-
fia , non si sa chi seguire . Ma io dico , che
l’opinione giusta è una sola , massimamente se si
abbia riguardo , che in questa materia gli Anti-
chi non ci possano servire di regola ; e che quel-
lo , che una volta era Ortografia moderna , non
lo è più al presente .
Per procedere anche in questa Seconda Par-
te con qualche Metodo , cominceremo da alcune
osservazioni sopra certe Lettere in particolare .
Non occorre discorrere sopra tutte , per la ra-
gione , che adducemmo sul principio della pri-
ma Parte .
La Lettera D si suol aggiungere alle Parti-
celle a , e , o per raddolcimento del Discorso
avan-
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avanti a parola , che cominci da Vocale . Così
scriviamo: ad Arno ; ad istanza ; ed egli ; ed
avendo ; od occultamente ; od ultimo , ec. piut-
tosto che a Arno ; a istanza , e gli ; o occulta-
mente , ec. Vi fu chi l’aggiunse anche alla ne-
gativa nè , scrivendo p e ned egli avrebbe cre-
duto . Il che però non è da usare.
Molto più riprensibile affettazione sarebbe
l’unirlo a che , se , le come taluno scrisse , perchè :
ched altri pensasse ; sed io volessi , ec.
La G s’incorpora come a far una sola Let-
tera con l’L , e con l’ N, con questo divario, che
all’L dee venir dietro un I . Così paglia , me-
glio , scoglio , figli , ec. Ma in alcune poche voci
si sente che la G è separata dall’L , come in
Angli , Anglia , geroglifico , negligenza , ec.
Mal fa chi le dà luogo nelle parole olio ,
Italia , Cavaliere , umiliare , e simili , che dalla
pronunzia ben si comprende che son senza G .
Nè si dee mettere, a scriver rigorosamente ,
in Navilio , solio ; benchè l’abbiano talvolta in
grazia della Rima .
Entra in begli avanti a Vocale , o S seguita
da altra Consonante , o Z , la qual parola si re-
gola in tutto con quegli . V’ è chi con quest’av-
vertenza scrive anche Capegli . Ma da Cavagli ,
puntegli , uccegli , e simili , ne resta affatto es-
clusa ; e se vi si trova , ciò è piuttosto per ne-
cessità di Rima .
Come entri in certe voci de’ Verbi volere ,
porre , e simili , s’è veduto a suo luogo .
La G forma con l’ N un suono solo , anche
senza che v’ entri la I. Così Campagna , ingegno,
cigni , ec. E nelle voci de’ Verbi , in cui si tras-
porta , piagnere , giugnere , ec. come abbiam
ve-
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veduto ; e ne’ Nomi Agnolo , ugna , invece di
Angiolo , o angelo , unghia , e similî .
Non ha luogo in conoscere , benchè siasi ri-
tenuta in Cognizione , cognito , e simili .
Quando la G , e la C s’uniscono con l’H ,
e quando no , lo vedremo nella seconda Le-
zione.
L’N nel corpo delle parole non si trova
mai avanti al B , e al P , ma si pone in sua vece
l’ M , scrivendosi ambidue , empio , tomba , olim-
po ec. , non anbidue , enpio ec. Lo stesso osser-
vasi avanti all’ M ; e però si scrive fiamma ,
sommo ; immenso , ec. e non fianma , sonmo , in-
menso , ec.
Si lascia per altro l’N avanti M quando si
accozzano insieme due parole , delle quali la
prima finisce per N tronco , e la seguente è mi
pronome . Così ponmi, fanmi , sonmi , cioè po-
nimi , o ponemi , fannomi , sonomi . Ne’ quali casi
farebbe male chi cangiasse l’N in M , perchè si
varierebbe il senso : Così fammi , sta per mi fa ,
sommi è Aggettivo , ec. Il quale sconcio si scor-
ge meglio nelle voci che abbiano più di due sil-
labe ; perchè e. g. piovonmi , davanmi , e simili
hanno l’accento sulla prima ; Se l’N si cangiasse
in M , piovommi ec. , l’accento passerebbe sulla
seconda , e mostrerebbe di star invece dell’ac-
cento grave, che si supporrebbe nella prima vo-
ce piovò , davà , ec. E così faranmi vuol dire mi
faranno , e sarannmi vuol dire mi sarà .
Vi è chi pone l’ N in luogo dell’ M nelle
voci andianne , portianne , e simili .
LE-
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LEZIONE II.
Dell’ H , e del Q .
L’H , e il Q si considerano da’ Grammatici
come mezze Lettere . Ma l’H serve nella
nostra Lingua per tre ufficj ; cioè per mezza Let-
tera , per Aspirazione , e per Distinzione .
Serve per mezza lettera , quando si mette
dopo la C , e la G ; che senza quella sonerebbe-
ro diversamente : Imperciocchè avanti E , ed I
fanno un suono chiaro , e dolce , ossia tenue , e
molle : Come in brace , giaccio , getto , lungi ,
pasci , pesce , ec. E per far , che rendano un
suono muto , o denso , o rotondo , come dicon
altri , siccome fanno avanti A , O , U , vi si po-
ne avanti un H ; e si fa brache , ghiaccio , ghet-
to , lunghi , paschi , pesche , ec. le quali parole
prendono per via dell’ H una significazione af-
fatto diversa dalla prima .
Perciò l’aggiungiamo a dico , vengo , prego,
e simili , quando ne tronchiamo l’ O avanti io .
Dich’ io , vengh’ io , pregh’ io ec. , perchè tolta
l’H, non varrebbe per dico , vengo , ec.; ma per
dice , o dici , vengi , ec.
Quindi si deduce che mal si scriverebbe Cha-
rità , choro , chura , magha , ghusto , e simili ;
perchè il suono di queste sillabe ca , co , cu , ga ,
go , gu , è già di sua natura denso , e muto .
Quando poi vogliamo , che la C , e la G
avanti A , O , U , facciano suono tenue , e chia-
ro , allora vi poniamo tra mezzo un’ I , scriven-
do p. e. pancia , riccio , braccio , giallo , agio ,
giusto ; che senza l’ I farebbero e differente suo-
no ,
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no, e differente senso ; panca , ricco , bracca ,
gallo , ec. E per lo contrario leviamo 1’I quan-
do non fa d’ uopo per raddolcir il suono , nelle
parole Province , spiagge , leggeri , procaccerò ,
e simili .
Serve l’H per semplice Aspirazione nelle
Interjezioni Ah , ahi , deh , e in poche altre so-
miglianti , che si pronunciano , o pronunciar si
dovrebbero aspirate .
Serve finalmente per Distinzione in queste
quattro voci del Verbo Avere ; Ho , hai , ha ,
hanno ; perchè scritte senza H potrebbero più
d’una volta far nascere ambiguità.
E qui notisi , che in questi ultimi anni al-
cuni han preteso di scacciarla affatto dal princi-
pio delle Parole ; e per distinguer le quattro
sopraddette , ne segnano la prima Vocale ò , ài,
à , ànno ; oppure , ó , á , ái , ánno .
Io dirò pur liberamente , che sì fatta raffi-
natezza non mi fa piacere ; poichè se a queste
quattro Voci s’ ha a metter un segno , mi par
più naturale, che ritengan quello , che già han-
no dall’ origine , e dall’ uso , anzi che inventar-
ne un nuovo . A buon conto quei , che amano
di sostituire all’ H un accento o acuto , o circon-
flesso , come dicono , non sono nè in sì gran nu-
mero , nè di tanta autorità , che s’abbia così su-
bito a correr loro dietro . Se col tempo tale
massima prenderà gran possesso ; ( il che non
credo ) converrà poi servire alla moda .
La Q propriamente si dimanda mezza Let-
tera , perchè è di necessità seguita da un U : Que-
sto , quale , qui , ec.
Quando non è in principio di parola , pren-
de molte volte la C avanti di se . E questo av-
viene
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viene in quelle sillabe , che van pronunciate con
sforzo di lettera raddoppiata , conciossiachè non
può la Q aver raddoppiamento .
La pronuncia dunque ci dovrebbe insegnare
a scriver acqua , nacqui , piacqui , nocqui , acqui-
sto , e così i loro simili . E per lo contrario
Aquila , requie , loquace , Aquino , Aquitania , ec.
LEZIONE III.
Delle Lettere I , J , U , V .
NOn bisogna immaginarsi , che per mera
vaghezza di variar figura siansi sempre po-
ste negli Alfabeti I, e J; U , e V : o in carat-
tere minuscolo i , e j ; u , e v . L’i , e l’u son
lettere Vocali ; ma j , e v son Consonanti . Per-
chè dunque non s’insegna questa distinzione ai
Fanciulli nel tempo , che apprendono a conoscer
le Lettere ?
Il non far differenza dall’ i al j , e dall’u
al v , non solo fa disaggradevole scrittura : ma
riesce di grande incomodo sì nel leggere , che
nell’esercizio di qualsivoglia Lingua .
Chi dice i Consonante , u Consonante, dice
un assurdo , e una contraddizione , come chi di-
cesse un chiaro oscuro , un triangolo rotondo .
Chi bada al significato di Vocale , e di Conso-
nante , vede subito , che i , ed u non posson mai
esser altro , che Vocali , perchè suonano da per
se ; e che per conseguenza convien nominare je,
e ve , o ji , e vi le Consonanti j , e v ; nel mo-
do istesso , che nominiamo be , ce , de , o bi , ci ,
di , ec. le Consonanti b , c , d , e le altre ; per-
chè tanto quelle , come queste non si possono
pro-
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proferire , senza accompagnarle con una Vo-
cale .
Si faccia dunque conoscere al Fanciullo il
je , e il ve distinti dall’i , e dall’u , ed egli al-
lora imparerà più agevolmente a leggere , e a
pronunciare , e quindi a formar la Scrittura in
questa parte giusta la vera Ortografia ; percioc-
chè la forza , e l’ufficio diverso di ciascuna del-
le dette Lettere , che al solo proferir la parola
ben si discerne , gl’insegnerà infallibilmente
quando convenga usar piuttosto l’una , che l’al-
tra . S’accorgerà anche un Principiante , che si
dee porre un j nelle voci noje , sajo , Gennajo ,
ajuto, e simili . ( l ) E che sta l’i nelle voci aita,
cielo , Giulio , ec. E similmente che con v si scri-
vono avrò , svellere, sovrano , ec. : E per lo con-
tra-
( l ) V’è chi non usa mai questa Consonante, ma scri-
ve sì fatte voci con i ; la quale con le altre vo-
cali , cui si congiunge viene a fare dittongo, di-
con essi , o tritongo , o quadritongo , secondo il
numero delle Vocali, che s’uniscono in una sola
sillaba ; appoggiati forse ad alcani versi d’ Anti-
chi , ove appunto quell’ i fa una sillaba sola con
la vocale che lo precede , e con la seguente .
Così Petrarca fa gioia d’una sola sillaba , e Pi-
stoia di due. Lo stesso fa Boccaccio di noja , ec.
Dante ha primaio di due , uccellatoio di quattro ,
ec.
Ma chi in tai casi usa il j , segue lo stile de’ Lati-
ni, giacchè con lo stesso sforzo , e con gli stessi
stromenti facciam sentire questa lettera in gioja ,
come v. g. in judico , ove certamente la prima
è Consonante , ec. Che gl’ Italiani l’abbian per
tale, questa n’ è la prova, che la cangiano in g ,
aggiuntovi l’i per raddolcimento , giudico .
Quel Quadritongo poi di gioia , noia , e simili , io
non so veramente come gli Antichi sel pronun-
ciassero . Forse lo troncavano in gio’ , pisto’ , uc-
cellato’ ec.
/ BEGIN PAGE 72 /
trario con u suoi , uopo , uomo , nuocere , figliuo-
lo , e somiglianti .
La mancanza dell’anziposta Osservazione
fa che molti non tengono in ciò altra regola ,
se non quella di usare il j , e il v in vicinanza
d’una , o di più Vocali ; onde scrivono contr’
ogni ragione pjangere , buoj , amaj , ec. E così
avtore , svoi , givoco, lavro , Evropa, qvando, ec.
Oppure di due v vicine ne cangiano una
in u , scrivendo p. e . avuertire , o auvertire : E
similmente dovendo scriver una parola con due
ii , uno ne convertono in j , facendo a cagion
d’esempio pij , o pji , sentij . o sentji , ec. , che
stanno ugualmente male .
Egli è vero , che alle volte sta un j in fine
di parola , non come Consonante , ma per dop-
pio i . E perciò invece di scriver premii , ozii ,
beneficii , ordinarii , ec. meglio scriviamo premj,
ozj , beneficj , ordinarj , e così gli altri somi-
glianti .
Ma convien avvertire , che questo non è le-
cito fare nelle parole d’una sola sillaba, o quan-
do l’accento posa sull’i . Perciò non si potrà
scrivere p. e. Dj , rj , sj , udj , natj , mormorj ,
e simili ; ma sarà d’uopo porvi due ii , Dii , rii,
sii , udii , natii , mormorii , e così sempre nelle
voci di simil accento .
Se poi si tratta di Nomi , il cui Singolare
in io era Dittongo , cioè faceva un suono solo
in due Vocali inseparabili , come ampio , pala-
gio , fregio , ghiaccio , bacio , ec. il Plurale si fi-
nisce con un i solo , ampi, palagi , fregi , ghiac-
ci , baci , ec.
E lo stesso s’userà pure ne’ Verbi, da vo-
glio , comincio , abbia , guerreggio , ec. scriven-
dosi
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dosi vogli , cominci , abbi , guerreggi ec. , e non
voglii, comincii , ec. nè voglj , comincj , ec.
Con semplice i si scriveranno pure que’ No-
mi , che vengono dal Singolare aio , oio , eio ec.
Così da caiamajo, notajo , strettojo , bujo , ec. fac-
ciamo al Plurale calamai , notai , strettoi , bui ,
ec. , e non calamaii , nè calamaj , ec.
Nell’usare il v si dovrebbe errar più di ra-
do ; perchè è più facile il distinguerlo dall’ u ;
essendo assai sensibile , che si pronuncia appog-
giando i denti superiori al labbro inferiore ; il
che non segue proferendo l’u . Se poi vi è chi
scrive avrora , qvello, qvi ec. , perchè veramente
così pronunci , io dirò che questi erra doppia-
mente .
Rimane a dire dell’ i , e dell’ u posti a for-
mar Dittongo in una sillaba , ove pajono soprab-
bondanti . Perchè dunque si sappia quando pos-
sano aver luogo , e quando no , abbiate per re-
gola , che l’i si pone avanti l’e ; e l’u avanti
l’o solo in quelle sillabe , sopra cui è l’accento .
E perciò scriviamo, e pronunciamo tiene , viene ,
priego , niego , e simili ; e per lo contrario tene-
re , venire , preghiere , negando , ec. E così buo-
no , suono , muovere , nuovo , Scuola , ec. Ma
senza u scriveremo bonissimo , sonare , movendo ,
novità , Scolaro , ec.
E’ però da avvertire , che non si dee mai
levare l’ i nelle parole, ove sta di natura ; quali
sono lietissimo , piagato , pietà , fieramente , spie-
gare , e somiglianti .
In oltre si scrivono pure con l’u nuovamen-
te , e buonamente , quantunque l’accento non sia
sulla prima .
Si può scrivere ad arbitrio provo , scopro ,
tro-
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trovo , e le voci da queste derivate , oppure
pruovo , scuopro , truovo . E così prego , nego ;
o priego , niego , ec.
I Poeti sogliono scriver senz’u novo , core ,
movo , rota , e simili .
Erra chi scrive luoro, e puoco invece di loro,
poco .
E parimente scrive male chi pone l’o in
vece dell’u nelle parole chiunque , quantunque ,
dunque , giungere , pungere , ungere, punto, lun-
go , e nelle composte , e derivate da queste , e
in altre somiglianti sillabe , che richieggono l’ u
avanti all’ n .
LEZIONE IV.
Dell’ S , e della Z .
QUando l’S è in capo di parola , ed è se-
guita da altra Consonante , i Grammatici
la chiamano S Impura ; come nelle voci
scorno , spendere , svelto , ec.
Abbiam veduto , che in tali casi non soffre
avanti di se l’Articolo il , nè del , nè gli altri
simili ; nè anche troncamento veruno fatto sopra
Vocale , come de’ , ne’ , que’ , be’ ; o dei , nei ,
quei , bei , e simili ; ma richiede tutta distesa la
parola , degli , quegli , ec. , come si usa avanti
alle Vocali .
Qui gioverà ripetere per Regola generale ,
che non vi può star avanti parola , che finisca
per Consonante ; onde siccome non iscriviamo
il studio , il strazio ; ma bensì lo studio , lo stra-
zio , ec. ; così non potremo nemmeno scrivere
aver studiato , far strazio ; ma sì avere studiato ,
fare strazio , ec. Che
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Che se la parola , che la precede , è tal-
mente tronca di sua natura , che non vi si possa
aggiunger una Vocale in fine ; come si fa , per
esempio , a aver , far , e simili ; allora per is-
chivar l’ asprezza del suono , si aggiunge un i
in capo alla parola seguente : E si scriverà con
istudio , per ischerzo , in istrada , non ispero , ec.
La lettera Z si raddoppia ogni volta che sta
in mezzo a due Vocali . Così si scriverà bellez-
za , pazzo , mezzo , spruzzo , ec.
Son eccettuate alcune parole prese da altre
Lingue , come zizania , Obrizo , Nazianzo , Gui-
zante , ec.
Ma quando è seguita da due Vocali , la pri-
ma delle quali sia i , è regola , che non si rad-
doppi . Onde scriviamo azione , ozio , prezioso ,
vizio, irruzione , ec.
Solo pazzia si scrive con doppia Z .
Alcune voci si scrivono indifferentemente
con c , o con z : E son di quelle , che in Latino
si scrivono con c . Per ciò si può scrivere uffi-
cio , e uffizio ; beneficio , e benefizio ; indicio , e in-
dizio ; specie , e spezie ; delicie , e delizie ; super-
ficie , e superfizie , e così le altre simili .
Ma non ne viene già in conseguenza , che
tutte le parole , che fanno in Latino acio , icia, ec.
si possano in Italiano scrivere nell’una maniera ,
e nell’ altra . Così niuno scriverà mai audazia ,
sozietà , Luzio , ec.
Similmente è da notare , che se queste tali
voci si scrivono in Latino con t , non potranno
in Italiano scriversi con c , ma sempre con z .
Così starebbe male gracia , vicio , spacio , pre-
cioso , e simili .
Quando la Z è in principio di parola , i
più
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più esatti Scrittori osservano per quella le me-
desime Regole , che sono prescritte per l’S se-
guita da Consonante ; E però non iscrivono buon
zucchero , gran zazzera , San Zenone , ec. ma
buono zucchero , grande zazzera , Santo Zenone ,
ec. Nè tampoco que’ zoppi, be’ zecchini , ec. ma
quegli zoppi , begli zecchini , ec.
LEZIONE V.
Dell’ Accento .
PEr Accento intendiamo una posa , o impres-
sione e forza speciale del fiato in pronun-
ciar qualche sillaba .
Si segna soltanto sopra monosillabi , ossia
voci d’ una sillaba , e sopra l’ultima di altre
voci più lunghe .
La sua figura è una piccola linea retta , che
si alza sopra la Vocale trasversalmente dalla de-
stra di chi scrive alla sinistra . Come nelle voci
amò, amerò , ec.
Quando le Parole di più sillabe abbiano a
segnarsi d’accento , o no , la pronuncia stessa lo
insegna a chicchessia . Imperciocchè con diverso
impulso di voce si fa sentire l’ultima sillaba
nelle parole terrà , rendè , mentì, portò , servi-
tù , e simili ; da quel che si faccia in queste al-
tre terra , rende , menti, porto , ec. E però ba-
sterà dire , che l’accento si segna ogniqualvolta
si fa sentire .
Ma perchè i monosillabi si pronunciano ne-
cessariamente con quello sforzo medesimo , con
cui si fa sentire l’ultima sillaba d’una lunga pa-
rola accentata , di lor natura non han mestieri
d’es-
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d’esser distinti con accento, se non per evitar
gli equivoci, che posson nascere , quando l’istes-
sa parola serve per più sensi diversi; o la pro-
nunzia ne può essere scambiata, per essere silla-
ba di più Vocali.
Per la prima ragione dunque si debbono
accentare è , dà , diè , quando son Verbi : dì
nome , e verbo : già , là avverbi : nè particel-
la negativa : piè per piede : sì per così . Per la
seconda cagione si accentano ciò , può , più , giù .
Alcuni accentano anche se pronome, e che
per imperciocchè.
Oltre i menzionati monosillabi, l’accentar-
ne altri , sarebbe fatica affatto superflua . Onde
mal fa chi segna mà , fù , ò , Rè , nò , fà , frà ,
sù , e simili , ove l’accento non opera nulla ,
non potendo mai sopra simili voci cadere il me-
nomo equivoco . ( m )
LEZIONE VI.
Del Raddoppiamento delle Consonanti .
SI raddoppiano Consonanti in mezzo delle
parole, per dar loro più spirito , e maggior
suono . Così ognuno s’ accorge , esser più sono-
ra voce aggio , che agio ; fatto , che fato ; fan-
no , che fano ; cassa , che casa ; erra , che era ;
e così andate dicendo.
Quan-
( m ) I più scrupolosi poi hanno in oltre un altro ac-
cento, che chiamano acuto ; il quale si segna
nella maniera opposta al suddetto , che chiama-
no grave . Il quale adoprano sopra l’ i per ischi-
var equivoco , dicon essi , in alcune parole , co-
me balía , gía verbo , restío , ec.
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Quanto è importante , altrettanto è malage-
vole a chi non è avvezzo alla giusta pronuncia-
zione , lo scriver le Lettere doppie , o sempli-
ci , quando bisogna . Onde perchè anche in
questa parte meno si erri , suggerirò quelle os-
servazioni , che mi pajono le più sicure .
Non si raddoppia Consonante , se non die-
tro Vocale ; nè seguirà raddoppiamento avanti
due consonanti . Per esempio niuno scriverà mai
sparsso , nè astringere ec.
Moltissime parole tengono in nostra Lingua
il Raddoppiamento , che già aveano nella Lati-
na . Così afflizione , immerso , innumerabile , oc-
cidente , pelle , commettere , difficile , differenza ,
deffinire , e simili.
In molte altre si conserva questo Raddop-
piamento col cambiar le Lettere b , c , d , g ,
m , p, nella Consonante seguente. Così facciamo
p. e. suddito , fatto , ammiro , enimma , danno ,
scritto , ec. da subditus , factus , admiror ec.
Ma oltrechè non tutti sono obbligati a sa-
per di Latino, è da por mente in primo luogo ,
che certe Voci , le quali in Latino si scrivono
con lettera doppia , la prendono semplice nell’
Italiano : Così comodo , comune , miele , pratico ,
lito, ec. Altre per lo contrario , che in Latino
non han raddoppiamento , lo prendono poi nella
nostra favella : come sono le voci legge , sag-
gio , fuggire , occhio , femmina , obbligo , obblio ,
reggere , obbedire , gregge , dubbio , ed altre
moltissime . Ed altre ad arbitrio si scrivono con
lettera raddoppiata , e semplice . Così Imagine ,
procurare , Abate , febre, Retorica, ec. , oppu-
re Immagine , proccurare , Abbate , ec.
In secondo luogo grandissimo è il numero
delle
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delle voci nostre, che non hanno origine imme-
diata dalla Lingua Latina ; per es. cacciare, bat-
tere , stocco , appoggio , oltraggio ec. le quali han-
no raddoppiamento di Consonante per lor na-
tura .
Nè tutte le parole ricevono raddoppiamen-
to a norma della loro radice. Così scriviamo
dubbio , dubbioso , dubbiare , e dubitare , dubitati-
vo ; faccenda , faccendiere ; facendo , e facesse ;
mellifluo , e mele , ec.
E molti Verbi hanno altre Voci con rad-
doppiamento , ed altre senza . Così scriviamo
piacere , tacere , piaciuto , taciuto ; e piaccio , tac-
cio , piaccia , taccia ec.
Circa del che è da osservare , che questa è
proprietà de’ Dittongi io , ia , il far raddoppia-
re il c , come ne’ suddetti esempi . Lo stesso ope-
rano sul b : Così abbia , abbiamo , dobbiamo . E
non ne’ Verbi solamente , ma ne’ nomi ancora :
Così caccia , laccio , goccia , riccio , gabbia , neb-
bia , fibbia ec. E molto più ciò segue riguardo al
g : Così deggio , deggia , raggio , poggio , saggio ,
selvaggio , pioggia , corteggio , viaggio , peggio ,
e mille altri .
Ho detto che questo raddoppiamento lo
cagionano i Dittongi io , ia : perchè se l’ i può
far sillaba separata dall’ a , e dell’ o , non vi
starà più il raddoppiamento . Per tanto scrivia-
mo bacio , audacia , Libia , Polibio , agio , mal-
vagio , fregio , pregio , vestigio , ciriegia , fagia-
no , guernigione , ragione , cagione , indugio , ec.
Ma questo è quanto il dire , che s’ ha a consul-
tar la retta pronuncia , la quale chi non è nato
in Toscana difficilmente può acquistare .
Molte sono le parole , nelle quali io , ia non
si so-
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si sogliono separare , eppure portano avanti di se
g semplice .
Per questo si potrebbe aggiungere un’ al-
tra osservazione, la quale a dir vero servirà solo
per chi sa il Latino ; ed è , che qualora il G
Italiano deriva dal T , dall’ S , o dal G Latino ,
rimane semplice : come veggiamo in Ragione ,
palagio , pregio , Ambrogio , cagione , Parigi , Col-
legio , naufragio , egregio , privilegio , vestigio , li-
tigio , e simili .
Quantunque circa quelle voci , che hanno
il G in Latino , ci è da far qualche eccezione .
Perchè scriviamo Leggere , greggia , faggio ,
spiaggia , ed altre similmente . E Reggia Sostan-
tivo si scrive in una maniera , e nell’altra , stan-
do con un solo g per Aggettivo.
Ma quando il G sottentra al D , o al j del
Latino , allora si raddoppia . Così moggio , rag-
gio , seggio , maggio , maggiore , peggiore , ec.
Si raddoppia la Consonante , quando si re-
stringono due sillabe in una sola. Come in or-
revole per onorevole , torre per togliere , morrò
per morirò , vorrei , dorrei , ec. come abbiam
veduto parlando di questi Verbi.
Quando poi una parola accentata si congiun-
ge in capo a un’altra , che cominci per Conso-
nante , l’accento si toglie , e la Consonante si
raddoppia . Così facciamo acciocchè , giacchè ,
piuttosto , giammai , imperciocchè , nemmeno , le-
vommi , udillo , vedrassi , evvi , e somiglianti ,
per mi levò , lo udì , si vedrà , vi è , ec.
Seguirà il medesimo raddoppiamento con
le particelle a , da , o , se , si , ed altri simili mo-
nosillabi , perchè se non hanno l’accento segna-
to , lo hanno virtualmente . Così scriviamo ap-
pena ,
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pena , affine , appresso , allato , dabbene , dappoco,
daddovero , oppure , ovvero , sebbene , siccome , ec.
Che potrebbero anche stare separatamente : a pe-
na , a fine , da bene , ec.
E nell’ istesso modo quelle voci , che non
istarebbero separate avanti al Verbo : Fammi ,
vattene , fallo , stacci , e simili. E così opporre ,
offendere , offuscare , ec.
Fra raddoppia nelle voci frammettere , frap-
porre , e nelle derivate ; e in frattanto , frat-
tempo , ec.
Tra in trattenere , e nelle derivate . Trap-
porre si può scrivere , e traporre .
Pro può raddoppiare ad arbitrio in provve-
dere , proccurare , e ne’ lor derivati , e in poche
altre voci .
Tre non raddoppia , se non in treppiè .
Raddoppiano so , e su: sollevare , sovvenire ;
succedere , suddetto , ec.
Alcune voci di due sillabe , quantunque non
accettate , pur fanno raddoppiare . Tali sono
sopra , e contra . Onde scrivesi : Soprannome , so-
pravvivere , soprassedere ; contrappasso , contrav-
veleno , contraddire , e simili .
A queste s’aggiunge altre , che dà altret-
tale , altrettanto . Ma altresì si scrive piuttosto
con un solo s .
Comechè si scrive nell’una maniera , e nell’
altra .
A , e Ra raddoppiano sempre . Così abbrac-
ciare , accadere , addimandare , affrettare , ag-
giustare , alleggerire , attaccare , avvicinarsi , az-
zuffarsi ; e così raccontare , ragguagliare , raffi-
gurare , rattenere , e simili .
Notate , che non si fa raddoppiamento nelle
voci
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voci adescare , adombrare , adoperare , e somi-
glianti ; perchè separandole non si farebbe a - de-
scare , a-dombrare , a-doperare ; ma ad-escare ,
ad-ombrare , ad-operare , ec. avendo noi avver-
tito dianzi , che il raddoppiamento segue , quan-
do la seconda parola , che s’ unisce alla particel-
la accentata , comincia da Consonante .
Nella congiunzione dell’ in non è sempre
serbata questa regola , perciocchè si scrive innal-
zare , innamorare , ec. comechè non si dica nal-
zare , namorare , ec.
Re , e ri non han forza di raddoppiare . E
se si scrive p. e . rinnovare , rinnestare , ciò av-
viene , perchè la n sarebbe già doppia senza l’r
nelle voci innovare , innestare , ec.
Evvi però qualche voce , che dopo il ri ha
raddoppiamento naturale , come rinnegare .
E questo basti intorno al Raddoppiamento .
LEZIONE VII .
Del Troncamento , e dell’ Apostrofo .
QUi si parla del Troncamento , che la dol-
cezza del suono vuol che si faccia nel fine
di certe parole ; posto il quale o vi rima-
ne tuttavia un’ altra Vocale per ultima Lettera,
come veggiamo in be’ , que’ , ne’ , tronchi di bei ,
quei , nei , ec. , o si termina per Consonante ,
come bel , quel , ( o avanti a Vocale bell’ , quell’ )
favor , andar , sospir , uman , ec. ; per bello ,
quello , favore , andare , sospiro , umano , ec.
Il Troncamento della prima maniera segue
solo in parole , alle quali vien dietro Consonante
semplice ; come si è veduto parlando degli Ar-
ticoli , e de’ Segnacasi . Il
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Il secondo si fa egualmente avanti a Voca-
le , e a Consonante , secondo le avvertenze , che
aggiungeremo .
l , m , n , r , possono star in fine di parola ,
senza che la Vocale loro seguente si perda per
cagion dell’incontro di altra Vocale ; dicendosi,
per esempio , quel giovane , alcun sospetto , mu-
tar paese , tronchiam discorso .
Questo Troncamento non si fa mai in pa-
rola , che finisca il senso ; nè dove il discorso
poco o assai si trattenga ; anzi solo nelle parole,
che necessariamente si pronunciano congiunte .
Onde scriveremo benissimo : il decim’ anno ; ma
non troncheremo , scrivendo : l’anno decim’ es-
sendo passato , ec.
Non si troncano le voci terminate per più
Consonanti , come destro , compagno , inganno ,
affanno , satollo , dotto , ed altre somiglianti .
Ma ve n’ha , che avendo lettera raddoppia-
ta avanti l’ultima Vocale , pur si troncano , uc-
cel , caval , ec. e i Verbi han , daran , e simili .
E per le voci , che non son Verbi , si osservi
l’uso degli Autori .
E di voci , che una sola Consonante hanno
nell’ultima sillaba , alcune soffrono troncamento,
alcune no, secondo l’uso . Così scriviamo uman,
e non stran, acciar , e non chiar , ec.
L’M finale resta solo ne’ Verbi ; siam , dob-
biam , ec. Nel nome Uom; e nella particella com
presso alcun Poeta ; e presso alcuni anche insiem.
Santo , e grande si troncano avanti a’ Sostan-
tivi : San Diego ; gran Monarca . E gran sta
tronco anche al femminino : Gran donna . E così
al numero del più per l’un genere , e l’altro :
gran doni ; gran cose .
Non
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Non si troncan le Vocali accentate , come
già , virtù , mercè , ec. Si eccettua che , e i suoi
composti , come perchè , benchè , ec. E i mono-
sillabi mi , ti , si , ci , vi , di , se .
Non le parole terminate con più Vocali ,
come Vittoria , Trofeo , Tempio , ec.
Le Persone prime de’ Verbi del numero Sin-
golare non si troncano , come am per amo ; onor
per onoro ; cel per celo , ec. È eccettuato son
per sono .
L’a finale non si tronca mai , se non nelle
voci or per ora , avverbio ; allor , e gli altri si-
mili Composti . E Suor avanti a nome di Mona-
ca , Suor Maria , Suor Teresa , ec.
Erra dunque chi si lascia sfuggir di penna :
una sol volta ; piccol parte , ec.
E come l’A , così l’ E femminino rare volte
soffre troncamento . Onde diciamo il Sol , il ben;
ma non la prol , la spem , ec. Meno poi si tron-
cherà l’ E femminino al Numero del Più . Così
niuno dirà pen , uman , bram , per pene , umane,
brame , ec.
In somma avrete per osservazione generale,
di troncar meno nel Numero del Più , che nel
Singolare ; e meno per la femmina , che pel
maschio .
Ma molte parole , che di natura loro non si
troncherebbero , si troncano poi per incontro di
Vocale , ed allora si segnano con Apostrofo . Così
un’ altra volta , altr’ uomo , cred’ egli , poss’ io , ec.
Convien ben avvertire di non confonder
l’Apostrofo con l’accento , come fanno certiuni ,
che lo stesso segno fanno servire per l’uno , e
per l’altro . L’Accento , come abbiam detto , è
una linea retta . Ma l’Apostrofo , il cui nome
Gre-
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Greco corrisponde all’Italiano Rivolto , è una
linea piegata , che si segna alquanto più alto dal
luogo , onde si toglie la Vocale .
In primo luogo si segnano le parole , a cui
è troncata una sillaba , oppure delle due Vocali
una , come de’ , a’ , be’ , vo’ , fu’ per dei , ai , bei,
voglio , fui ; E così me’ per meglio, che è di qual-
che Poeta ; tra’ per tra i , fra’ per fra i , ne’
per nei , da’ per dai , e’ per egli , ec.
Ma Fra per Frate , che si usa quando sta
avanti al Nome , non si suol segnare : Fra Piero,
Fra Simone , ec.
In secondo luogo si segna d’Apostrofo ogni
Consonante , a cui sia tolta la Vocale per incon-
tro d’altra Vocale , come abbiam già accennato.
Così m’ aspetta , c’ insegna , s’ accese , d’ onore , ec.
Ma se il troncamento non è fatto per forza del-
la Vocale , non si dee segnar Apostrofo . Così
apostroferemo bensì un’ ora , buon’ anima , mal’
erba , ec. ; ma non un’ anno , buon’ ordine , mal’
animo , ec. , perchè ugualmente si troncherebbe
senza che seguisse Vocale , p. e. un mese , buon
tempo , mal termine , ec. Eppure veggiam tanti ,
che prendonsi l’ inutile fatica di scrivere p. e.
andar’ , sospir’ , tal’ , Ciel’ , ancor’ , ec.
LEZIONE VIII .
Della maniera di Punteggiare .
RImangonci tre Lezioni circa cose comuni a
qualsissia Lingua . E primieramente egli
riesce non solo rincrescevole , ma assai difficile ,
per non dir impossibile , intender una Scrittura ,
la quale non abbia per via di punti , e di virgole
se-
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segnate quelle pose , e interruzioni , che faccia-
mo parlando .
Il Punto ( . ) si pone quando un Periodo è
finito, cioè quando il sentimento è pieno , e ciò ,
che seguita , è principio d’altro concetto .
I due Punti ( : ) dinotano una posa conside-
rabile , ma non assoluta , e ferma ; e si segnano,
quando il concetto ha compimento quanto basta
per capire ciò , che s’è esposto , ma non quanto
al fatto totale ; cioè a dire quando la Proposi-
zione per se non chiama dietro null’ altro , ma
lo Scrittore vel pone , continuando il suo pen-
siero . Si segnano pur i due Punti al cominciar
d’ una Parlata , od un’autorità , che s’introduca
nel Discorso .
Il Punto , e Coma ( ; ) dinota una posa mi-
nore di quella dei due punti ; e si segna dopo
una Proposizione , che fa da se qualche senso in-
tero, ma pur necessariamente lascia aspettar qual-
che cosa dietro .
Così come il Punto distingue un periodo
dall’ altro ; i due Punti , e il Punto coma servo-
no a distinguere tra loro i membri del periodo .
Il Coma , la qual voce Greca si è chiamata
da’ Latini virgula , e presso noi suona verghet-
ta , ( , ) serve a distinguere cosa da cosa , che
separatamente non fa senso veruno ; siccome è
ufficio del punto coma , de’ due punti , e del
punto fermo il distinguer senso da senso ne’ mo-
di più , o meno perfetti : onde avviene alle vol-
te , che in un sol membro di Periodo si debbano
segnar più Virgole .
Osserviamo tutti e quattro i nominati segni
in uno squarcio tolto così a caso dal Boccaccio
( Gior. I. Nov. IX. )
Gio-
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Giovani Donne , spesse volte già adivenne ,
che quello , che varie riprensioni , e molte pene
date ad alcuno non hanno potuto in lui adoperare,
una parola molte volte per accidente , non che ex-
proposito detta , l’ha operato . Il che assai bene
appare nella Novella raccontata dalla Lauretta ;
ed io ancora con un’ altra assai breve lo intendo
dimostrarvi : perchè conciossiacosachè le buone sem-
pre possan giovare , con attento animo son da rac-
cogliere , chiche d’ esse sia il dicitore .
Ognuno può da se stesso agevolmente cono-
scere in questi due Periodi non potersi torre, nè
scambiare alcuno de’ quattro suddetti segni , sen-
za oscurarne il senso .
Egli è per altro da osservare , che quanto
al segnare due punti , o punto coma , buoni Scrit-
tori spesso variano fra loro , e pongono nel luo-
go medesimo chi quello , chi questo segno , se-
condo che pare a ciascuno doversi a tal sito
maggior posa , e distinzione , o minore . E mas-
simamente usano i due punti invece del punto
con virgola , quando il Periodo è stato lunga-
mente sospeso , quasi affine di dare alquanto più
di riposo alla voce .
Similmente quanto alle virgole , v’ha chi
n’empie volentieri la Scrittura , e chi ne mette
pochissime . Il discreto giudizio vuol che si ten-
ga la via di mezzo , e che là si ponga la virgo-
la , ove senz’ essa una cosa non ben si distingue-
rebbe dall’altra , o con istento si capirebbe il
pensiero dello Scrittore . E però in queste Pro-
posizioni , a cagion d’esempio ; Io vo’ che tu mi
presti danari . Conviene ch’ io scriva a mio Padre ;
pare restar in nostro arbitrio il porre virgola ,
o no dopo voglio , e dopo conviene . Lo stesso
vale
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vale riguardo alla Congiunzione e , quando sta
in mezzo a due parole , che significhin quasi il
medesimo , potendo ella avanti di se aver vir-
gola , o non averla . Come in questo Verso
D’ogni immondo pensier mi purgo e spoglio .
L’istesso ancora sia detto della Disgiunzio-
ne o , e di altre particelle somiglianti ; delle
quali per brevità tralascio di addurre esempi .
Il cominciar da Capo della linea significa
compimento di materia , o quasi compimento .
Il che fatto con discrezione par che sollevi , e
ajuti il Leggitore .
Oltre i suddetti segni ne abbiamo tre altri ;
e sono il punto d’Interrogazione ; il punto d’Es-
clamazione ; e la Parentesi .
Il segno d’ Interrogazione ( ? ) si adopera
quando il senso è intero , come negli esempi se-
guenti : Quante ore sono ? Deh questa che novità
è oggi , che nell’anima m’è venuta ?
Ma quando s’ accoppiano più membretti
d’interrogazione , non è necessario dopo ciascuno
metter il punto interrogativo ; ma sol dopo l’ul-
timo . Così : Che avarizia , chente sdegno , e per
cui ?
Male fanno certiuni , che questo stesso segno
usano anche di porre dopo i discorsi , che co-
mandano , o consigliano , dicendo p. e. Udite ,
o giovani , un savio avvertimento !
L’Esclamazione così si segna ( ! ) Oh cecità
delle umane cose ! Oh misero me ! ec.
Parentesi in Greco tanto viene a dire, quan-
to in nostra Lingua , Trapposizione . Ed è quan-
do a mezzo il Periodo s’interrompe il senso ,
col frammettervi cosa alcuna , che sia a propo-
sito della materia : dopo la qual Trapposizione
con-
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continua poi il senso , come s’ella non vi fosse .
Come la Parentesi si faccia , e come si segni ,
i seguenti esempi il dimostrano chiaramente . E
da questo innanzi ( di tanta virtù fu la parola
da Guglielmo detta ) fu il più liberale , ed il più
grazioso Gentile uomo , ec.
Ancora ( E questo è quel , che tutto avanza )
Da volar sopra il Ciel gli avea dat’ ali .
Petr .
Chi dicesse a te ladro , lo diria ,
( Quant’ io n’ odo per fama ) più con vero .
Ariost .
Notisi in primo luogo , che le Trapposizio-
ni non voglion esser sì lunghe , che finite quelle
non si abbia più memoria del concetto antece-
dente . In secondo luogo , che a molto brevi in-
terrompimenti , come , dirò così ; cred’ io ; diss’
egli , sallo Dio ; e simili , bastano per segno le
due Virgole .
LEZIONE IX .
Delle Lettere Majuscole .
CHi mette a capriccio , e senza ben fondata
ragione Lettere Majuscole , o Minuscole ,
oltre che fa una Scrittura poco leggiadra a ve-
dersi , la rende il più delle volte intralciata , e
confusa .
Si porrà Lettera Majuscola in capo d’ ogni
Sentimento , cioè dopo il punto fermo . E per
entro il Periodo comincerà pur per Majuscola
qualunque autorità d’alcuno Scrittore venga al-
legata ; e qualunque parlata s’introduca , come-
chè per lo più vi si pongano innanzi solo i due
pun-
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punti . E parimente per Majuscola cominceran-
no le Parentesi , quando han qualche lunghezza.
Scrivendo Poesia , comincerà ogni Verso da
Lettera grande .
Hanno lettera Majuscola in capo i nomi del-
le cose più notabili . Tali sono le Persone , co-
me Pietro , Andrea , Luigi , ec.
Così i nomi delle Famiglie , co’ loro Titoli
di Signoria ; come Guido Cavalcanti , Messer Er-
mino Grimaldi , Signor Marchese Don Carlo Za-
nobi , ec.
E quei che significano podestà , grado , di-
gnità , ec. Patriarca , Sacerdote , Imperatore ,
Senatore , Capitano , ec. Co’ Titoli , che a que-
ste persone si danno : Sua Maestà , Vostra Emi-
nenza , ec. E similmente le Dignità medesime :
Patriarcato , Vescovato , ec.
I Nomi , che comprendono moltitudine di
Persone distinte , o spiegano la loro spezie : Ca-
pitolo , Magistrato , Collegio , Religione , Setta ,
Angioli , Serafini , Driadi , ec.
Quei delle Nazioni , stando per Sostantivi :
Così i Persiani , i Romani , i Francesi , i Fioren-
tini , ec.
Le parole , che s’ usano invece de’ nomi
proprj , e spiegano stato , professione , arte , pa-
tria , ec. Come il Padre , il Maestro , il Teologo,
il Mercante , ec.
E i Nomi anche di lor natura Aggettivi ,
quando son posti come Persona . Come scriven-
do : Il Superbo disprezza gli altrui consigli . Il
Forte si conosce ne’ pericoli , e nelle avversità .
Qualunque Virtù , o Vizio , o Passione si
prenda nel Discorso , come Persona ; il che fan-
no spesso i Poeti . Così Ira , Amore , Prudenza,
Fede , Lascivia , ec. I No-
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I Nomi proprj de’ Regni , delle Province ,
delle Città , de’ Fiumi , Mari , Monti , Venti, ec.
Delle Scienze , ed Arti , ec.
E per finirla , qualunque termine abbia per
se , o vogliamo , che abbia nel Discorso nostro
significazione più ragguardevole , e particolare ,
si scriverà con lettera grande .
LEZIONE X, ed ULTIMA.
Del passar da una linea all’altra .
SPesso accade , che nello scrivere dividiam la
parola in guisa , che parte ne rimane in fin
della riga , e parte in capo della seguente . Nel
qual caso convien distinguere sillaba da sillaba ;
perchè non sarà lecito separar l’una dall’altra
le lettere componenti una sillaba .
Per tanto abbiasi riguardo a non dividere ,
come alcuni sogliono , a cagion d’esempio , og-ni,
lu-ngo , i-nutile , ma-lagevole , nos-tro , is-tan-
co , di-sordine , dis-trutto , a-dagio , pe-rorare ,
e simili ; perchè il legittimo partimento delle
sillabe nelle addotte parole è questo : o-gni , lun-
go , in-utile , mal-agevole , no-stro , i-stanco ,
dis-ordine , di-strutto , ad-agio , per-orare .
E in questa parte si errerebbe meno , se
fosse la giusta divisione delle sillabe da’ Maestri
insegnata a’ Giovinetti . Ma per l’ordinario si dà
più luogo all’abuso , e ai pregiudizi dell’Infan-
zia , che alla ragione , e alla riflessione . Onde
non è maraviglia , se sentiamo , e vediamo così
il Figlio , come il Padre distinguer le sillabe ,
compitando p. e. le parole nostro , lungo , tutto ,
in questa forma : N-o-no , s-nos : t-r-o-tro .
no-
/ BEGIN PAGE 92 /
nostro . L-u-lu, n-lun, g-o go, lungo . T-u-
tu , t-tut , ec. , invece di dire , e scrivere la
sillaba intera , accozzando subito tutte le lettere,
che la compongono , p. e. , n-o-no, s-t-r-o-
stro . l-u-n-lun : t-u-t-tut : ec.
Ora perchè non si piglino sì sconci abbagli
nel divider le sillabe , soggiungeremo alcune Os-
servazioni , che non lasceranno più luogo a dub-
biezza veruna .
Se fra due Vocali si trova una sola Conso-
nante , questa si compiterà colla Vocale susse-
guente . Come u-no, ve-lo , pa-ro-la, ec.
Se fra due Vocali si trova replicata la stessa
Consonante , l’una delle Consonanti si dividerà
dall’altra . Così : pat-teg-gia-re ; af-fan-no;
ec.
Nè diversamente si dividerà ove dopo la
Consonante doppia segua altra Consonante . Così :
ab-bracciare; ap-plicare .
Se le due Consonanti sono diverse , l’una si
congiunge parimente con la prima Vocale , l’al-
tra con la seconda . Così : con-ten-to; trom-ba,
ec.
Ma così non accade , quando delle Conso-
nanti poste fra due Vocali la prima è s ; nè quan-
do la seconda è r . Perciocchè allora si lascia
sola la prima Vocale , e tutte e due le Conso-
nanti ( e fossero anche tre ) si combinano colla
Vocale seguente . Così : fa-sto , ri-spo-sta , pe-
sce , a-pro, cuo-pre, mo-stro , ec.
E medesimamente staranno in una stessa sil-
laba gn , gl ; perchè divise renderebbero suono
diverso . E però scriviamo : le-gno, so-gno, pa-
glia , ci-glio, ec.
Quando l’r resta terza Consonante , non
es-
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essendovi l’s per prima , una resterà accoppiata
alla Vocale antecedente . Così: am-bra, im-bru-
nire, en-tro , ol-tre, ec.
E perchè alcune di dette Osservazioni po-
trebbero , riguardo a certe parole , sembrar man-
canti , avvertasi, che le voci composte si voglio-
no in tal maniera dividere , che la Preposizione
rimanga intera , e intera la parola principale :
onde non si scriverà : di-sadorno, tra-sandare ,
tra-scurare , ma-lagevole , a-doperare ; ma
bensì : dis-adorno, tras-andare , tras-curare ,
mal-agevole , ad-operare , ec.
Così i Dittongi , i Trittongi , e i Quadrit-
tongi non si divideranno mai ; nè scriverassi :
pi-acere , fi-eno , qu-esto, occhi-ale, travagli-
are , gi-uoco, ec. ; ma pia-cere , fie-no, que-sto,
occhia-le, travaglia-re , giuo-co , ec.
Le Cifre de Numeri poi non si voglion di-
videre . Per ciò non si dee dimezzare , a cagion
d’esempio 1 7 5 6., ponendovi v. g. due cifre nel
fin d’una linea , e due nel principio della se-
guente 17 - 56 .
Nè pare a me , che faccia bel vedere in
capo di riga una lettera sola , finale di parola ,
comechè essa potesse far sillaba da se , scriven-
dosi p. e. armoni-a, desi-o, ec. In tal caso dun-
que sarà meglio troncar la parola nella sillaba
antecedente : armo-nia, de-sio , ec.
Similmente sarà meglio non cominciar la
parola con una sola lettera in fin di linea per
proseguirla in capo alla seguente ; come a-scen-
dere , u-nione , ec. perciocchè resta meno affati-
cato l’occhio di chi legge , quando si parla con
tutta la parola a cominciar la linea .
E per ultimo sarà bene l’avvertire di cotai
rom-
/ BEGIN PAGE 94 /
rompimenti con un breve tratto - ; il qual se-
gno fa certamente più comoda la Scrittura , e
più chiara .
Ed eccovi , a gloria di Dio , in poche Le-
zioni ristretto tutto ciò , ch’ io credo necessario
a sapersi da chi desidera ( e dovrebbe desiderar-
lo ogni persona ) di scrivere correttamente . Que-
sto è il fondamento d’ ogni Letteratura . Breve
fatica ne può metter al possesso chiunque alla
Lettura di questi Rudimenti accompagnerà la
riflessione nell’ atto che legge i buoni Autori di
nostra Lingua , o scrive egli qualche cosa .
Per quello poi , che spetta allo scrivere
ornatamente , si richiede maturità , e più lunga
applicazione ; e non se ne viene a capo prima
di aver buon fondo di Filosofia . E perciò diffe-
risco a scrivervene qualche Regola a tempo più
opportuno .
/ BEGIN PAGE [95] /
Die 25 . Septembris 1756
IMPRIMATUR .
Fr. Vincentius Maria Monti S.T.M. Ord. Præ-
dicat. Pro-Vicarius S. Officii Mediolani .
F. A. Vismara Penit. Major pro Eminentiss. &
Reverendiss. D. D. Card. Archiep.
Vidit Julius Cæsar Bersanus pro Excellentissimo
Senatu .
/ BEGIN PAGE [96] /
CORREZIONI .
pag. 5. lin. penult. empire , empii , empito , leg-
gi adempire , ec.
pag. 75 . lin. 12. Guizante , ec. leggi Guizan-
te Città , ec.
pag. 77 . lin. 8. Già , là Avverbj , leggi Già,
là , lì Avverbj .
/ BEGIN PAGE [97] /
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/ BEGIN PAGE [99] /
/ BEGIN PAGE [100] /
/ BEGIN PAGE [101] /