«La lingua è più che una bandiera per un popolo»:
Maria Montessori e la sua proposta grammaticale
di Elena Felicani
1. Educazione e lingua: il Metodo
Nata il 31 agosto 1870 a Chiaravalle, in provincia di Ancona, Maria Montessori, figlia unica di Alessandro e di Renilde Stoppani, è tra le prime donne a iscriversi alla Facoltà di Medicina.
Donna di ricerca e di scienza, Montessori è autrice del testo-manifesto Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini: l’opera, pubblicata nel 1909 per l’editore Lapi, riscuote sin da subito un grande successo per la novità della proposta educativa, anche in prospettiva linguistica; tale è la portata che del Metodo verranno ristampate altre quattro edizioni, riviste e ampliate dalla studiosa (1913, 1926, 1935 e 1950, con il nuovo titolo La scoperta del bambino).
Maria Montessori, Il Metodo della Pedagogia Scientifica
applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini, Roma, Loescher, 1913.
Al centro delle scritture è in particolare il capitolo Metodi per l’insegnamento della lettura e scrittura: rispetto all’edizione del 1909, a partire da quelle successive, l’argomentazione chiarisce e amplia i metodi didattici (es. § Sui vecchi metodi per l’insegnamento della lettura e scrittura, a sua volta suddiviso in § Il meccanismo della scrittura e § L’analisi dei movimenti di una mano che scrive, per distinguere gli esercizi motori della scrittura e l’esercizio dell’intelligenza nello scrivere; § Preparazione diretta della scrittura, che include § L’esercizio dei cartellini classificati, con riferimento allo studio linguaggi scritti).
Se il Metodo è il fondamento teorico della proposta pedagogica montessoriana, esso rappresenta la messa a punto originale di una proposta didattica che è anche (e soprattutto) educazione linguistica, perché segue «uno schema grammaticale»:
Vale la pena di ricordare che l’unico linguaggio che chiunque, istruito o no, possiede perfettamente per quanto concerne i suoni e la costruzione grammaticale, è la cosidetta «lingua materna». Il bambino, dunque, non solo acquisisce il linguaggio parlato, ma lo acquisisce in modo particolare, poichè soltanto così il linguaggio diventa una «caratteristica personale», quindi una «caratteristica della razza». Esso è impresso nell’individuo umano. Quando studiammo e meditammo questo meraviglioso fenomeno creativo, riconoscemmo nel bambino una forma mentale, diversa dalla nostra e che chiamammo: «mente assorbente». Lo sviluppo naturale del linguaggio nel bambino suggerisce l’idea che, per aiutare questo sviluppo nell’educazione, dobbiamo procedere secondo uno schema grammaticale. (Il Metodo, p. 614 n. 413)
Come si legge, la pratica didattica, che riflette lo sviluppo naturale, rende possibile a una mente assorbente, quale è quella del bambino, di apprendere in prima istanza la lingua madre, acquisita in maniera inconscia già nei primi anni: l’apprendimento prevede dunque un progressivo avanzamento di una didattica basata sul metodo naturale, che vuole il soggetto apprendente libero di muoversi nello spazio e di esprimersi secondo il suo istinto.
Infatti, il caso, cioè l’ambiente, deve quasi sempre offrire la scintilla all’intuizione; è l’ambiente che rivela ciò che è nuovo, e in seguito l’intuizione e l’interesse desto sono capaci di aprire una nuova via di progresso. Nel mio caso, la storia è interessante perchè, indipendentemente dagli studi e dai preconcetti, essa offriva un complesso ambiente, in cui non solo l’educazione del bambino ma la vita sociale, i sentimenti umani coincidevano in perfetta unità. (Il Metodo, p. 219)
L’ambiente è così concepito come un sistema potenziale, inteso in senso ecologico, in cui possono interagire «secondo la propria cultura e l’opportunità» il bambino, l’insegnante e i materiali didattici messi a disposizione: la novità più significativa del Metodo Montessori è l’impiego dell’“alfabetario”, pensato e realizzato per avviare il bambino alla conoscenza dei grafemi a partire dall’esperienza tattile.
Alfabetario, in Maria Montessori, Il Metodo della Pedagogia Scientifica
applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini,
Roma, Opera Nazionale Montessori, 2000, p. 733.
Con l’alfabetario, che si compone di lettere separate su carta smerigliata e ingommate su carta liscia, il bambino tocca le lettere con i polpastrelli, acquisisce e memorizza il movimento, distingue i suoni che formano le parole e impara poi a riprodurle: come si vede, nella proposta educativa montessoriana corrono in parallelo laa spinta pedagogica e la necessità di costruire un metodo didattico che sia un’educazione alla lingua.
2. Verso la buona grammatica: l’Autoeducazione
Il contributo che riprende il discorso del Metodo e lo amplia in prospettiva scolastica è l’Autoeducazione nelle scuole elementari, opera pubblicata come continuazione della precedente nel 1916 per i tipi di Loescher: dopo una lunga parte teorica, che prosegue le riflessioni che sono già nel Metodo, la seconda parte offre, oltre ad alcune indicazioni prescrittive, esercizi pratici per le diverse discipline (grammatica, aritmetica, geometria, disegno, educazione musicale, metrica).
Maria Montessori, L’Autoeducazione nelle scuole elementari,
Roma, Loescher, 1916.
Se dunque, come si è detto, l’esperienza dell’alfabetario è un primo addestramento alla lingua, occorre proseguire con una pratica linguistica più avanzata, che consiste in un esercizio di scrittura, a cui segue l’attività di lettura, che è interpretazione della parola e più in generale del testo.
Per un corretto «avviamento» alla conquista consapevole delle pratiche di scrittura e di lettura, Montessori ribadisce l’utilità degli strumenti didattici e conferma l’efficacia degli alfabetari:
Dal secondo alfabetario della «Casa dei Bambini», si passa ad un terzo alfabetario; ove le lettere dell’alfabetario mobile sono assai più piccole, perfettamente calligrafiche, e in numero di venti per ogni esemplare, anzichè di quattro come negli alfabetari inferiori; inoltre l’alfabetario completo è tre volte ripetuto: ce n’è uno di color bianco (gesso), uno nero (inchiostro nero) e uno rosso (inchiostro rosso). Sono perciò sessanta copie di ogni lettera dell’alfabeto: inoltre vi esistono anche tutti i segni d’interpunzione: punti, virgole, accenti, apostrofi, punti interrogativi ed esclamativi. Le lettere sono di semplice carta lucida (i).
Gli usi di questi alfabetari sono molteplici; perciò procediamo alquanto, prima di fermarci ad esaminarli. (Autoeducazione, p. 268)
Nell’ottica pedagogica montessoriana, l’esperienza linguistica è dunque supportata dagli alfabetari, strumenti pensati per lo sviluppo naturale delle capacità linguistiche e allestiti tenendo conto dell’età dei bambini: al primo studio dell’alfabeto, cioè all’associazione di forme corrispondenti a un suono, essi permetteranno naturalmente i primi tentativi di composizione, di scrittura e di analisi delle componenti, utili a sviluppare autonomia «nella produzione (scrittura) e nell’interpretazione (lettura)».
Il bambino quindi, dopo il primo tocco della lettera smerigliata e la riproduzione del suono, inizia a sperimentare l’analisi della parola con la composizione e con la successiva classificazione delle forme, per approdare infine con consapevolezza all’analisi del discorso, alla «buona grammatica»:
Eravamo già penetrati, dunque, da lungo tempo nella grammatica, non abbiamo che da proseguire. La cosa potrà apparire ardita, ma non importa. Quella grammatica, quello spauracchio non meno terribile dello spaventevole antico procedimento d’imparare a leggere e scrivere, diventerà forse un esercizio appassionante; sarà la benefattrice che conduce piacevolmente a «trovar le cose fatte». Sì, il bambino si troverà col suo discorsetto uscito dalla sua penna, e ne sarà felice non meno di quando gli uscivan dalle mani le prime parole. Invero, quella buona grammatica! se diventa l’aiuto amabile e indispensabile a «costruire il discorso», assume tutt’altro tipo di quell’assassina che squartava i discorsi senza che ci si potesse più raccapezzar niente. (Autoeducazione, pp. 269-270)
Si affaccia così nel metodo la grammatica, «la buona grammatica», non intesa come un insieme di regole date a priori, ma pensata e insegnata come «benefattrice» e «aiuto amabile e indispensabile» a dar forma al discorso. L’insegnamento della grammatica deve attenersi a un programmato e graduale percorso di avvicinamento, scoperta e acquisizione della lingua, che può cominciare già nei primissimi anni di vita: nella prospettiva didattica di Montessori, la materia linguistica non è intesa come un repertorio di regole date a priori, ma come uno strumento efficace, in un primo momento inconsapevole, con cui il bambino risponderà secondo il giusto tempo ai suoi bisogni cognitivi.
Negli alunni la grammatica può così suscitare «a passo a passo un interesse sempre maggiore»:
Se, infatti, a chi sa già leggere, noi imponessimo il lavoro di scomporre tutte le parole in suoni, ciò importerebbe un tale sforzo di volontà, che solo un glottologo potrebbe applicarvisi diligentemente, spinto dai suoi fini speciali. Mentre il bambino di quattro anni, quando da quei suoni senza significato passa a comporre un insieme che corrisponde a un’idea che rappresenta una conquista utile, meravigliosa, è altrettanto attento quanto il glottologo e forse più appassionato di lui. Così è per la grammatica, quando dalle analisi ci fa salir su su, in alto, empiendosi sempre più di significato, acquistando a passo a passo un interesse sempre maggiore, fin che eccoci al culmine: il discorso è pronto, compreso e chiaro fin nelle sue più intime viscere; bello come una creazione, nato perfetto, e che nessuno più dovrà toccare. (Autoeducazione, p. 270)
La competenza si acquisisce dunque gradualmente: l’analisi dei fonemi che porta alla scrittura e lo studio delle parti del discorso seguono naturalmente il processo di apprendimento determinato dall’età; lo stesso vale per il lessico, di cui «i bambini da cinque a sette anni» si dimostrano «amatori appassionati delle parole»:
L’analisi dei suoni che conduce col nostro metodo alla scrittura spontanea, non è adatta a tutte le età. […] Ebbene, anche lo studio analitico del discorso, questo soffermarsi sulle parole con intenso interesse, non è di tutte le età: sono i bambini da cinque a sette anni, quegli amatori appassionati delle parole, che vi son predisposti; son quelle menti immature che ancora non possono interpetrare chiaramente un discorso, ma comprendono le parole, che possono persistere estatiche, piene d’interesse, instancabili, sugli elementi del discorso. (Autoeducazione, p. 270)
3. Tra parola e idea: la Psicogrammatica
Seguendo le riflessioni già esposte nel Metodo e nell’Autoeducazione, nella Psicogrammatica Montessori amplia alcune questioni nodali, che nell’approccio didattico allo studio della lingua possono rivelarsi ancora molto attuali: esso rappresenta il primo manuale di grammatica firmato da Montessori, ma pubblicato postumo solo nel 2017 da Clara Tornar e di Grazia Honneger Fresco.
Scritto in un periodo di grande produttività, la Psicogrammatica è, dopo la Psiscoaritmetica e alla Psicogeometria, uscite nel 1934 in Spagna, la terza opera di una trilogia che la critica ha denominato Psicodidattica.
Il contributo di Montessori individua il principale destinatario nell’insegnante, al quale vengono offerti suggerimenti e proposte che aiutino ad avvicinare i bambini ad amare la lingua e a comprendere le regole. La parola come espressione di un’idea è ciò che sostiene il ragionamento e la proposta:
Parola è un insieme di suoni con il quale l’essere umano esprime un’idea. È dunque l’idea, e non la combinazione di suoni, che origina veramente la parola. Perché una parola indichi un’idea, bisogna che un gruppo di umani ne stabilisca il significato: “Adesso siamo d’accordo: quando manderemo fuori questa parola ci intenderemo”. Dunque, per stabilire una parola ci vuole un accordo tra persone che vogliono scambiarsi tra loro idee. (Psicogrammatica, p. 6)
La parola, oltre a essere una combinazione di suoni, la cui consapevolezza è raggiunta gradualmente dal bambino, è espressione di un’idea e dunque portatrice di significato; per essere tale deve trovare consenso da parte degli uomini.
Il repertorio linguistico, parametro più volte ribadito da Montessori in relazione al singolo e alla collettività, è ciò che determina l’appartenenza degli individui a un gruppo sociale allargato che condivide un patrimonio, di suoni e di forme, di idee e di significati, via via arricchito.
La lingua è per questo una bandiera, riconosciuta da tutti gli individui come espressione di identità:
La lingua è più che una bandiera per un popolo, il suo significato è l’unione nella concezione più alta. Ed è anche simbolo di vita realmente passata nel mondo tra esperienze e lavori, tra lotte e vittorie sulla natura, come la bandiera passata sui campi di battaglia.
Ogni parola è una convenzione fra uomini che ne mantengono il segreto. Non lo fanno apposta: è linguaggio stesso che ha questo carattere e tiene nascosta ad altri popoli quello che un popolo costruisce per sé. Infatti, se non si sa come siano state combinate e stabilite le parole, non si può capire linguaggio; quindi ogni gruppo umano ha una proprietà condivisa: è la sua lingua. (Psicogrammatica, pp. 7-8)
È dunque l’accordo tra individui a determinare l’uso di un sistema linguistico, a garantire il suo mantenimento e la sua evoluzione.
Come già aveva fatto in precedenza, Maria Montessori ribadisce con esempi pratici e mirati l’importanza di apprendere suoni e forme a partire dall’osservazione e dall’esperienza pratica, per giungere consapevolmente alla scrittura intesa come atto pratico, da cui dipende la conservazione della lingua:
Sappiamo quanto una lingua è complicata: perché sia comprensibile bisogna prima conoscere i suoni che hanno differenze quasi impercettibili e poterli poi riprodurre esattamente con gli organi della fonazione. Si sa quanto sia difficile farlo: non si riesce se si vuole parlare una lingua straniera, infatti in questo caso rimane sempre l’accento che denuncia una diversa origine. Una lingua invece deve essere trasmessa esattissimamente perché si conservi. (Psicogrammatica, p. 9)
Affrontate le questioni sul piano teorico nel capitolo introduttivo dedicato al Linguaggio articolato, Montessori presenta la proposta grammaticale nei sei capitoli successivi, ciascuno dei quali dedicato a una parte del discorso: secondo la classificazione tradizionale, sono distinti il nome, l’aggettivo, il verbo, il pronome, l’avverbio, la preposizione, a loro volta riunite in “famiglie” (es. “famiglia del nome”: nome, articolo, aggettivo; “famiglia del verbo”: verbo, pronome, avverbio; da ultimo poi le parti “aiutanti”: preposizione, congiunzione, interiezione).
Per ognuna delle categorie la studiosa mette in rilievo le caratteristiche peculiari e distintive, secondo un preciso trattamento metodologico, e suggerisce gli strumenti per un’acquisizione consapevole, che parta sempre da un’esperienza sensoriale. A cominciare dall’aspetto visivo, il riconoscimento della categoria grammaticale è affidato a un simbolo, a una figura geometrica e a un colore: il nome è simboleggiato da un triangolo equilatero nero («ben piantato sulla base, stabile, fermo»), l’aggettivo da un triangolo azzurro scuro di dimensione ridotte rispetto al primo, l’articolo da un triangolo celeste ancora più piccolo; il verbo è un cerchio rosso di cinque centimetri di diametro («che, come il sole, non si ferma mai e irradia la sua forza animando la materia»); l’avverbio è un cerchio arancione di due centimetri di diametro, il pronome un triangolo isoscele violetto (molto allungato con base tre centimetri e mezzo e altezza cinque); la preposizione è rappresentata con una spessa lineetta rosa (2,5 x 0,5), la congiunzione è una mezzaluna verde rovesciata (1,5 x 3), l’interiezione è rappresentata in giallo con il disegno di una serratura. Questa classificazione per figure geometriche prevede quindi che le parti del discorso siano «rappresentate da simboli come cose pesanti e stabili per il Nome; come mobili attive per il Verbo».
In questo modo e per mezzo di un apprendimento che prosegue gradualmente, il bambino acquisirà una sensibilità linguistica specifica per i «suoni della parola che sente pronunciare intorno a sé», che riuscirà con facilità e naturalezza a ripetere, per essere poi in grado di procedere con l’analisi grammaticale e del periodo.
Si riconosce dunque nella proposta e nel pensiero educativo di Montessori un fondamento linguistico più volte ribadito, che approda alla grammatica e allo studio delle sue regole tramite un’acquisizione naturale, nella misura in cui sembra risentire e farsi portavoce della riflessione manzoniana che intende la disciplina un sistema fondato sul riconoscimento e sul funzionamento delle cose di natura come fatti di lingua, espressione e prodotto convenzionale della società.
Con un impercettibile cambiamento della parola, si esprimono dunque molte idee e si semplifica la lingua. E questo è avvenuto in modo naturale, non è stato fatto apposta per risparmiare tempo e vocaboli. È una forma speciale che ha preso la lingua nel suo svolgimento spontaneo: così come una corrente d’acqua prende la via della discesa, scavando poco a poco sul letto, per diventare finalmente ruscello. […]
Qui invece lo studio dei fatti naturali che riguardano la lingua è la grammatica. Per questa ragione, nella grammatica ci sono tante eccezioni e tante illogicità: essa riguarda la lingua per come esiste, come si è formata naturalmente. Per evitare le eccezioni, bisognerebbe ricostruire la lingua sul ragionamento, come per es. si costruiscono gli argini a un fiume, affinché le sue acque non sbandino a destra e a sinistra. (Psicogrammatica, p. 63)
Per saperne di più
Silvia De Martini, Grammatica e grammatiche in Italia nella prima metà del Novecento. Il dibattito linguistico e la produzione testuale, Firenze, Franco Cesati, 2015.
Cristiana De Sanctis, Psicogrammatica e fantasia grammaticale: due esperimenti femminili primonovecenteschi, in “Studi di Grammatica Italiana”, XXXVI, 2017, p. 81-116.
Elena Felicani, Un giardino di cose e parole. Ecosistema linguistico e formazione negli scritti di Virginia Staurenghi, Gemma Harasim, Maria Montessori, Milano, Biblion, 2023.
Angela Ferrari, Luciano Zampese, Grammatica: parole, frasi, testi dell’italiano, Roma, Carocci, 2016.
Grazie Honneger Fresco, Maria Montessori, una storia attuale. La vita, il pensiero, le testimonianze, Torino, Il leone verde, 2018.
Maria Montessori, Il Metodo della pedagogia scientifica applicato all'educazione infantile nelle case dei bambini. Edizione critica, Roma, Istituto Superiore di Ricerca e Formazione dell’Opera Nazionale Montessori, 2000 (1a ed. 1909).
Maria Montessori, L’Autoeducazione nelle scuole elementari, continuazione del volume Il metodo della pedagogia scientifica applicato all'educazione infantile nelle case dei bambini, Roma, 1916.
Maria Montessori, Psicogrammatica. Dattiloscritto inedito revisionato, annotato e introdotto da Clara Tornar e Grazia Honneger Fresco, Milano, FrancoAngeli, 2017.
Maria Concetta Rossiello, Montessori. Immagini letterarie e prospettive didattiche di una “madre cosmica”, in Eredità pedagogiche. Rousseau, Montessori, don Milani, Bruner, tra sentieri storici e passioni formative, a cura di Giorgio Crescenza e Maria Concetta Rossiello, Milano, FrancoAngeli, 2021, pp. 76-111.
Clara Tornar, La pedagogia di Maria Montessori tra teoria e azione, Milano, FrancoAngeli, 2007.