Della lingua toscana dialoghi sette

di d. Girolamo Rosasco, bernabita, trinese, accademico della Crusca

Autore:
Girolamo Rosasco | Rosasco Girolamo

Luogo:
Torino | Torino

Editore:
Stamperia Reale | Stamperia Reale

Anno: 1777

Tipo: Altro

Metalingua:
Italiano

Lingua oggetto:
Italiano

Sistema di scrittura:
Latino

Consistenza: [XXIII] + 518 pp.

Ristampe:
  • Della lingua toscana dialoghi sette di Girolamo Rosasco accademico della Crusca, Milano, per Giovanni Silvestri, 1824, 2 voll., 16º (SBN)

Disponibile su OPAC SBN.

Refusi:

  • p. 254: "diffusamante" invece di "diffusamente"

INDICE DELLE MATERIE TRATTATE IN CIASCUN DIALOGO. (p. V)

PREFAZIONE. (p. XV)

DIALOGO PRIMO.

Introduzione (p. 1) 

$. I. Se è meglio, che la lingua Toscana sia lodata da un Toscano, o da un Forestiere (p. 6)

$. II. Elogio della lingua Toscana (p. 7)

$. III. Si cerca quando, e come nascesse la lingua Toscana (p. 9)

$. IV. Si confuta l'opinione di chi crede la Lingua volgare essersi usata a' tempi degli antichi Latini (p. 9)

$. V. Si mostra lento essere il morir delle Lingue, e lento il nascere (p. 11)

$. VI. Se la Lingua volgare nasca dalla mescolanza della lingua Latina con la barbara, ovvero dal corrompimento della sola Latina (p. 15)

$. VII. Quando si estinguesse la lingua Latina in Italia (p. 18)

$. VIII. Perchè i varii Dialetti, che si odono in Italia tra l'Appennino, e l'Alpi, sieno così diversi tra loro per pronunzia, e per qualità (p. 21)

$. IX. Se i barbari abbiano insegnato agl'Italiani la Scrittura, e l'Architettura Gotica (p. 22)

$. X. In che secolo nascesse la lingua Toscana; e se nel suo nascere fosse bella (p. 24)

$. XI. Si mostra, che nel secolo XI. già vivea la lingua Toscana; ma non si sa qual fosse (p. 25)

$. XII. Qual sia il primo monumento, che si ha della lingua Toscana (p. 28)

$. XIII. Quanto tempo durasse l'infanzia della lingua Toscana: paragone di questa col baco da seta (p. 29)

$. XIV. Da quante nazioni la lingua Toscana abbia prese delle voci per formare se medesima (p 30)

$. XV. Se la lingua Toscana gareggi per antichità con la Greca, e Latina (p. 31)

$. XVI. Si mostra l'antichità della lingua Greca (p. 32)

$. XVII. Si mostra l'antichità della lingua Latina, e della Toscana; e qual differenza vi passi (p. 34)

$. XVIII. Ancorchè la lingua Toscana si studj da' Toscani, ciò non pregiudica alla sua bontà (p. 35)

$. XIX. Preambolo, che si premette prima di fare i Ritratti delle tre Lingue (p. 37)

$. XX. Ritratto della Grecia, e della lingua Greca (p. 38)

$. XXI. Ritratto di Roma, e della lingua Romana (p. 39)

$. XXII. Ritratto della Toscana, e della sua Lingua: e quì diffusamente si fa il contrapposto della Grecia, e del Lazio con la Toscana (p. 41)

$. XXIII. Qual ricchezza abbiano di voci le lingue Greca, Latina, e Toscana (p. 48)

$. XXIV. Se la lingua Greca fosse più ricca della Latina (p. 49)

$. XXV. Se nel Vocabolario della Crusca sieno registrate tutte le Voci della Lingua (p. 54)

$. XXVI. Si parla delle Raccolte fatte dal P. Bergantini (p. 57)

$. XXVII. Si parla dell'Autore delle Lettere critiche (p. 60)

$. XXVIII. Si seguita a ragionare della Ricchezza della lingua Toscana (p. 61)

$. XXIX. Qual sia il carattere distintivo delle tre Lingue (p. 64)

 

DIALOGO SECONDO.

Introduzione (p. 67)

$. I. Si tratta della dolcezza della lingua Toscana; ed ancora della Greca, e Latina (p. 71)

$. II. Qualità della lettera N: si seguita a parlare della dolcezza delle tre Lingue (p. 78)

$. III. Si parla della Brevità, e Lunghezza della Lingua toscana; e insieme della Greca, e Latina (p. 83)

$. IV. Se la lingua Toscana abbia numero, ea armonia; e come in ciò competa con la Latina (p. 85)

$. V. Se la lingua Toscana sia adattabile ad ogni genere di Poesia al pari della Latina (p. 86)

$. VI. Che cosa faccia, e quali effetti produca la Rima nel verso volgare (p. 89)

$. VII. Si seguita a mostrare quanto la lingua Toscana sia adattabile ad ogni genere di Poesia: e incidentemente si parla anche della lingua Franzese (p. 92)

$. VIII. Come in genere di Scrittori illustri la lingua Toscana stia a fronte della Greca, e Latina (p. 98)

$. IX. Si parla di Dante, e si difende (p. 102)

$. X. Si parla del Mozzoni, dello Scaligero, e di Udeno Nisieli (p. 104)

$. XI. Novelletta di tre Giucatori (p. 106)

$. XII. Come, e perchè l'Autore ragioni di queste materie già trattate da tanti altri (p. 109)

 

DIALOGO TERZO.

Introduzione (p. 111)

$. I. Se la lingua Toscana non ha avuto infin ora un sommo Oratore, non è ciò per difetto di essa (p. 116)

$. II. Descrizione, e lode dell'Oratore (p. 116)

$. III. Quali parti aver debba chi aspira all'Eloquenza (p. 118)

$. IV. Sommo Oratore più difficile a trovarsi, che un sommo Capitano: quegli preferito a questo (p. 126)

$. V. Sommo Oratore più raro di un sommo Poeta (p. 122)

$. VI. Qualità corporali, che aver dee un sommo Oratore (p. 123)

$. VII. Come Cicerone, e Demostene vincessero i difetti corporali (p. 124)

$. VIII. L'Oratore, per esser sommo, dee piacere al volgo (p. 126)

$. IX. Se il Poeta debba piacere anche al volgo; o se basti che solo piaccia a' dotti (p. 128)

$. X. L'Orazione di Monsignor della Casa, benchè non piaccia al volgo, non per questo è riprensibile (p. 130)

$. XI. Il piacere al volgo è cosa difficilissima (p. 131)

$. XII. Lode grandissima dell'Oratore, e suo pregio (p. 132)

$. XIII. Maraviglioso trionfo, che riporta dell'umano arbitrio la Eloquenza (p. 133)

$. XIV. Si parla dell'odierna Eloquenza (p. 135)

$. XV. Si cerca, se anche l'Orazion panegirica debba piacere al volgo: e si parla delle due Orazioni di Cicerone a favor di Marcello, e di Ligario (p. 138)

$. XVI. Si cerca, se nelle Orazioni panegiriche si possa talvolta parlare in modo, che la sublimità della materia sia superiore alla intelligenza del volgo (p. 139)

$. XVII. L'Oratore, per esser sommo, debb'essere Uomo dabbene (p. 143)

$. XVIII. Se all'Oratore giovi più la Natura, o l'Arte (p. 144)

$. XIX. L'Oratore, per esser sommo, dee anche fare scuola, e scriver precetti (p. 148)

$. XX. Esame, e confutazione di una dottrina di Pier Jacopo Martelli (p. 151)

$. XXI. Si parla in difesa de' Cento Discorsi del P. Corticelli (p. 156)

$. XXII. Per divenir sommo Oratore conviene imitar Cicerone: indi si cerca, perchè non compajano questi sommi Oratori (p. 158)

$. XXIII. Se invecchiando il Mondo, gl'ingegni peggiorino: e quì una pettinata a Seneca (p. 160)

$. XXIV. Per qual cagione non sia comparso infin ora un sommo Orator toscano: si parla con lode del Redi, e del P. Segneri (p. 161)

$. XXV. Si adducono altre ragioni, perchè tale Oratore non siasi per anco veduto tra noi (p. 163)

$. XXVI. Con due altre ragioni si mostra non essere maraviglia se infin ora non abbiamo avuto un Oratore da contrapporsi agli antichi (p. 168)

$. XXVII. Non vi è Eloquenza, perchè non vie è premio, che è serbato per ballerine, comici, musici ec. (p. 171)

 

DIALOGO QUARTO

Introduzione (p. 177)

$. I. Per acquistare la perfetta Toscana Eloquenza, conviene imitar Cicerone (p. 182)

$. II. Si cerca, se dall'Oratore si debba imitare il Boccaccio; e si risponde diffusamente (p. 187)

$. III. Si tratta a lungo, e con esattezza dell'Atticismo oratorio (p. 200)

$. IV. Se oggidì vi sieno gli Atticisti riprovati da Cicerone; ed essendovi, come si abbiano a conoscere (p. 209)

$. V. I precetti dell'Eloquenza antica servono anche per l'Eloquenza sacra (p. 210)

$. VI. Dottrina di S. Agostino sopra i tre generi del comporre; e l'obbligo che ha l'Oratore di insegnare, dilettare, e muovere (p. 211)

$. VII. Qual sistema tener debba chi aspira all'Eloquenza toscana (p. 215)

$. VIII. Quali autori si abbiano a leggere per l'Eloquenza; e se meglio sia leggerne molti, o pochi (p. 220)

$. IX. Il tradurre agevola di molto l'Eloquenza: e come si abbiano a fare le traduzioni (p. 221)

$. X. Come, e fino a qual segno si debbano imitare gli Autori, che si leggono (p. 223)

$. XI. Varie maniere di Eloquenza, e tutte nel loro genere perfette (p. 226)

$. XII. La Imitazione contiene per se imperfezioni: Bembo non esente dall'affettazione (p. 227) 

$. XIII. La Imitazione si riduce solo ad ottener ciò, che dipende dall'Arte, e non dalla Natura (p. 228)

$. XIV. Se alcuni sieno divenuti Oratori senza imitare: e riflessione, che far dee chi imita (p. 229)

$. XV. Parallelo tra Demostene, e Cicerone (p. 230)

$. XVI. Qual de' due predetti Oratori vinca l'altro nell'eccellenza (p. 231)

 

DIALOGO QUINTO. 

Introduzione (p. 236)

$. I. Qual sia la Lingua viva, e parlata oggidì dal popolo Fiorentino (p. 241)

$. II. Parole del Salvini addotte per obbiezioni contro la vegliante lingua Fiorentina (p. 243)

$. III. Si esamina qual sia il nuovo Sistema promosso dal Muratori, e da altri Italiani, pregiudiziale alla lingua Toscana (p. 243)

$. IV. Si esaminano le parole del Muratori, e si confutano (p. 245)

$. V. Si propongono stesamente le obbiezioni formate con le parole del Salvini, si risponde, e si spiegano (p. 249)

$. VI. Ciò, che nel 1300. era error di Lingua secondo la ragione, oggi è vezzo di Lingua secondo le leggi della medesima (p. 252)

$. VII. Sebbene la Lingua del 1300. fosse più corretta della vegliante, non perciò questa lingua è men buona (p. 253)

$. VIII. Si allegano autorità del Salvini in nostro favore, o sia contro lui stesso; e ciò diffusamante (p. 254)

$. IX. Altre autorità del Salvini, che mostrano essersi la Lingua del 1300. perduta per la compilazione delle Grammatiche: e si risponde (p. 260)

$. X. Si mostra lo spirito del nuovo Sistema, e lo spirito del Salvini nel confutarlo (p. 265)

$. XI. Il Salvini chiama Secol d'Oro quello del 1300. e si spiegano le sue parole (p. 267)

$. XII. Il Salvini chiama la Lingua del 1300. perfetta; e si spiega, rassomigliando la Lingua alle varie età dell'Uomo (p. 271)

$. XIII. Si mostra diffusamente la Lingua del 1300. essere stata giovane: e ciò colle autorità di molti, e gran Toscani  (p. 272)

$. XIV. Si torna a provare con ragioni, e con autorità, che la vegliante Lingua non cede in bontà all'antica del 1300. (p. 279)

$. XV. Si prova lo stesso coll'autorità tratta dalla Prefazione del Vocabolario della Crusca; e insieme si mostra quali forze abbia l'Uso della Lingua viva, e della Lingua scritta (p. 281)

$. XVI. Si cerca qual fosse il Secolo d'Oro della lingua Latina (p. 284)

$. XVII. Se una Lingua, e una Scrittura possa essere Aurea, ancorchè abbia difetti (p. 296)

$. XVIII. Giovanni, e Matteo Villani, ancorchè fratelli, furono diversi nello scrivere; e perché (p. 297)

$. XIX. Se una Lingua possa essere aurea, se insieme non è nobile; e se la Lingua del 1300. fosse nobile, ed aurea (p. 299)

$. XX. Possono talora essere auree le Scritture, ancorchè non sia aurea la Lingua viva (p. 302)

$. XXI. Quanto tempo si richiegga, perché uno Scrittore sia considerato vecchio (p. 303)

$. XXII. L'Uso è il padrone delle Lingue; e si mostra quanto sia grande la sua forza, ed autorità (p. 306)

$. XXIII. Si cerca se la Lingua viva del 1300. fosse più aurea della Lingua viva vegliante (p. 308)

$. XXIV. Per qual motivo la Lingua viva del 1300. fosse più pura, e corretta della vegliante. Paragone tra la Lingua, e 'l corpo umano (p. 311)

$. XXV. Assurdi gravissimi, che seguirebbero, se la vegliante Lingua fosse corrotta; come par che dica il Salvini (p. 312)

$. XXVI. Si decide qual sia il Secolo d'Oro della lingua Toscana (p. 315)

 

DIALOGO SESTO

Introduzione (p. 318)

$. I. Se degno sia di lode chi scrive con purità (p. 323)

$. II. Il forestiere, e non il Toscano merita lode, se parla bene (p. 325)

$. III. Che cosa sia purità di Lingua (p. 326)

$. IV. Si mostra necessarissimo lo studio della Gramatica (p. 329)

$. V. Si biasima chi nel suo scrivere mostra stiticaggine, o affettazione (p. 331)

$. VI. Se lecito sia l'usare nelle Scritture vocaboli antichi, oscuri, e forestieri (p. 333)

$. VII. Se non si abbia a scrivere ne' dialetti Lanese, Bergamasco, Napoletano ec. che per solo motivo di far ridere (p. 338)

$. VIII. Se sia lecito usar voci nuove, e coniarle (p. 340)

$. IX. Il coniar voci nuove appartiene principalmente a' Toscani (p. 343)

$. X. Autorità sulla Lingua, che ha il popolo Fiorentino, e massimamente gli Accademici della Crusca, detti Senatori dal Salvini: e quì si parla della briga tra il Caro, e 'l Castelvetro (p. 250)

$. XI. Invettiva contro i Toscani, e specialmente contra gli Accademici della Crusca; e si risponde (p. 351)

$. XII. Forte obbiezione tolta da Quintiliano; e risposta alla medesima (p. 354)

$. XIII. Si cerca, se i Forestieri facciano autorità in cose di Lingua; e si risponde che ogni Scrittore, ancorchè valente, non fa autorità, se non in quelle cose, nelle quali ha l'approvazione dell'Accademia della Crusca (p. 356);

$. XIV. Si va mendicando più ragioni, per mostrar lecito a' letterati Italiani l'inventare, o l'inserire nelle Scritture vocaboli, e modi di dire non Toscani; e tutte si pesano, e si combattono (p. 360)

$. XV. Si mostra qual valore avessero in cose di Lingua il Dolce, il Ruscelli, il Muzio, il Castelvetro (p. 368)

$. XVI. Si fanno nuovi sforzi per estorcere, e mostrar lecita questa libertà d'inserire nelle toscane Scritture vocaboli, e modi di dire non toscani; ma in vano, e a tutto si risponde distesamente, e si combatte per ogni verso, e si distrugge il nuovo Sistema de' letterati Italiani (p. 372)

$. XVII. Si cerca con quali riguardi sia lecito l'inventare nuove parole; qual forma si debba dar loro, e da qual fonte abbiano a derivare (p. 388)

$. XVIII. Lode della Elocuzione (p. 395)

 

DIALOGO SETTIMO.

Introduzione, o Saggio di Orazione accademica in lode dell'umana Loquela (p. 401)

$. I. Se sia lode di una Lingua il vederla studiata da molti: e in ciò si confronta la lingua Toscana con la Greca, e Latina: si tocca anche la Franzese (p. 417)

$. II. Si loda il Dialetto di Firenze; e si mostra migliore di quelli delle altre Toscane città (p. 425)

$. III. Si cerca, se la Lingua del popolo Fiorentino sia buona (p. 426)

$. IV. In che cosa consista la bellezza del Dialetto di Firenze (p. 428)

$. V. Si parla dell'isola, e della casa, dove nacque Cicerone; e incidentemente si parla con lode di Monsignor Vescovo Battiloro, e della Signora Marchesa sua Cognata (p. 429)

$. VI. Da che nasca, che quantunque un Italiano scriva purgatamente, senza solecismi e barbarismi, pure scrive diversamente da un Fiorentino. Confronto di una Traduzione fatta da un Italiano con un'altra fatta da un Fiorentino (p. 432)

$. VII. Si parla con lode della Storia sacra del Card. Orsi (p. 343)

$. VIII. Si mostra che la lingua Italiana è artificiosa, e non naturale; che è una Lingua senz'anima, o animata da uno spirito peggiore (p. 435)

$. IX. Si cerca, perchè dagli antichi Toscani fosse meno che da noi stimata la propria Lingua (p. 438)

$. X. Si accusa come imperfetta la lingua Fiorentina, e si difende (p. 438)

$. XI. Si mostra, che la lingua Fiorentina è migliore di tutte le altre della Toscana (p. 439)

$. XII. Contro quelli, che hanno biasimati i proverbj, i riboboli, le grazie del parlar Fiorentino. Si loda, e si critica Pier Jacopo Martelli (p. 441)

$. XIII. Si propone il modo, che tener si potrebbe, per imparar bene la lingua Fiorentina; e si difende il parlar delle balie, delle serve, ec. (p. 443)

$. XIV. Si difende la pronunzia Fiorentina, esaminandosi se la velocità sia difetto; se vero sia, che i Fiorentini non s'intendano: se la gorgia sia un difetto: e si parla della lingua Sanese (p. 445)

$. XV. Si mostra, che la pronunzia Fiorentina è scolpita, dilicata, e amabile: e si appuntano in generale, e in particolare alcuni difetti di varie lingue Italiane (p. 449)

$. XVI. Come un dotto Forestiere si possa distinguere da un Fiorentino nel parlare. Che cosa sia l'Atticismo toscano, e la Urbanità; e si scusano gli errori, ch'ell'ha talvolta (p. 451)

$. XVII. Se all'Urbanità sia contraria la Trasposizione delle parole. Doppio senso della voce Atticità. Si parla contro chi biasima la Trasposizione (p. 455)

$. XVIII. Il numero oratorio Toscano è necessarissimo; ma il dar precetti di esso sarebbe fatica siccome grandissima, così fors'anche di poca frutto (p. 458)

$. XIX. Se la Lingua volgare si abbia a intitolare Toscana, Fiorentina, o Italiana: e se ne ragiona alla distesa (p. 459)

$. XX. Lamenti del Salvini contra que' letterati Italiani, che promuovono il nuovo Sistema (p. 478)

$. XXI. L'Autore protesta di rispettare i letterati Italiani; difende la sua condotta, e desidera la pace e la felicità delle lettere, che non d'altronde può nascere, che dall'unione degli animi (p. 479)

$. XXII. Lode della Lingua, cui l'Autore vorrebbe vedere con più giudizio coltivata dagl'Italiani (p. 482)

$. XXIII. L'Autore si lamenta, che i Toscani non coltivino, quanto dovrebbono, la lingua loro. Prosopopea, con cui s'induce l'Accademia della Crusca ad esortare i Toscani allo studio di lor Favella (p. 483)

$. XXIV. Discorso faceto, o sia Abbozzo di Cicalata in lode dell'idioma Toscano (p. 486)

$. XXV. Conclusione, con una succinta Novelletta (p. 494)

 

DICHIARAZIONE Di alcune voci, e maniere comunemente meno intese. (p. 497)

INDICE GENERALE (p. 502)

Compilatore: Andrea Cortesi

Promotori del progetto

Unistrasi Unimi Unipi Unitus

Partner

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