لغت طلیان [Luġāt-i Ṭalyān (trad. lett. 'Vocabolario italiano')]

Autore:
أسرار دده [Esrār Dede] | Dede Esrār

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Indice

L'edizione è priva di indice. Questa la partizione dei contenuti: 

Premessa, c. 53v

Introduzione, c. 53v

Prima parte, c. 54v

Seconda parte, c. 55v

Terza parte, c. 56r

Quarta parte. c. 56v

Testo in formato elettronico

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Premessa, c. 53v

Introduzione, c. 53v

Prima parte, c. 54v

Seconda parte, c. 55v

Terza parte, c. 56r

Quarta parte. c. 56v

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In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso.

Lode sia solo a Dio, e le preghiere siano sul nostro profeta Maometto, sulla sua famiglia e sui suoi compagni.

Quanto al resto, io, questo povero e miserabile, vale a dire il derviscio mevlevī Meḥmed Esrār, durante il periodo in cui mi applicavo con impegno allo studio di varie scienze e discipline, ebbi occasione di acquisire una certa familiarità con la lingua latina e con quella italiana.

Ebbene, parlando con un nobile confratello del nostro ordine a proposito di un certo vocabolario [italiano], e considerando che la conoscenza del latino e dell’italiano non è affatto priva di utilità, si decise che io, questo povero, dovessi intraprendere la traduzione in lingua turca di quel vocabolario italiano.

Così, con il permesso del mio maestro e guida nella sublime confraternita, il mio venerato sceicco e signore, l’illustrissimo ornato di conoscenza e colmo di virtù, lo sceicco Dede Ġālibü’l-Mevlevī, colui che si affida all’aiuto di Dio, e con la benedizione dei suoi possenti soffi spirituali, quando chiesi licenza di intraprendere quest’opera, egli manifestò segni del suo benevolo consenso.

Pertanto, secondo le mie capacità, mi accinsi a tradurre in turco il vocabolario italiano-greco, e a fornire talvolta alcune forme anche in latino.

Per la composizione di questa opera è necessaria, anzitutto, un’introduzione, nella quale siano presentati ⟨l’alfabeto⟩ delle lingue italiana e latina e le regole relative alla loro pronuncia e resa nello scritto e nel parlato. Vi si spiega, inoltre, che quando alcune lettere si trovano accostate ad altre, esse vengono pronunciate in modo diverso; a questo riguardo abbiamo steso alcune regole.

Successivamente, secondo l’ordinamento del libro preso a modello, nel primo capitolo viene presentata la traduzione dei numeri da uno fino a diecimila; nel secondo capitolo si trova la presentazione delle cifre latine e italiane, con la loro traduzione; nel terzo capitolo sono riportati i nomi dei mesi del calendario Rumi ⟨e i nomi dei giorni della settimana⟩; nel quarto capitolo, infine, ha inizio la traduzione dei vocaboli, disposti in ordine alfabetico.

Dopo di ciò, alla fine dell’opera, vengono aggiunti in dieci capitoli i nomi di ⟨vari⟩ alberi, di varie armi, di varie navi, di varie stelle e degli elementi; inoltre, per facilitare la conoscenza delle regole di costruzione delle frasi composte, forniamo esempi di domande e risposte, espressioni utili per fare acquisti, nonché detti ed elementi grammaticali.

Introduzione. Sia noto che, in primo luogo, l’alfabeto latino e quello italiano sono composti di diciannove lettere, che vengono menzionate qui di seguito: ا ب چ د ءَ افّە اقّە ایٖ الّە امّە انّە اُو پ غُو ارّە اسّە ت ءُ زَتَە ‹’ b č d ’a ’ffh ’qqh ’yi ’llh ’mmh ’nnh ’uw p ġuw ’rrh ’ssh t ’u zatah› = a, b, c, d, e, effe, akka, i, elle, emme, enne, o, p, gu, erre, esse, t, u, zeta «a, b, c, d, e, effe, acca, i, elle, emme, enne, o, p, qu, erre, esse, t, u, zeta» e la loro corrispondenza con le lettere arabe è data nell’ordine seguente: a b ç d hemze f  ḳ hemze-i meksūre lām mīm nūn vāv-ı mażmūme pā ġayn-ı mażmūme rā sīn tā hemze-i mażmūme zā.

Inoltre, tra queste lettere ve ne sono tre, ovvero چ ‹č› = c «c», اقّە ‹’qqh› = akka «acca» e اسّە ‹’ssh› = esse «esse», la cui pronuncia, in alcuni contesti, viene realizzata in un modo diverso.

Per esempio, se la lettera چ ‹č› = c «c» è seguita da ء ‹› = e «e» oppure da ایٖ ‹’yi› = i «i», questa viene pronunciata secondo la sua pronuncia propria, ovvero come una cīm-i muʿceme. Ma, se dopo di essa viene آ ‹ā› = a «a» ⟨oppure او ‹’w› = u/o «u/o»⟩, allora viene pronunciata come una اقّە ‹’qqh› = akka «acca», ovvero una ḳāf-ı meftūḥa (‘kaf con fetḥe’).

Analogamente, la اقّە ‹’qqh› = akka «acca», se seguita da ء ‹› = e «e» oppure da ایٖ ‹’yi› = i «i», si pronuncia come la cīm-i ʿArabī (‘ǧīm araba’); se invece è seguita da آ ‹ā› = a «a», viene pronunciata come una ġayn-ı meftūḥa (‘ġayn con fetḥe’).

Parimenti, la اسّە ‹’ssh› = esse «esse», la cui pronuncia canonica è come quella di una sīn, quando è seguita da اُو ‹’uw› = u/o «u/o», si pronuncia come una zā-i mażmūme (‘zāy con żamme'). Così, ad esempio, nelle forme یَزُس ‹yazuws› = Iezus «Jesus» e یَزُو ‹yazuw› = Iezu «Gesù» ⟨significato: یزوس ‹yzws› = Iezus «Jesus» e یزو ‹yzw› = Iezu «Gesù» sono i nomi di Gesù Cristo, pace su di lui⟩, la اسّە ‹’ssh› = esse «esse» dopo la yāʾ, se seguita da una اُو ‹’uw› = u/o «u/o», muta la propria pronuncia in quella di una .

⟨Inoltre, la lettera ت ‹t› = t «t», la cui propria pronuncia […], quando si trova in stato di sükūn dopo una ḥarf-i memdūd (‘lettera allungata’), genera da sé una če con kesre. Ad esempio, nella resa della parola اوراتچیو ‹’wr’tčyw› = oratcio, la lettera če non viene scritta, ma viene comunque realizzata nella pronuncia. Così, nella grafia اوراتیو ‹’wr’tyw› = oratio «oratio», poiché la tā’ con sükūn si trova dopo una rā-i meftūḥa-ı memdūde (‘rā’ con fetḥa allungata’), secondo la regola si genera la pronuncia di una če, che non è rappresentata nella scrittura regolare, ma è intesa in modo implicito. Inoltre, quella stessa če deve essere pronunciata con un timbro intermedio tra le lettere če e şın (‘šīn’), come si vede in parole come سالوتاتچیو ‹s’lwt’tčyw› = salutatcio «salutatio» e غراماتچیو ‹ġr’m’tčyw› = gramatcio «?»⟩.

Inoltre, sia noto che nella scrittura delle lingue latina e italiana

 

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non esistono gli ḥarekāt (‘segni diacritici’), e al loro posto vengono usate cinque lettere che sono le seguenti: آ ءَ ای او ءُ ‹ā ’a ’y ’w ’u› = a e i o/u u «a e i o/u u». Il loro impiego avviene nel modo seguente: la lettera آ ‹ā› = a «a» è utilizzata con funzione di medd (‘allungamento’), come si vede, ad esempio, nelle parole آفریقا ‹āfryq’› = afrika «Africa» e اماریقا ‹’m’ryq’› = amarika «America», dove compare alla fine come elif-i memdūde (‘alif allungata’).

Allo stesso modo, la lettera ءَ ‹’a› = e «e» è usata con valore di fetḥe, come quando, nella parola برە ‹brh› = bre «bere», dopo la ب ‹b› = b «b» viene inserita una ءَ ‹’a› = e «e», indicando che la bā sarà pronunciata con fetḥe. Similmente per ogni lettera che sarà seguita da una ء ‹› = e «e», ciò segnalerà che tale lettera verrà pronunciata con fetḥe.

La marca di kesre è la lettera ایٖ ‹’yi› = i «i», la quale, se posta dopo una lettera, indica che quest’ultima deve essere letta con kesre.

La marca di żamme si presenta in due modi. Se اُو ‹’uw› = u/o «u/o» segue una lettera, questa, di norma, è vocalizzata con żamme. Se invece si ricorresse soltanto al segno [diacritico] di żamme, esso da solo non sarebbe sufficiente a rappresentare la vocale, e verrebbe usato solo nei casi in cui la pronuncia si realizza mediante una vav-ı sākine, come nella parola تُو ‹tuw› = tu «tu».

Ma la lettera ءُ ‹’u› = u «u», in quanto vero e proprio segno di żamme, se segue una lettera, fa sì che tale lettera venga pronunciata con la żamme.

Oltre a ciò, segnaliamo che il lessico del latino e quello dell’italiano sono corrispondenti nella maggior parte dei casi. Tuttavia, nella resa del lessico latino si trova una sīn alla fine della maggioranza delle parole, mentre in quelle italiane non la si trova; la differenza è solo questa.

Ad esempio, il nome di Allāh (‘Dio’) in latino è دِیوس ‹diyws› = Dios «Deus», mentre in italiano si elimina la sīn e [la parola] diventa, quindi, دِیُو ‹diyuw› = Dio «Dio». Similmente, in latino la parola Rabb (‘il Signore’) è دُومینوس ‹duwmynws› = Dominos «Dominus»», mentre in italiano, perduta la sīn finale, diventa دومینو ‹dwmynw› = Domino «Domino».

Poiché le due lingue, quanto a lessico, regole e ai loro casi e paradigmi ricorrenti, risultano tra loro simili e vicine, abbiamo ritenuto opportuno, in questa introduzione, richiamare alcune regole e paradigmi, nonché le forme di singolare e plurale, e i tempi di presente, passato e futuro.

Innanzitutto, le parole in latino, se si riferiscono a un nome, hanno sei casi, ovvero: نومینو ‹nwmynw› = nominiv «nominativo», جنیتیو ‹ǧnytyw› = genitiv «genitivo», دآتیوُ ‹dātywu› = dativo «dativo», اقوزاتیو ‹’qwz’tyw› = acuzativ «accusativo», آوُقاتیو ‹āwuq’tyw› = avocativ «vocativo», آبلاَتیِو ‹āblāatyiw› = ablativ «ablativo». Questi sei termini fanno riferimento a ism aṣl işāret nisbet nidā ḫaber (‘nome, specificazione, [complemento di] termine, oggetto, vocazione, ablativo’).

Così, ad esempio, نومینو ‹nwmynw› = nominiv «nominativo» indica il nome al singolare, come nel caso della parola دُومینجس ‹duwmynws› = Dominos «Dominus», che si traduce Rabb (‘il Signore nom.’).

La forma دومینی ‹dwmyny› = Domini «Domini», che si traduce come Rabbiniŋ (‘del Signore’), è detta جنیتیو ‹ǧnytyw› = genitiv «genitivo» e indica una specificazione, come la indica [anche] la forma lam nell’espressione [araba] ile’r-rabb (‘del Signore’).

Oppure, se dicono دومینو ‹dwmynw› = Domino «Domino», questa forma è chiamata داتیؤ ‹d’tyw› = dativ «dativo», in quanto si trova in funzione di işāret (‘complemento di termine’) e significa Rabbiye ‘al Signore’, esprimendo dunque l’uso della preposizione ila riferita a Rabb.

Se si dice دومینوم ‹dwmynwm› = Dominum «Dominum» allora si tratta del آقوزاتیو ‹āqwz’tyw› = akuzativ «accusativo» e la parola si traduce Rabbiyi (‘il Signore acc.’), corrispondendo dunque a elrabb (‘il Signore’), dove el rende il [complemento] oggetto.

Oppure, se dicono او دومینە ‹’w dwmynh› = o Domine «o Domine», questa forma è chiamata آوُقاتیو ‹āwuq’tyw› = avokativ «vocativo» e ha significato di nidā (‘vocazione’) ed esprime la particella vocativa nell’espressione yā Rabb (‘oh Signore’).

Mentre, دومینو ‹ā dwmynw› = A Domino «A Domino» è il caso آبلاتیو ‹āblātyw› = ablativ «ablativo» e vuol dire [in arabo] mine’r-rabb (‘dal Signore’), dove min (‘da’) indica l’ablativo.

Queste forme sono [tutte] al singolare e le loro forme plurali sono riportate, nel medesimo ordine, qui sotto:

 

دومینی

dwmyny

= domini

«Domini»

دومینوروم

dwmynwrwm

= dominorum

«Dominorum»

دومینیس

dwmynys

= dominis

«Dominis»

دومینوس

dwmynws

= dominos

«Dominos»

اُو دومینی

’uw dwmyny

= o domini

«o Domini»

آ دومینیس

ā dwmynys

= a dominis

«a Dominis»

il plurale del nome

il plurale del complemento di specificazione

il plurale del complemento di termine

il plurale del [complemento oggetto]

il plurale del complemento di vocazione

il plurale dell’ablativo

significato

significato

significato

significato

significato

significato

Rabbler

‘i Signori nom.’

Rabblerin

‘dei Signori’

Rabblere

‘ai Signori’

Rabbleri

‘i Signori acc.’

yā Rabbler

‘oh Signori’

Rabblerden

‘dai Signori’

 

Forme dei pronomi personali

أغو

eġw

= ego

«ego»

نوس

nws

= nos

«nos»

تُو

tuw

= tu

«tu»

اوُستروم

‹’wustrwm

= avostrum

«vostrum»

ایق

’yq

= ik

«hic»

أیٖ

eyi

= ii

«hi»

أیلله

eyllh

= ille

«ille»

أیللی

eylly

= illi

«illi»

nome

nome plurale

nome

nome plurale

nome

nome plurale

nome

nome plurale

significato

significato

significato

significato

significato

significato

significato

significato

ben

‘io’

biz

‘noi’

sen

‘tu’

sizler

‘voi’

bu

‘questo’

bunlar

‘questi’

o

‘quello’

onlar

‘quelli’

 

Per ultimo, la regola nominata اینپرفقدوم ‹’ynprfqdwm› = inperfekdum «imperfectum»

i singolari

i plurali

یُو أرو

yuw erw

= io ero

«io ero»

تُو أری

tuw ery

= tu eri

«tu eri»

قُوَلّلُو أره

quwalluw erh

= quello era

«quello era»

نُوی أرآوآمُو

nuwy erāwāmuw

= noi eravamo

«noi eravamo»

ؤُی أرە واته

wuy erhw’th

= voi eravate

«voi eravate»

قِولّلی أرەنو

qiwlly erhnw

= quelli erano

«quelli erano»

significato

significato

significato

significato

significato

significato

ben idim

‘io ero’

sen idiŋ

‘tu eri’

o idi

‘egli era’

biz idik

‘noi eravamo’

siz idiŋiz

‘voi eravate’

onlar idiler

‘loro erano’

 

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Dunque, in questa introduzione sono state presentate alcune regole di vario genere, quanto bastava per dare un’idea generale dell’indole e del modo d’uso di una lingua. Infatti, ⟨una conoscenza di base⟩ di lingua non si ottiene con il solo apprendimento di lemmi isolati, privo della loro maniera di impiego. E poiché un’esposizione troppo dettagliata o prolissa non sarebbe stata appropriata a questo compendio, ci limitiamo a quanto necessario e, di seguito, diamo inizio alla redazione del libro di cui è stata richiesta la traduzione.

Il libro [fonte] in questione, che si desidera tradurre, registra i lemmi in lingua greca; ciononostante, il nostro intento è quello di tradurre unicamente [i lemmi] in italiano e in latino, senza tener conto in modo sistematico del greco, benché si sia pensato di riportare di tanto in tanto anche qualche voce in quella lingua.

 

Capitolo primo. In questo primo capitolo, l’enumerazione dei vocaboli italiani procede dal numero uno fino al dieci, e dall’undici fino al venti vengono riportati uno per uno; poi, vengono trascritti dal venti fino al trenta, al quaranta, al cinquanta e fino al cento; quindi, vengono presentati in sequenza dal cento fino a duecento, trecento e così via fino al mille, e dal mille fino a diecimila.

⟨Quanto ai vocaboli che abbiamo trascritto, non si è contrassegnato ciascuno di essi [con i segni diacritici] di fetḥa, kesre e żamme [indicandoli sopra o sotto alle lettere], per evitare errori di scrittura [e di lettura]. Al contrario, le loro pronunce e la vocalizzazione delle lettere sono state spiegate a parole, così da non incorrere in errori.⟩

 

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[numeri]

[modello di pronuncia proposto]

[significato]

أنو

enw

 = enu

«uno»

Con fetḥe sulla hemze e con żamme sulla nūn e con sükūn sulla vāv

È il numero uno.

دوە

dwh

= due

«due»

Con żamme sulla dāl e con fetḥe sulla vāv e con sükūn sulla hāʾ

È il numero due.

ترە

trh

= tere

«tre»

Con fetḥe sulla tāʾ e sulla rāʾ e con sükūn sulla hāʾ

È il numero tre.

قُوآتره

quwātrh

= kuatre

«quattro»

Con żamme sulla ḳāf e con sükūn sulla vāv, sulla tāʾ, sulla hāʾ e sulla hemze-i memdūde

È il numero quattro.

قينقُوە

qynquwh

= kinkue

«cinque»

Con kesre sulla ḳāf e con sükūn sulla yāʾ, sulla nūn, sulla vāv e sulla hāʾ e con żamme sulla seconda ḳāf e con fetḥe sulla hemze

È il numero cinque.

سى

‹sy›

= sei

«sei»

Con fetḥe sulla sīn e con sükūn sulla yāʾ

È il numero sei.

ستە

sth

 = sete

«sette»

Con fetḥe sulla sīn e sulla tāʾ e con sükūn sulla hemze

È il numero sette.

غُتّو

ġuttw

= gotto

«otto»

Con żamme sulla ġayn e sulla seconda tāʾ e con sükūn sulla prima tāʾ e sulla vāv

È il numero otto.

نووە

nwwh

= nove

«nove»

Con żamme sulla nūn e con sükūn sulla prima vāv e sulla hāʾ e con fetḥe sulla seconda vāv

È il numero nove.

دیەچی

dyhčy

= dieci

«dieci»

Con kesre sulla dāl e sulla çīm e con fetḥe sulla prima yāʾ e con sükūn sulla hāʾ e sulla seconda yāʾ

È il numero dieci.

اُوندەچی

’ uwndhčy

= undeci

«undici»

Con żamme sulla hemze e con sükūn sulla vāv, sulla nūn, sulla hāʾ e sulla yāʾ e con fetḥe sulla dāl e con kesre sulla çīm

È il numero undici.

دُودەچی

duwdhčy

= dodeci

«dodici»

Con żamme sulla dāl e con sükūn sulla vāv, sulla hāʾ e sulla yāʾ e con fetḥe sulla seconda dāl e con kesre sulla çīm

È il numero dodici.

ترەدەچی

trhdhčy

 = tiredeci

«tredici»

Con kesre sulla tāʾ e sulla çīm e con fetḥe sulla rāʾ e sulla dāl e con sükūn su entrambe le hāʾ e sulla yāʾ

È il numero tredici.

قُواتوردەچی

quw’twrdhčy

= kuatordeci

«quattordici»

Con żamme sulla ḳāf e sulla tāʾ, con sükūn su entrambe le vāv, sulla rāʾ, sulla hāʾ e sulla yāʾ e con medd sulla hemze, con fetḥe sulla dāl e con kesre sulla çīm

È il numero quattordici.

قيـندیچی

qyndyčy

= kindici

«quindici»

Con kesre sulla ḳāf, sulla dāl e sulla çīm e con sükūn su entrambe le yāʾ e sulla nūn

È il numero quindici.

سدەچی

sdhčy

= sedeci

«sedici»

Con fetḥe sulla sīn e sulla dāl e con sükūn sulla hāʾ e sulla yāʾ e con kesre sulla çīm

È il numero sedici.

ديەچی زتە

dyhčyzth

= diecizete

«diciassette»

Con kesre sulla dāl e sulla çīm e con fetḥe sulla prima yāʾ, sulla zāy e sulla tāʾ e con sükūn su entrambe le hāʾ e sulla yāʾ

È il numero diciassette.

ديەقوتّو

dyhqwttwu

= diekotto

«diciotto»

Con kesre sulla dāl e con fetḥe sulla yāʾ, con sükūn sulla hāʾ e su entrambe le vāv e con żamme sulla ḳāf e con tāʾ raddoppiata

È il numero diciotto.

ديەچی نُوَە

dyhčynuwah

= diecinove

«diciannove»

Con kesre sulla dāl e sulla çīm e con fetḥe sulla yāʾ e sulla vāv e con sükūn sulle altre lettere

È il numero diciannove.

ونتى

wnty

= venti

«venti»

Con fetḥe sulla vāv e con sükūn sulla nūn e sulla yāʾ e con kesre sulla tāʾ

È il numero venti.

ترنتا

trnt’

= terenta

«trenta»

Con fetḥe su entrambe le tāʾ e sulla rāʾ e con sükūn sulla nūn

È il numero trenta.

قُوارانتا

qu’r’nt’

= kuaranta

«quaranta»

Con żamme sulla ḳāf e con fetḥe sulla hemze, sulla rāʾ, e sulla tāʾ lunga e con sükūn sulle altre lettere

È il numero quaranta.

قينقُوانتا

qynquw’nt’

= kinkuanta

«cinquanta»

Con kesre sulla prima ḳāf e con żamme sulla seconda, con medd sulla hemze, con fetḥe sulla tāʾ e con sükūn sulle altre lettere

È il numero cinquanta.

 

/ BEGIN PAGE [5] /

 

سسانتا

ss’nt’

= sesanta

«sessanta»

Con fetḥe su entrambe le sīn e sulla tāʾ e con sükūn sulle altre lettere

È il numero sessanta.

ستانتا

st’nt’

= setanta

«settanta»

Con fetḥe sulla sīn e su entrambe le tāʾ e con sükūn sulle altre lettere

È il numero settanta.

اوتانتا

’wt’nt’

= autanta

«ottanta»

Con żamme sull’elif e con fetḥe su entrambe le tāʾ, con sükūn sulla vāv, sulla ġayn e sulla nūn

È il numero ottanta.

نُوانتا

nuw’nt’

= novanta

«novanta»

Con żamme sulla nūn e con fetḥe sulla vāv e sulla tāʾ e con sükūn sulle altre lettere

È il numero novanta.

چنتو

čntw

= cento

«cento»

Con fetḥe sulla çīm e con żamme sulla tāʾ e con sükūn sulle altre lettere

È il numero cento.

دوە چنتو

dwh čntw

= due cento

«duecento»

Con żamme sulla dāl e con fetḥe sulla vāv

È il numero duecento.

ترە چنتو

trh čntw

= tere cento

«trecento»

Con fetḥe sulla prima tāʾ e sulla rāʾ

È il numero trecento.

قُواتروچنتو

quw’trw čntw

= kuatro cento

«quattrocento»

Con żamme sulla ḳāf e sulla rāʾ e con medd sulla hemze

È il numero quattrocento.

قینقُوە چنتو

qynquwh čntw

= kinkue cento

«cinquecento»

Con kesre sulla prima ḳāf e con żamme sulla seconda, con sükūn sulla yāʾ e su entrambe le nūn

È il numero cinquecento.

سی چنتو

sy čntw

= sei cento

«seicento»

Con fetḥe sulla sīn

È il numero seicento.

سته چنتو

sth čntw

= sete cento

«settecento»

Con fetḥe sulla sīn e sulla prima tāʾ

È il numero settecento.

غُتّو چنتو

ġuttw čntw

= gotto cento

«ottocento»

Con żamme sulla ġayn e sulla tāʾ raddoppiata

È il numero ottocento.

نوە چنتو

nwh čntw

= nove cento

«novecento»

Con żamme sulla nūn e con fetḥe sulla vāv

È il numero novecento.

میللە

myllh

= mille

«mille»

Con kesre sulla mīm e con sükūn sulla yāʾ e sulla hāʾ e con fetḥe sulla lām raddoppiata

È il numero mille.

دوە میللە

dwh myllh

= due mille

«duemila»

Con żamme sulla dāl

È il numero duemila.

ترە ميللە

trh myllh

= tere mille

«tremila»

Con fetḥe sulla tāʾ

È il numero tremila.

قُواتّرو میللە

quw’ttrw myllh

= kuatro mille

«quattromila»

Con żamme

È il numero quattromila.

قینقوە میللە

qynqwh myllh

= kinkue mille

«cinquemila»

Con kesre

È il numero cinquemila.

سى میلله

sy myllh

= sei mille

«seimila»

Con fetḥe

È il numero seimila.

ستە میللە

sth myllh

= sete mille

«settemila»

Con fetḥe

È il numero settemila.

غُتّو  میللە

ġuttw myllh

= gotto mille

«ottomila»

Con żamme [sulla prima lettera] e sulla tāʾ raddoppiata

È il numero ottomila.

نُوە میللە

nuwh myllh

= nove mille

«novemila»

Con żamme

È il numero novemila.

میلیونە

mylywnh

= milione

«milione»

Con kesre sulla mīm, con żamme sulla yāʾ, con fetḥe sulla nūn e con sükūn sulle altre lettere

È il numero diecimila.

 

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Capitolo secondo. In questo secondo capitolo si presentano le cifre italiane e latine. In entrambe le lingue si usano le stesse forme, che vengono qui rappresentate in una tabella: accanto a ciascuna di esse è riportata la corrispondente cifra islamica.

Alcune cifre mostrano una somiglianza con quelle islamiche. Così, ad esempio, la forma del 7, pur rassomigliando graficamente al nostro numero sei, indica in realtà il sette. La forma del 9 è simile sia nella grafia sia nel valore alla cifra islamica, e corrisponde quindi al nove. Quanto al 0, esso ricorda nella forma il nostro cinque, ma nel latino e nell’italiano è impiegato con il valore dello zero, adoperato come da noi nei numeri dieci, venti, cento e così via.

⟨La forma del 1, infine, coincide nella grafia e nel valore con la cifra islamica dell’uno.⟩

 

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Tabella di numeri

 

 

٩٠

٩١

٩٢

٩٣

٩٤

٩٥

٩٦

٩٧

٩٨

٩٩

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

٦٠

٦١

٦٢

٦٣

٦٤

٦٥

٦٦

٦٧

٦٨

٦٩

60

61

62

63

64

65

66

67

68

69

٣٠

٣١

٣٢

٣٣

٣٤

٣٥

٣٦

٣٧

٣٨

٣٩

30

31

32

33

34

35

36

37

38

39

 

١

٢

٣

٤

٥

٦

٧

٨

٩

 

1

2

3

4

5

6

7

8

9

١٠٠

۲۰۰

۳۰۰

٤۰۰

٥۰۰

٦۰۰

۷۰۰

۸۰۰

۹۰۰

۱۰۰۰

۲۰۰٠

۳۰۰٠

٤۰۰٠

٥۰۰٠

٦۰۰٠

۷۰۰٠

۸۰۰٠

۹۰۰٠

۱۰۰۰٠

fıne

100

200

300

400

500

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Capitolo terzo. In questo terzo capitolo si presentano i nomi dei mesi del calendario rumi, che è utilizzato e riconosciuto presso i latini, gli italiani e gli altri popoli franchi. Dopo aver riportato il loro calendario, che inizia con il mese di kānūn-ı sānī (‘gennaio’) e termina con kānūn-ı evvel (‘dicembre’), si riportano, inoltre, i nomi dei giorni della settimana e la loro traduzione.

 

[nomi dei mesi]

[modello di pronuncia proposto]

[significato]

جنارو

ǧn’rw

= genaro

«gennaio»

Con fetḥe sulla çīm e sulla nūn e con żamme sulla rāʾ

È il mese di gennaio.

فبرارو

fbr’rw

= febraro

«febbraio»

Con fetḥe sulla fāʾ e sulla prima rāʾ e con żamme sulla seconda

È il mese di febbraio.

مارزو

m’rzw

= marzo

«marzo»

Con fetḥe sulla mīm e con żamme sulla zāy e con sükūn sulle altre lettere

È il mese di marzo.

آبريلـە

ābrylw

 = abrile

«aprile»

Con medd sulla elif, con kesre sulla rāʾ e con fetḥe sulla lām

È il mese di aprile.

ماقيو

m’qyw

= makio

«maggio»

Con la mīm seguita da una elif-i memdūde, con kesre sulla ḳāf e con żamme sulla yāʾ

È il mese di maggio.

غوقنو

ġwqnw

= gukno

«giugno»

Con żamme sulla ġayn e sulla nūn e con sükūn sulle altre lettere

È il mese di giugno.

لوقليو

lwqlyw

= luklio

«luglio»

Con żamme sulla prima lām, con kesre sulla seconda e con sükūn sulle altre lettere

È il mese di luglio.

اغستو

‹’ġstw

= agosto

«agosto»

Con fetḥe sulla elif-i memdūde, con żamme sulla ġayn e sulla tāʾ

È il mese di agosto.

ستمبره

stmbrh

= setembere

«settembre»

Con fetḥe sulla sīn, sulla tāʾ, sulla bāʾ e sulla rāʾ

È il mese di settembre.

غتّوبره

ġttwbrh

= gottobre

«ottobre»

Con żamme sulla ġayn e sulla tāʾ raddoppiata, con fetḥe sulla rāʾ e con sükūn sulle altre lettere

È il mese di ottobre.

نوأمبره

nwembrh

= novembere

«novembre»

Con żamme sulla nūn e con fetḥe sulla hemze, sulla bāʾ e sulla rāʾ

È il mese di novembre.

دچمبره

dčmbrh

= decembere

«dicembre»

Con fetḥe sulla dāl, sulla çīm, sulla bāʾ e sulla rāʾ

È il mese di dicembre.

 

I giorni della settimana:

 

[nomi dei giorni]

[modello di pronuncia proposto]

[significato]

دومنیقا

dwmnyq’

= domenika

«domenica»

Con żamme sulla dāl, con fetḥe sulla mīm e sulla ḳāf e con kesre sulla nūn

È il giorno domenica.

لندی

lndy

= lunedi

«lunedì»

Con żamme sulla lām, con fetḥe sulla nūn e con kesre sulla dāl

È il giorno lunedì.

مارتدی

m’rtdy

= martedi

«martedì»

Con fetḥe sulla mīm seguita da una elif-i memdūde e sulla tāʾ, con kesre sulla dāl e con sükūn sulle altre lettere

È il giorno martedì.

مرقوردی

mrqwrdq

= merkordi

«mercoledì»

Con fetḥe sulla mīm, con żamme sulla ḳāf e con kesre sulla dāl

È il giorno mercoledì.

جوەدی

ǧwhdy

= giovedi

«giovedì»

Con żamme sulla cīm e con fetḥe sulla vāv

È il giorno giovedì.

ونردی

vnrdy

= venerdi

«venerdì»

Con fetḥe sulla vāv e sulla nūn

È il giorno venerdì.

ساباتو

s’b’tw

= sabato

«sabato»

Con sīn e con bāʾ lunga e con żamme sulla tāʾ

È il giorno sabato.

 

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Dunque, d’ora in poi si inizierà a disporre i lemmi italiani secondo l’ordine alfabetico [italiano]. Le parole italiane verranno presentate in gruppi, ciascuno dei quali comprende le voci che iniziano con le stesse due lettere, ad esempio Ab, Ac, Ad e così via, con la relativa traduzione e trascrizione.

Quanto alla vocalizzazione dei lemmi, le lettere non sono state contrassegnate [sopra  e sotto] con i segni diacritici fetḥa, kesre, żamme, teşdīd, sia per evitare errori di scrittura [e di lettura], sia perché [tali segni] non appartengono alla scrittura consueta [dell’italiano]. Per questo ci si è soffermati più ampiamente in spiegazioni, affinché i lettori non avessero dubbi e potessero comprendere chiaramente la pronuncia [delle parole italiane].

 

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Capitolo quarto.

 

[lemma]

[modello di pronuncia]

[significato]

Ab.

 

 

ابادسّا

’b’dss’

= abadessa  

«abbadessa»

Con fetḥe sulla bāʾ e sulla dāl e sulla sīn raddoppiata

Donna consacrata che dedica la propria vita al culto religioso nelle chiese.

ابازیا

’b’zy’

= abazia

«abbazia»

Con fetḥe sulla yāʾ seguita da una elif-i memdūde e con sükūn sulla zāy

Significa reddito e proprietà immobiliare [che permette di guadagnare].

ابراچّارە

’br’čč’rh

= abracciare

«abbracciare»

Con fetḥe su entrambe le rāʾ e sulla çīm raddoppiata

Verbo all’infinito che significa abbracciare.

آباندونارە

āb’ndwn’rh

= abandonare

«abbandonare»

Con sükūn sulla prima nūn e con fetḥe sulla seconda tāʾ e con żamme sulla dāl

Verbo all’infinito che significa lasciare, trascurare, considerare una cosa priva di valore.

آباسّو

āb’ssw

= abasso

«abbasso»

Con żamme sulla sīn raddoppiata

Vuol dire basso, inferiore.

اباستانزا

’b’st’nz’

= abastanza

«abbastanza»

Con sükūn sulla sīn e sulla nūn e con fetḥe sulla tāʾ e sulla zāy

Significa basta, sufficiente.

اباتە

’b’th

= abate

«abate»

Con fetḥe sulla tāʾ

Come già detto, sacerdote maschile che consacra la propria vita al servizio e alla pratica religiosa. La parola ابادسّا ‹’b’dss’› = abadessa «abbadessa» è il suo femminile.

ابوندانزا

abwnd’nz’

= abondanza

«abbondanza»

Con żamme sulla bāʾ e con sükūn sulla vāv e su entrambe le nūn

Nome verbale che significa abbondanza, sufficienza.

ابیتارە

’byt’rh

= abitare

«abitare»

Con kesre sulla bāʾ, con sükūn sulla yāʾ e con fetḥe sulla tāʾ e sulla rāʾ

Verbo all’infinito con il significato di abitare, dimorare.  Il participio attivo di questo verbo è abitante

ابیتانتە

’byt’nth

= abitante

«abitante»

Con sükūn sulla nūn e con fetḥe sul secondo tāʾ

e vuol dire abitante, dimorante.

ابروچّیارە

’brwččy’rh

= abrucciare

«abbruciare»

Con żamme sulla prima rāʾ, con sükūn sulla vāv e con kesre sulla çīm raddoppiata

Verbo all’infinito che significa ardere, bruciare.

ابسو

’bsw

= abuso

«abuso»

Con żamme sulla bāʾ e sulla sīn

Usare male una cosa.

اباقو

’b’qw

= abako

«abaco»

Con żamme sul ḳāf e con sükūn sulla vāv

Numero e calcolo.

Ac.

 

 

اقادمیا

’q’dmy’

= akademia

«accademia»

Con fetḥe sulla ḳāf seguita da una elif-i memdūde, sulla dāl e sulla yā’ e con sükūn sulla mīm

Significa il luogo di ritrovo di studiosi e dotti. In greco si dice سقُلیون اقادمیا ‹’q’dmy’ squlywn› = akadimia sekulion «ακαδημία, σχολείο», con kesre sulla dāl e fetḥe sulla sīn. Come già ricordato nell’introduzione del libro, se la lettera چ ‹č› = c «c» è seguita una elif-i memdūde, viene pronunciata come اقه ‹’qh› = akka «acca»; ecco, questa parola è un esempio di tale fenomeno. Qui dopo elif si scrive چ ‹č› = c «c», ma la pronuncia effettiva è quella della ḳāf.

اقرزارە

‹’qrz’rh

= akarezare

«accarezzare»

Con fetḥe sulla ḳāf, su entrambe le rā’ e sulla zāy

Infinito del verbo che significa accarezzare, gratificare.

اچیدنتە

’čydnth

= acidente

«accidente»

Con kesre sulla çīm, con fetḥe sulla dāl e sulla tā’ e con sükūn sulle altre lettere

Coincidenza, caso fortuito.

اقوقلیانزا

’qwqly’nz’

= akoklianza

«accoglienza»

Con żamme sulla prima ḳāf, con sükūn sulla vāv, sulla seconda ḳāf e sulla nūn e con kesre sulla lām

Significa l’atto di glorificare, celebrare, accogliere [qualcuno]. Il suo participio passivo diventa accolto

اقولتو

’qwltw

= akolto

«accolto»

Con żamme sulla ḳāf e sulla tā’

e vuol dire glorificato, accolto.

اقملارە

’qmlārh

= akumulare

«accumulare»

Con fetḥe sulla elif e sulla rā’, con żamme sulla ḳāf e sulla mīm

Verbo all’infinito che significa versare, accumulare qualcosa, ad esempio la pioggia.

اقوزارە

’qwz’rh

= akuzare

«accusare»

Con żamme sulla ḳāf, con fetḥe sulla zāy e sulla rā’ e con sükūn sulla altre lettere

Lamentarsi, fare reclamo.

اچتو

’čtw

= aceto

«aceto»

Con fetḥe sulla çīm e con żamme sulla tā’

Aceto.

اچیدیا

’čydy’

= acidia

«accidia»

Con kesre sulla çīm, con yā’ seguita da una elif-i memdūde e con sükūn sulla altre lettere

Pigrizia.

اقُوا

’quw’

= akua

«acqua»

Con żamme sulla ḳāf e con fetḥe sulla vāv

Acqua.

اقوستارە

’qwst’rh

= akuistare

«acquistare»

Con sükūn sulla ḳāf e sulla sīn, e con kesre sulla vāv

Guadagnare.

اقتو

’qtw

= akuto

«acuto»

Con żamme sulla ḳāf e sulla tā’

Tagliente.

ادیترو

’dytrw

= adietro

«addietro»

Con sükūn sulla dāl e sulla tā’, con fetḥe sulla yā’ e con żamme sulla rā’

Indica ciò che si trova dietro ad un’altra cosa. Ad esempio: ادیترو اباته ‹’dytrw ’b’th› = adietro abate «addietro abbate», cioè dietro il sacerdote.

اباقیو

’b’qyw

= abakio

«adagio»

Con fetḥe sulla elif, con sükūn sulla ḳāf e con żamme sulla yā’

Lento, docile.

ابورازیونە

’bwr’zywnh

= aborazione

«adorazione»

Con żamme sulla prima vāv e sulla yā’, con fetḥe sulla rā’ e sulla nūn

L’atto di prosternarsi, adorare, venerare. All’infinito diventa adorare

 

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ابورارە

’bwr’rh

= aborare

«adorare»

Con fetḥe su entrambe le rā’

cioè esprime il significato di venerare.

ابسّو

’bssw›

= abesso

«adesso»

Con fetḥe sulla bā’ e con żamme sulla sīn raddoppiata

Significa adesso, tuttora.

ابورناتو

’bwrn’tw

= abornato

«adornato»

Con żamme sulla bā’ e sulla tā’, con sükūn su entrambe le vāv e sulla rā’

È un participio passivo e significa ornato, decorato.

ابلترو

’bltrw

= abultero

«adultero»

Con żamme sulla bā’, sulla rā’, con sükūn sulla lām e con fetḥe sulla tā’

Uomo adultero. Il femminile della parola diventa adultera

ابولترە

’bwltrh

= abultera

«adultera»

Con fetḥe sulla rā’

 

Af.

 

 

افانّو

’f’nnw

= afanno

«affanno»

Con fetḥe sulla fā’ e con żamme sulla nūn raddoppiata

Fatica, agitazione.

افتّو

’fttw

= afetto

«affetto»

Con fetḥe sulla fā’ e con żamme sulla tā’ raddoppiata

Affetto, amore.

افتّارە

’ftt’rh

= afittare

«affittare»

Con kesre sulla fā’, e con fetḥe sulla tā’ raddoppiata e sulla rā’

Dare in affitto qualcosa.

افرونتو

’frwntw

= afronto

«affronto»

Con sükūn sulla fā’, su entrambe le vāv e sulla nūn, con żamme sulla rā’, sulla tā’

Ciò che è senza colore, senza ornamenti.

افلیتّو

’flyttw

= aflitto

«afflitto»

Con sükūn sulla fā’ e sulla yā’, con kesre sulla lām e con żamme sulla tā’ raddoppiata

Persona dura, scontrosa.

افاتو

’f’tw

= afatto

«affatto»

Con fetḥe sulla fā’ seguita da una elif-i memdūde e con żamme sulla tā’ raddoppiata

Significa completamente, interamente. Inoltre, significa mai, affatto.

افاچیا

’ f’čy’

= afacia

«a faccia»

Con fetḥe sulla fā’ seguita da una elif-i memdūde e sulla yā’ seguita da una elif-i memdūde, con kesre sulla çīm

Di fronte a qualcosa. Ad esempio افاچیا لا افتّو ‹’fačy’ lā ‘fftw› = a facia la affeto «a faccia all’affetto» significa di fronte all’amore, all’affetto.

Ag.

 

 

اغونیا

’ġwny’

= agonia

«agonia»

Con żamme sulla ġayn e con sükūn sulla nūn

Il momento dell’agonia, quando sopraggiunge la morte.

اغستو

’ġstw

= agosto

«agosto»

Con żamme sulla ġayn, sulla tā’ e con sükūn sulla sīn

Agosto del calendario rumī.

اغستینو

’ġstynw

= agostino

«agostino»

Con żamme sulla ġayn, sulla nūn, con sükūn sulla sīn e con kesre sulla tā’

Nome di un messaggero (santo), cioè un pensatore noto.

اجنتو

’ǧntw

= agento

«agente»

Con fetḥe sulla cīm, con sükūn sulla nūn e con żamme sulla tā’

Persona autorevole, dignitario. Si ricordi quanto detto nell’introduzione: se la lettera غو ‹ġw› = gu «g» è seguita da una او ‹’w› = u/o «u/o» o una آ ‹ā› = a «a», viene pronunciata canonicamente come una ġayn. Invece, se è seguita da una ء ‹› = e «e» o una ای ‹’y› = i «i», la sua enunciazione si altera e diventa come la cīm. Così nella parola اجنتو ‹’ǧntw› = agento «agente», nella scrittura ufficiale dell’italiano si scrive con la غو ‹ġw› = g «g», ma poiché è seguita da una ء ‹› = e «e», la pronuncia si muta in una cīm. Negli altri esempi, invece, essendo seguita da una آ ‹ā› = a «a» o da una او ‹’w› = u/o «u/o», ha mantenuto la pronuncia canonica della ġayn.

اغرستا

’ġrst’

= agresta

«agresta»

Con sükūn sulla ġayn e sulla sīn, con fetḥe sulla rā’ e sulla tā’

Acerbo, cioè non maturo.

اغو

’ġw

= ago

«ago»

Con żamme sulla ġayn

Ago. In greco lo chiamano ولونی ‹wlwny› = veloni «βελόνα», con fetḥe sulla vāv e żamme sulla lām.

اغنللّو

’ġnllw›

= agnello

«agnello»

Con sükūn sulla ġayn, con fetḥe sulla nūn e con żamme sulla lām raddoppiata

Agnello.

اغلیو

’ġlyw

= aglio

«aglio»

Con sükūn sulla ġayn, con kesre sulla lām e con żamme sulla yā’

Aglio.

Ai.

 

 

ایوتو

’ywtw

= iuto

«aiuto»

Con sükūn sulla yāʾ e su entrambe le vāv e con żamme sulla tāʾ

Aiuto. L’infinito di esso diventa aiutare,

ایوتارە

’ywt’rh

= iutare

«aiutare»

Con fetḥe sulla rāʾ

cioè, aiutare.

Al.

 

 

البا

’lb’

= alba

«alba»

[Con sükūn sulla lām] e con fetḥe sulla bāʾ seguita da una elif-i memdūde

L’alba, il momento prima del sorgere del sole.

البورە

’lbwrh

= albore

«albore»

Con żamme sulla bā’ e con fetḥe sulla rā’

Pianta, albero. ⟨Questa parola viene chiamata anche البرو  ‹’lbrw› = albero «albero» con fetḥe sulla bā’ e, inoltre, viene chiamata anche اربورە ‹’rbwrh› = arbore «arbore» con fetḥe sulla rā’.⟩

الا

’lā

= ala

«ala»

Con lām elif

Ala.

القنو

’lqnw

= alkuno

«alcuno»

Con żamme sulla ḳāf sulla nūn

Significa alcuno, cioè una parte di qualcosa.

الفابتّو

‹’lf’bttw

= alfabetto

«alfabeto»

Con fetḥe sulla fā’ seguita da una elif-i memdūde e sulla bā’, con żamme sulla tā’ raddoppiata

Fa riferimento all’elifbā’ (‘alfabeto’). Anche i greci lo chiamano così, in quanto per elif dicono الفا ‹’lf’› = alfa «α» e per bā’ dicono بتّو ‹bttw› = betto «β», così da corrispondere all’alfabeto. Poiché anche gli italiani lo usano così, viene inserito [questo lemma] in questo lessico.

الماناقو

’lm’n’qw

= almanako

«almanacco»

Con fetḥe sulla mīm e sulla nūn seguita da una elif-i memdūde, con żamme sulla ḳāf

Così si dice per un novizio, cioè un giovane religioso agli inizi dello studio.

الزارە

’lz’rh

= alzare

«alzare»

Con fetḥe sulla zāy seguita da una elif-i memdūde e sulla rā’

Sollevare, alzare qualcosa.

الیمنتو

’lymntw

= alimento

«alimento»

Con kesre sulla lām, con sükūn sulla yā’ e sulla nūn, con fetḥe sulla mīm e con żamme sulla tā’

Significa alimento. In greco si dice تروفی ‹trwfy› = terofi «τροφή», con fetḥe sulla tā’żamme sulla rā’ e kesre sulla fā’.

التارە

’lt’rh

= altare

«altare»

Con sükūn sulla lām e con fetḥe sulla tā’ e sulla rā’

Corrispondenza del miḥrāb. Per gli Israeliti si trattava di un luogo rettangolare di pietra o di legno, di altezza […], sul quale i profeti e altri praticavano la cerimonia religiosa del sacrificio. Vi si pregava e l’accettazione del sacrificio era segnata dal fuoco che scendeva dal cielo e bruciava [l’animale] sacrificato. Quel luogo veniva chiamato التارە ‹’lt’rh› = altare «altare». Oggi, nelle chiese cristiane, è l’angolo dove i sacerdoti leggono l’Evangelo. Anche gli italiani lo chiamano التارە ‹’lt’rh› = altare «altare». In greco, invece, si dice توسیاستریون ‹twsy’stwrywn› = tusiastirion «θυσιαστήριον», con żamme sulla tā’, con sükūn sulle due sīn e sulla rā’, e con kesre sulla tā’.

 

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التو

’ltw

= alto

«alto»

Con sükūn sulla lām e con żamme sulla tāʾ

Significa crescente, alto.

الترو

’ltrw

= altro

«altro»

Con sükūn sulla lām e sulla tāʾ e con żamme sulla rāʾ

Parola che viene usata con il significato di ‘altro’, In greco si dice الّلوس ‹’llws› = allos «άλλος», con żamme sulla lām raddoppiata.

القرو

’lqrw

= alekro

«allegro»

Con fetḥe sulla lām e con sükūn sul ḳāf e con żamme sulla rāʾ

Allegro. La sua forma di nome verbale è allegrezza

القرزە

’lqrzh

= alekreza

«allegrezza»

Con fetḥe sulla rāʾ e sulla zāy

che significa letizia e gioire.

الوقّو

’lwqqw

= alokko

«allocco»

Con żamme sulla lām e sulla ḳāf raddoppiata

Nome verbale che significa calma, tranquillità.

الوقچارە

’lwqč’rh

= alokcciare

«alloggiare»

Con żamme sulla lām e con sükūn sulla vāv e sulla ḳāf e con fetḥe sulla çīm seguita da una elif-i memdūde e sulla rāʾ

Significa ospitare qualcuno in un luogo e anche alloggiare un ospite.

الورە

’lwrh

= alora

«allora»

Con żamme sulla lām, con sükūn sulla vāv e con fetḥe sulla rāʾ

Significa in quel tempo.

Am.

 

 

اموقلیاتو

’mwqly’tw

= amokliato

«ammogliato»

Con żamme sulla mīm e sulla yāʾ, con sükūn su entrambe le vāv, sulla ḳāf e sulla lām e con la yāʾ seguita da una elif-i memdūde

Persona che ha una moglie.

امالاتو

’m’lātw

= amalato

«ammalato»

Con fetḥe sulla mīm

Persona malata e inferma.

اموروزو

’mwrwzw

= amorozo

«amoroso»

Con żamme sulla mīm, sulla rāʾ e sulla zāy e con sükūn su entrambe le vāv

Colui che è preso dall’amore, un innamorato.

امیقا

’myq’

= amika

«amica»

Con kesre sulla mīm e con sükūn sulla yāʾ

Parola al femminile che indica una donna che è un’amica, a cui ci si vuole bene. È usata anche per dire nişasta (‘amido’). ⟨Il corrispondente maschile èامیقو ‹’myqw› = amico «amico», con sükūn sulla yāʾ e con żamme sulla ḳāf , ovvero amico, persona cara maschile.⟩

امابیلە

’m’bylh

= amabile

«amabile»

Con fetḥe sulla mīm seguita da una elif-i memdūde, sulla lām e con kesre sulla bāʾ

Persona amabile.

امبیزوسو

’mbyzwsw

= ambizoso

«ambizioso»

Con sükūn sulla mīm, sulla yāʾ e su entrambe le vāv, con kesre sulla bāʾ e con żamme sulla zāy e sulla sīn

Persona grandiosa e autorevole.

امباسجادورە

’mb’sǧ’dwrh

= ambasgiadore

«ambasciatore»

Con sükūn sulla mīm, sulla sīn e sulla vāv e con fetḥe sulla bāʾ, sulla cīm araba e sulla rāʾ e con żamme sulla dāl

Ambasciatore, inviato.

امارە

’m’rh

= amare

«amare»

Con fetḥe sulla rāʾ

L’infinito del verbo che significa amare, voler bene. Il suo participio attivo è امانته ‹’m’nth› = amante «amante», con sükūn sulla nūn e fetḥe sulla rā’, nel senso di chi ama, di colui che vuole bene. Il participio passivo, invece, diventa amato,

اماتو

’m’tw

= amato

«amato»

Con żamme sulla tā’

cioè, amato, voluto bene. In greco l’infinito del verbo è اقاپو ‹’q’pw› = akapo «αγαπώ», con żamme sulla pā’.

امیچیزیا

’myčyzy’

= amicizia

«amicizia»

Con kesre sulla mīm e sulla çīm, con sükūn su entrambe le yāʾ e sulla zāy e con fetḥe sulla yāʾ seguita da una elif-i memdūde

Amicizia, legame affettuoso tra due persone.

امورە

’mwrh

= amore

«amore»

Con żamme sulla mīm e con sükūn sulla vāv e con fetḥe sulla rāʾ

Affezione, amore.

امپلا

’mplā

= ampola

«ampolla»

Con sükūn sulla mīm e con żamme sulla bāʾ con i puntini

Ampolla.

An.

 

 

انقورا قوی

 ‹’nqwr’ qwy

= ankora kivi

«ancora più»

 

Con sükūn sulla nūn e con żamme sulla prima ḳāf e con fetḥe sulla rāʾ e con kesre sulla seconda ḳāf e sulla vāv

Significa ancora, piuttosto. Si noti che questa voce è composta da due parole: انقورا ‹’nqwra› = ancora «ancora», che significa ‘ancora’, e la قوی ‹qwy› = kui «più», che sia significa ‘anche’ sia funge da congiunzione ‘e’; talvolta si tratta anche di una parola grammaticale con il significato di ‘in più’.

اندارە

‹’nd’rh

= andare

«andare»

 

Con sükūn sulla nūn e con fetḥe sulla dāl e sulla rāʾ

L’infinito del verbo che significa andare. Alla prima persona [plurale] diventa اندیامو ‹’ndy’mw› = andiamo «andiamo», con sükūn sulla nūn e kesre sulla dāl; e significa, quindi, andiamo. In greco si dice پیقانو ‹pyq’nw› = pikano «πηγαίνω», con kesre sulla pā’ e fetḥe sulla ḳāf.

انقویلا

’nqwylā

= ankiuila

«anguilla»

Con sükūn sulla nūn e sulla yāʾ e con kesre sulla ḳāf e sulla vāv

Serpente.

انقُستیا

’nqusty’›

= ankustia

«angustia»

Con sükūn sulla nūn e sulla sīn e con żamme sulla ḳāf e con fetḥe sulla tāʾ

Nome verbale che significa angustia, cioè, ristrettezza.

 

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انیمالە

’nym’lh

= animale

«animale»

Con kesre sulla nūn e con sükūn sulla yāʾ e con fetḥe sulla mīm seguita da una elif-i memdūde e sulla lām

Animale, colui che non parla o pensa.

انللو

’nllw

= anello

«anello»

Con fetḥe sulla nūn e con żamme sulla lām raddoppiata

Anello.

انّو

’nnw

= anno

«anno»

Con żamme sulla nūn raddoppiata

Anno.

انتقو

’ntqw

= antiko

«antico»

Con sükūn sulla nūn e con kesre sulla tāʾ e con żamme sulla ḳāf

Cosa antica, vecchia.

انجلو

’nǧlw

= angelo

«angelo»

 

Con sükūn sulla nūn e con fetḥe sulla cīm araba

Angelo. In latino si dice انجالیقا ‹’nǧ’lyq’› = angialika «angelica», con kesre sulla lām e sükūn sulla yā’. In greco si dice انجلُوس ‹’nǧluws› = angelos «άγγελος», con żamme sulla lām. Il plurale in italiano e in latino è انجلی ‹’nǧly› = angeli «angeli», con fetḥe sulla cīm.

انیمـا

’nym’

= anima

«anima»

Con kesre sulla nūn e con sükūn sulla yāʾ e con fetḥe sulla mīm seguita da una elif-i memdūde

Anima. In latino si dice ساپریتوس ‹s’prytws› = sapiritus «spiritus», con kesre sulla pā’.

انوتومیا

’nwtwmy’

= anotomia

«anatomia»

Con żamme sulla nūn e sulla tāʾ e con sükūn su entrambe le vāv e sulla mīm e con fetḥe sulla yāʾ seguita da una elif-i memdūde

Anatomia. In greco si dice اناتومیا ‹’n’twmy’› = anatomia «ανατομία», con fetḥe sulla nūn.

انزی قوە

’nzy qwh

= anzi kue

«anzi che»

Con sükūn sulla nūn e sulla yāʾ, con kesre sulla zāy e con żamme sulla ḳāf

Soprattutto, specialmente.

انوالە

’nw’lh

= anuale

«annuale»

Con żamme sulla nūn e con fetḥe sulla vāv e sulla lām

Calendario di un’annualità.

Ap.

 

 

اپّیە

’ppyh

= appie

«appiè»

Con kesre sulla bāʾ con i puntini raddoppiata e con fetḥe sulla yāʾ

Cosa che sta ritta in piedi. Ad esempio, si diceمارە لاپیە  ‹m’rh […] lā ’pyh› = mare […] l’appie «mare […] all’appiè» che significa “il mare è in piedi”, espressione usata per dire che vi è tempesta.

اپوقلو

’pwqlw

= apoklo

«appoggio»

Con żamme sulla bāʾ e sulla lām e con sükūn sulla vāv e sulla ḳāf

Nome verbale che significa appoggiarsi, sostenersi.

اپری

’pry

= apri

«apri»

Con sükūn sulla bāʾ e con kesre sulla rāʾ

Espressione usata come richiamo amoroso, ad esempio mentre si beve qualcosa, e in altri contesti simili.

اپریرە

’pryrh

= aprire

«aprire»

Con sükūn sulla bāʾ e sulla yāʾ e con kesre sulla prima rāʾ e fetḥe sulla seconda

Verbo all’infinito che significa aprire. Il participio passivo diventa aperto

اپرتو

’prtw

= aperto

«aperto»

Con fetḥe sulla bāʾ e con sükūn sulla rāʾ

significando, dunque, aperto. ⟨In greco si dice انیقس ‹’nyqs› = anikos «ανοιχτός» con fetḥe sulla elif, kesre sulla nūn e sükūn sulla yā’ e sulla ḳāf.⟩

اپوستولو

’pwstwlw

= apostolo

«apostolo»

Con żamme sulla bāʾ, sulla tāʾ e sulla lām e con sükūn su entrambe le vāv e sulla sīn

Significa messaggero, apostolo. Si fa riferimento ai dodici discepoli di Gesù (pace su di lui), che nell’Islam sono chiamati ḥavārī (‘apostoli’). Gesù, prima di salire in cielo, li inviò a diffondere il suo messaggio; per questo sono detti anche “inviati”. In greco si dice اپوستولوس ‹’pwstwlws› = apostolos «απόστολος», con sükūn sulle due sīn.

اپرسّو

’prssw

= apresso

«appresso»

Con sükūn sulla bāʾ e con fetḥe sulla rāʾ e sulla sīn raddoppiata

Significa davanti a qualcosa.

اپویلا

’pwylā

= apuila

«aquila»

Con sükūn sulla bāʾ e sulla yāʾ e con kesre sulla vāv

Un uccello chiamato nibbio.

Ar.

 

 

ارقا

’rq’

= arka

«arca»

Con sükūn sulla rāʾ

L’arca del profeta Noè (pace su di lui).

اردیتو

’rdytw

= ardito

«ardito»

 

Con sükūn sulla rāʾ e con kesre sulla dāl e con żamme sulla tāʾ

Persona di costumi sfrontati o senza pudore. Significa anche persona coraggiosa. In greco si dice تولمیروس ‹twlmyrws› = tolmiros «τολμηρός», con żamme sulla tā’ e sulla rā’, con sükūn sulle due vāv, sulla lām e sulla sīn. Significa ardito, coraggioso.

ارمادرا

’rm’dr’

= armadura

«armatura»

Con sükūn sulla prima rāʾ e con fetḥe sulla mīm seguita da una elif-i memdūde e sulla [seconda] rāʾ e con żamme sulla dāl

Armarsi, armare. Il suo participio passivo diventa ارماتا ‹’rm’t’› = armata «armata»

ارماتا

’rm’t’

= armata

«armata»

Con sükūn sulla rāʾ

cioè, dotato di armi. Con la stessa parola si indica anche la flotta navale. ⟨ارسنارە ‹’rsn’rh› = arsenare «arsenale», con sükūn sulla prima rāʾ e con fetḥe sulla sīn, sulla nūn e sulla seconda rāʾ, cantiere navale.⟩

ارارە

’r’rh

= arare

«arare»

Con fetḥe su entrambe le rāʾ

Dissodare la terra, arare.

ارچنتو

’rčntw

= arcento

«argento»

Con sükūn sulla rāʾ e sulla nūn e con fetḥe sulla çīm

Argento. Si dice, inoltre, ارچنتارە ‹’rčnt’rh› = arcentare «argenteria», per indicare gli utensili e gli oggetti d’argento.

اریا

’ry’

= aria

«aria»

Con sükūn sulla rāʾ e con la yāʾ seguita da una elif-i memdūde

Aria e vento.

ارتە

’rth

= arte

«arte»

Con sükūn sulla rāʾ e con fetḥe sulla tāʾ

Mestiere, arte.

اروستو

’rwstw

= arosto

«arrosto»

Con żamme sulla rāʾ e sulla tāʾ e con sükūn su entrambe le vāv e sulla sīn

Kebab, carne arrostita. In greco è پسینو ‹psyno› = pisino «ψήνω», con kesre sulla pāʾ e sulla sīn.

 

اروستیتو

’rwstytw

= arostito

«arrostito»

Con kesre sulla prima tāʾ e con żamme sulla seconda

È un participio passivo e significa arrostito, disseccato.

As.

 

 

اسقندرە

’sqndrh

= askondere

«ascondere»

Con sükūn sulla sīn e sulla nūn, con żamme sulla ḳāf, e con żamme sulla dāl e sulla rāʾ

L’infinito del verbo che significa nascondere. Il suo participio passivo diventa اسقوسُو ‹’sqwsuw› = askoso «ascoso», con żamme sulla ḳāf e sulla sīn, ovvero ciò che è nascosto, occulto.

اسپتو

’sptw

= aspeto

«aspetto»

Con sükūn sulla sīn e con fetḥe sulla bāʾ con i puntini e sulla tāʾ raddoppiata

Aspetto, apparenza, visione.

 

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اسچتو

’sčtw

= asciutto

«asciutto»

Con sükūn sulla sīn e con żamme sulla çīm e sulla tāʾ raddoppiata

Ciò che è asciutto, disseccato.

اسینو

’synw

= asino

«asino»

Con kesre sulla sīn e con sükūn sulla yāʾ

Asino. Il femminile [della parola] è اسینا ‹’syn’› = asina «asina», cioè asina.

 

اسای

’s’y

= asai

«assai»

Con fetḥe sulla sīn e con sükūn sulla yāʾ

Cosa abbondante, in gran quantità.

اسدیو

’sdyw

= asedio

«assedio»

Con fetḥe sulla sīn e con sükūn sulla dāl e con żamme sulla yāʾ

Assedio.

اسیقراتو

’syqr’tw

= asikurato

«assicurato»

Con kesre sulla sīn e con sükūn sulla yāʾ e con żamme sulla ḳāf e sulla tāʾ e con fetḥe sulla rāʾ

Corretto, emendato, ovvero cosa revisionata.

اسیمە

’symh

= asieme

«assieme»

Con kesre sulla sīn e con fetḥe sulla yāʾ e sulla mīm

Insieme, in compagnia.

استرولوغو

’strwlwġw

= astrologo

«astrologo»

 

Con sükūn sulla sīn e sulla tāʾ e con żamme sulla rāʾ, sulla lām e sulla ġayn

Significa astrologo. Si noti che in questa parola si scrivono insieme due lettere non vocalizzate, diversamente dalla vocalizzazione delle parole arabe. Come, appunto, nella parola استرو ‹’strw› = astro «astro», dove la sīn e la tā’ non sono vocalizzate, quindi sono con sükūn.

استرە

’strh

= astore

«astore»

Con sükūn sulla sīn e con żamme sulla tāʾ e con fetḥe sulla rāʾ

Persona crudele e maliziosa.

At.

 

 

اتنتو

’tntw

= atento

«attento»

Con fetḥe sulla prima tāʾ, con żamme sulla seconda e con sükūn sulla nūn

Occupato e attento.

اتورنو

’twrnw

= atorno

«attorno»

Con żamme sulla tāʾ e sulla nūn e con sükūn su entrambe le vāv e sulla rāʾ

Vuol dire attorno a qualcosa.

اترورسو

’trwrsw

= atraverso

«attraverso»

Con sükūn sulla tāʾ e sulla seconda rāʾ e con fetḥe sulla prima rāʾ e sulla vāv e con żamme sulla sīn

Trattare una cosa secondo la considerazione che se ne ha.

اتنە

’tnh

= atene

«Atene»

Con fetḥe sulla tāʾ e sulla nūn

Significa Atene. In greco è scritta con elif-i memdūde e diventa اتنآ ‹’tnā› = atina «Αθήνα», come si dice in turco.

Av.

 

 

اووقاتو

‹’wwq’tw›

= avokato

«avvocato»

Con żamme sulla prima vāv e con sükūn sulla seconda, sulla tāʾ e con fetḥe sulla ḳāf

Colui che accusa, querelante.

اواریزیا

’w’ryzy’

= avarizia

«avarizia»

Con fetḥe sulla vāv e con kesre sulla rāʾ e con sükūn sulla yāʾ e sulla zāy

Avidità.

اوە ماریا

‹’wh m’ry’

= ave maria

«Ave Maria»

Con fetḥe sulla vāv, sulla mīm e sulla yāʾ e con kesre sulla rāʾ

Vuol dire Ave Maria. È una formula di saluto/preghiera presente in alcuni testi evangelici, attribuita a Maria (che Dio si compiaccia di lei) e così denominata.

اوانتی

’w’nty

= avanti

«avanti»

Con fetḥe sulla vāv e con kesre sulla tāʾ e con sükūn sulle altre lettere

Avanti, in mezzo.

اتورە

’twrh

= autore

«autore»

Con żamme sulla elif e sulla tāʾ e con fetḥe sulla rāʾ

Compilatore di un libro, scrittore.

ارورا

’rwr’

= aurora

«aurora»

Con żamme sulla elif e sulla prima rāʾ e con fetḥe sulla seconda

Momento di aurora, cioè alba.

اتنو

’tnw

= autuno

«autunno»

Con żamme sulla elif, sulla tāʾ e sulla nūn

Periodo di autunno.

اتورە دە مالی

’twrh dh m’ly

= autore de mali

«autore de’ mali»

Con żamme sulla elif e sulla tāʾ, con fetḥe sulla rāʾ, sulla dāl e sulla mīm e con kesre sulla lām e con sükūn sulle altre lettere

Colui che è causa e autore di cose riprovevoli.

اپیو

’pyw

= appio

«addio»

Con fetḥe sulla elif, con kesre sulla bāʾ con i puntini raddoppiata e con żamme sulla yāʾ

Formula di congedo, con il significato di ‘addio’, ‘sii in custodia di Dio’. In greco si dice قیاسو ‹qy’sw› = kiaso «γεια σου», con kesre sulla ḳāf, fetḥe sulla yā’ e żamme sulla sīn.

Ba.   

 

 

باقیارە

b’qy’rh

= bakiare

«baciare»

Con sükūn sulla ḳāf e con fetḥe sulla yāʾ e sulla rāʾ

Significa baciare. In un’altra accezione si dice anche bacio,

باقیو

b’qyw

= bakio

«bacio»

Con żamme sulla yāʾ

con una sottile sfumatura poetica; questa espressione è usata per indicare l’atto del baciare ed è distinta dall’uso puramente verbale.

باچنو

b’čnw

= bacino

«bacino»

Con kesre sulla çīm e con żamme sulla nūn

Catino, recipiente.

باچنلّا

b’čnllā

= bacinella

«bacinella»

Con la lām elif raddoppiata

Si tratta di un diminutivo e vuol dire piccolo catino.

باقاتلّا

b’q’tllā

= bakatella

«bagatella»

Con fetḥe sulla ḳāf, sulla rāʾ e sulla lām elif raddoppiata

Cosa fuori luogo, frivola.

باقنارە

b’qn’rh

= baknare

«bagnare»

Con sükūn sulla ḳāf e con fetḥe sulla nūn e sulla rāʾ

Bagnare. Il suo participio passivo diventa باقناتو ‹b’qn’tw› = baknato «bagnato»

باقناتو

b’qn’tw

= baknato

«bagnato»

Con żamme sulla nūn

cioè, ciò che è bagnato, inzuppato.

بالقونە

b’lqwnh

= balkone

«balcone»

Con sükūn sulla lām, con żamme sulla ḳāf e con fetḥe sulla nūn

Sedia e sgabello.

بالیا

b’ly’›

= balia

«balia»

Con sükūn sulla lām e con fetḥe sulla yāʾ

[…]

 

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