Il lo la

Grammatichetta divertente

Autore:
Rosario Bonanno | Bonanno Rosario

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Indice

4. L'ordine p. 7

14. I cinque sensi p. 17

15. L'aggettivo p. 19

16. I gradi dell'aggettivo qualificativo p. 20

17. Altri aggettivi 

18. Il pronome p. 24

19. Il verbo p. 27

21. I verbi indicano azioni p. 32

22. I verbi ausiliari p. 33

23. Le parti invariabili p. 36

24. L'avverbio p. 37

25. Riepilogo p. 38

Testo in formato elettronico

Indice

4. L'ordine p. 7

14. I cinque sensi p. 17

15. L'aggettivo p. 19

16. I gradi dell'aggettivo qualificativo p. 20

17. Altri aggettivi 

18. Il pronome p. 24

19. Il verbo p. 27

21. I verbi indicano azioni p. 32

22. I verbi ausiliari p. 33

23. Le parti invariabili p. 36

24. L'avverbio p. 37

25. Riepilogo p. 38

il lo la
GRAMMATICHETTA DIVERTENTE 
PER LO SCOLARO
TESTO E PUPAZZETTI 
DI 
ROSARIO M. BONANNO
EDIZIONI DELLA PIRAMIDE
/ BEGIN page I/
R. M. BONANNO
IL LO LA
GRAMMATICHETTA DIVERTENTE 
PER LO SCOLARO
/ BEGIN page II/
PRESENTAZIONE
Il presente volumetto non è un
libro scolastico. È un sussidio
didattico ove il pupazzetto non
illustra il testo, ma è esso stes-
so testo. Superando i limiti del
tradizionale conformismo, l’ap-
prendimento delle prime nozio-
ni grammaticali trova, nelle
pagine di questo modestissimo
lavoretto, un naturale com-
plemento armonico di quanto
è stato acquisito con le altre
materie di studio, e si risol-
ve in un mezzo suggestivo che
esalta i valori umani con un
andamento storico, morale e
sociale.
/ BEGIN page III/
il lo la
GRAMMATICHETTA DIVERTENTE
PER LO SCOLARO
TESTO E PUPAZZETTI 
DI 
ROSARIO M. BONANNO
EDIZIONI DELLA PIRAMIDE
/ BEGIN page IV/
PROPRIETA’ LETTERARIA RISERVATA
EDIZIONI DELLA PIRAMIDE, PALERMO - Scuola Graf. “D. Orione„ Palermo, X - 1958
/ BEGIN page V/
Nel principio era la parola e la parola era
Con Dio.
VANGELO DI S. GIOVANNI 
1
Due compagni discorrono. L’uno dice tre parole: 
- Come ti chiami? 
1           2      3
L’altro risponde con sei parole: 
- Io mi chiamo col mio nome.
1   2          3          4     5         6
Le parole vengono dette con la voce e comprese con l’intelligenza
 
/ BEGIN page VI/
La parola « come » è composta di quattro suoni: « c » « o »
« m » « e ». Ogni suono della parola si scrive con segni che si chia-
 mano lettere. 
Per dire « come », la voce si interrompe per pochissimo tempo
dividendo la parola « co - me » in due parti. Ogni parte della parola
si chiama sillaba. 
Quindi la parola come è composta di due sillabe e quattro lettere. 
2
– I gatti parlano? – No ! Il verso dei gatti si dice miagolio.
Per dire: –  I gatti miagolano – si pronunziano tre parole. La
Prima parola  « i » è di una sola lettera e di una sola sillaba.
Le parole di una sola lettera si pronunziano quasi senza muo-
vere la bocca, con leggeri movimenti delle guancie, delle labbra e della
lingua.
INDOVINELLO
Sono cinque e son sorelle
mon son brutte, né son belle.
Due le vedi nella t e r r a 
e tre stanno sempre in g u e r r a.
Due si trovano nel s o l e. 
Tutte e cinque nelle a i u o l e.
 
 
/ BEGIN page VII/
3
Il concerto è un insieme armonico di suoni, prodotti con stru-
menti musicali, e di rumori prodotti con la percussione di tamburi, 
piatti e grancassa.
Le parole del discorso sono come un concerto di suoni, che si 
chiamano vocali, le quali si pronunziano insieme con rumori, che si
chiamano consonanti. 
Le lettere P - B sono prodotte dal rumore ottenuto battendo le 
labbra. La D e la T vengono dal rumore della lingua che batte contro
i denti.
La R risulta facendo trillare la lingua contro il palato. 
4
L’ORDINE
Dove c’è ordine c’è disciplina. I bambini ordinati e disciplinati
imparano meglio e presto.
In tutte le cose c’è ordine. 
 
 
/ BEGIN page VIII/
 
I suoni che compongono le parole hanno un certo ordine : 
Le vocali: a - e -  i - o - u .
Le vocali e le consonanti messe assieme sono disposte per ordine
alfabetico. 
Conoscere l’ordine alfabetico è molto importante per imparare
l’uso del vocabolario : quel grosso libro che registra tutte le voci o
vocaboli della lingua italiana; che spiega il significato di ogni vocabolo,
e che indica l’ortografia di ogni parola. 
Esempio: – Hai letto la parola ortografia ? Apri il vocabolario 
e cerca la pagina della lettera « O » (perchè ortografia inizia con la 
lettera « o ») e nell’ordine delle altre lettere trovi scritto: 
ORTOGRAFIA = Corretta maniera di scrivere le parole. 
Un altro esempio: Ti sorge il dubbio se la parola « nazione »
si scriva con una « z » o con due « zz ». Consulta il vocabolario, e la tro-
verai scritta con una « z ».
Se avessi scritto « nazzione » avresti commesso un errore di 
ortografia.
 
5
 
Ritorniamo ai due compagni della prima vignetta e seguiamo
il loro discorso.
/ BEGIN page IX/
 
Il primo ragazzo insiste nella domanda: 
– Ma il tuo nome quale è ?
– Il mio nome è Aldo. 
– Aldo è un bel nome proprio di persona – conclude il pri-
mo ragazzo. 
Tutti i nomi scritti nella carta geografica sono nomi propri di
città, di fiume, di monte, ecc... Tutti i nomi propri si scrivono con la
lettera iniziale maiuscola. Ma i nomi propri dei mesi e dei giorni della 
settimana si scrivono con lettera minuscola. 
 
6
 
E l’Eterno Iddio, avendo formato dalla terra tutti gli animali
dei campi e tutti gli uccelli dei cieli, li condusse da Adamo per sentire
come li avrebbe chiamati, perchè ogni essere vivente portasse il nome 
che l’uomo gli avrebbe dato.
E Adamo diede i nomi a tutto il bestiame : agli uccelli dei cieli
ed ad ogni animale dei campi.  
Genesi, 19 - 20.
/ BEGIN page X/
 
 
Il nome è la parola più importante del discorso.
Quanto più nomi riuscirai ad imparare a memoria tanto migliore
sarà la tua cultura. 
Tu frequenti la scuola per imparare il significato di molti nomi. 
 che dovrai saper scrivere correttamente: ortografia; che dovrai saper
pronunziare senza sbagliare gli accenti e i suoni di ciascuna lettera: 
ortoepia.
Cerca nel vocabolario la parola :  ortoepia.
I nomi delle cose o degli animali sono nomi comuni di cosa o
di animale.
 
8
 
E Dio disse : – Facciamo l’uomo a nostra immagine e somi-
glianza. 
E Dio creò l’uomo a Sua immagine; e li creò MASCHIO e FEM-
MINA. E Dio li benedisse. 
Genesi, 26 - 27.
Nel dare vita alle sue creature, il Signore li creò di due generi: 
genere maschile e genere femminile.
Nella lingua italiana, tutti i nomi sono o di genere maschile o
di genere femminile.
Esempio : Mario, Maria, libro  carta, maestro, scuola.
Se hai dubbi, cerca i nomi nel vocabolario il quale, per i nomi ma-
schili, mette il segno sm. (che significa : sostantivo maschile), e per i
femminili sf. (che significa : sostantivo femminile). 
/ BEGIN page XI/
 
 
L’Eterno Iddio cacciò l’uomo dal Paradiso Terrestre perchè la-
vorasse la terra donde era stato tratto, dicendogli: 
– Mangerai il pane col sudore del tuo volto, finchè ritornerai
nella terra donde fosti tratto; perchè sei polvere ed in polvere ritor-
nerai. 
Genesi
 
La cacciata dell’uomo dal Paradiso terrestre fece sorgere nuove 
necessità: lavorare per vivere. Per lavorare bisogna misurare la terra,
il tempo, la distanza, la forza, il peso; bisogna conoscere il numero per 
contare e calcolare.
Il Signore aveva insegnato ad Adamo il nome di tutte le cose
create, e gli aveva insegnato a distinguere il genere di ogni nome. 
Fuori dal Paradiso, Adamo dovette imparare, a proprie spese, 
il numero.
Dovendo combattere contro le belve era più facile combattere 
col singolo animale (cioè con uno solo), che combattere con più animali. 
/ BEGIN page XII/
 
E quando le cattive annate detto scarso raccolto, Adamo com-
prese il vantaggio del numero plurale rispetto al numero singolare.
Egli ragionò così : Se ho una sola pecora (numero singolare) finirò col
morire di fame. Mi occorrono pecore (numero plurale); così nelle cat-
tive stagioni vivrò senza stenti e senza preoccupazioni. 
 
10
 
Imparare il genere dei nomi non è tanto facile : occorre con-
sultare spesso il vocabolario, leggere frequentemente ed abituarsi a par-
lare correttamente. 
MELO e MELA 
Quasi tutti i nomi degli alberi sono di genere maschile; mentre
il nome della frutta è di genere femminile. 
Esempio : Una susina è caduta dal susino. Cogli una pera dal 
pero.
Ma vi sono nomi di frutta che restano al maschile : mandarino; 
limone; fico; popone. 
 
11
 
Volgere dal singolare al plurale non riesce sempre facile. Stai
attento : i nomi propri non hanno plurale.
/ BEGIN page XIII/
 
ALCUNI ESEMPI DI PLURALE
Formica = formiche. Belga = belgi.
Duca = duchi. Lega = leghe.
Guancia = guance. Fascia = fasce. 
Spiaggia = spiagge. Bugia = bugie.
Fiducia = fiducie. Ciliegia = ciliegie.
Scia = S cie. Acacia = acacie. 
Zio = zii. Addio = addii. 
Figlio = figli. Studio = studii. 
Fuoco = fuochi. Castigo = castighi. 
Greco = greci. Porco = porci. 
 
Astrologo = astrologhi e astrologi.
Farmaco = farmachi e farmaci. 
 
Tutti i nomi che terminano con vocale accentata non cambiano
al plurare :
 
Città al plurale resta città
Virtù »         »           »       virtù
I nomi che terminano con la i  restano invariati al plurale : 
 
Analisi al plurale fa analisi
Nomi che diventano femminili al plurale : 
 
SINGOLARE MASCHILE PLURALE FEMMINILE
 
centinaio centinaia
migliaio migliaia
paio paia
uovo uova
riso (ridere) risa (ridere)
/ BEGIN page XIV/
 
ALTRI PLURALI
 
Caposquadra = capisquadra
Capoluogo  =capoluoghi
Capostazione = capistazione
Capolavoro = capolavori
Capogiro = capogiri
Bassorilievo = bassorilievi
Palcoscenico = palchiscenici
Mezzaluna = mezzelune
Mezzanotte = mezzenotti
Portalettere non cambia al plurale = portalettere
 
12
 
Il corpo umano si divide in: testa, tronco ed estremità.
Le estremità sono: ARTI superiori e ARTI inferiori.
 
Un ARTO superiore è il braccio con la mano.
Anche la grammatica ha il suo piccolo arto : ARTICOLO. 
L’ARTICOLO è come la mano che guida il nome. Infatti sta
sempre davanti al nome. 
/ BEGIN page XV/
 
Il cane - Un cane - La casa - Una casa - I cani - Le case - la 
scatola - Una scatola - Le scatole - Lo zero - Gli zeri. 
 
Mario coglie una mela. La mela è un frutto del melo. 
Quando Mario coglie una fra tante mele, la sua scelta è INDE-
TERMINATA : perciò le parole una, un, uno si chiamano articoli inde-
terminativi.
Ma soltanto la mela è un frutto del melo; è DETERMINATO il 
giudizio. Quindi le parole : il, lo per il genere maschile singolare; i, gli, 
per il genere maschile plurale; la, per il femminile singolare; le per il 
femminile plurale, sono articoli determinativi.
 
13
 
UNA STRANA CONSONANTE
 
Fra tutte le lettere dell’alfabeto, la S è una strana consonante. Se
si unisce con le vocali acquista un suono puro : 
 
sa = sale
se = setaccio
si = signore
so = sogno
su = sudore
/ BEGIN page XVI/
 
Se si unisce con le consonanti acquista un suono rumoroso
impuro : 
 
sb = sbaglio sn = snodato
sc = scoglio sp = spaccio
sd = sdegno sq = squadra
sf = sfaccendato st = starnuto 
sg = sgorbio sv = svago
sm = smercio sv = sveglia
 
Quando il nome maschile comincia per s impura si usa l’articolo
Indeterminativo uno: uno scarafaggio; uno svago; uno storpio.
Lo stesso articolo uno si adopera col nome maschile che comincia
per « z »: uno zoccolo; uno zio. 
Si mette l’articolo determinativo lo per il singolare e gli per il 
plurale quando il nome comincia per « z » o per « s » impura o per « gn ».
 
Esempio:
 
Lo zio - Gli zii - Lo zoccolo - Gli zoccoli - Lo sposo - Gli sposi -
Lo spaccio - Gli spacci - Lo gnomo - Gli gnomi. 
Se il nome comincia per vocale, l’articolo determinativo si apo§
strofa : 
 
SINGOLARE PLURALE
 
L’operaio gli operai
L’amica le amiche
L’uovo le uova
L’anitra le anitre
L’ape le api
 
L’articolo le plurale femminile non si apostrofa. 
/ BEGIN page XVII/
 
L’articolo indeterminativo non ha plurale. Un non si apostrofa, 
perchè con l’apostrofo diventa femminile :
 
Un artista canta Un’artista canta
un altro motivetto. un’altra canzone.
 
PER PARLARE BISOGNA PENSARE
 
Abituati a pensare con ordine : diventerai un bravo scolaretto. 
e un bravo cittadino. 
 
14
 
I CINQUE SENSI 
 
Il Signore, per farci sentire la bellezza delle cose create, ci diede
i cinque sensi i quali, facendoci vedere, udire, odorare, gustare e toc§
care tutto quello che esiste, ci riempiono l’anima di tutto quello che 
abbiamo visto, udito, odorato, gustato, toccato. 
/ BEGIN page XVIII/
 
L’OCCHIO
L’occhio è l’organo della vista : sente la luce, ha la funzione di 
vedere, guardare, osservare, scorgere.
 
L’occhio che non funziona è cieco.
L’occhio che esprime il dolore lacrima. 
L’occhio che esprime la gioia brilla. 
L’occhio vede la luce, i colori, l’ombra e legge le parole scritte. 
Gli oggetti visti hanno una qualità particolare. Sono colorati: 
cielo azzurro, latte bianco, cristallo trasparente, corpo opaco, fronde
verdi, paglia gialla, rose rosse, camera illuminata, stanza buia.
Le qualità viste negli oggetti sono aggettivi qualificativi. 
 
L’ORECCHIO 
 
L’orecchio è l’organo dell’udito. Ha la funzione di udire. Ode i 
suoni e i rumori.  
 
L’orecchio ode, ascolta, origlia. 
L’orecchio che non funziona è sordo.
I corpi mandano all’orecchio suoni acuti, strìduli; scoppi, tonfi.
L’orecchio giudica la musica, il canto, l’orchestra. 
L’orecchio ascolta le parole del linguaggio parlato. 
Le qualità udite dall’orecchio sono: Canto melodioso - Tonfo
sordo - Rumore assordante -  Scoppio fragoroso.
 
Melodioso, sordo, ecc., sono aggettivi qualificativi.
 
IL NASO
 
Il naso è l’organo dell’odorato o dell’olfatto. Sente l’odore, an§
nusa, fiuta.
Il profumo, l’effluvio, l’olezzo sono sensazioni piacevoli. 
Il puzzo, il tanfo, il lezzo e il fetore sono sensazioni spiacevoli. 
Gli aggettivi qualificativi dell’odorato sono: profumato, odoroso,
fragrante, ecc.
/ BEGIN page XVIII/
 
LA BOCCA
 
La bocca è l’organo del gusto. Ha la funzione di gustare, di assag§
giare, di assaporare, di mangiare.
La bocca ha una funzione spirituale: il parlare. 
Le cose affidate alla bocca sono gli alimenti, i quali vengono 
giudicati dal gusto con gli aggettivi qualificativi : cibi buoni, cattivi,
dolci, amari, salati, scipiti, sàpidi, insipidi, agri, acidi, aspri, piacevoli,
desiderabili, appetitosi, disgustosi, ripugnanti.
 
LA PELLE E LE MANI 
 
La pelle e le mani sono organi del tatto. Il tatto sente il freddo,
il caldo, il duro, il duro, il solido, il liquido, il morbido, il molle, il soffice, il
liscio, il ruvido, il pungente, il leggero e il pesante. 
I corpi, per mezzo del tatto, hanno gli aggettivi qualificativi : 
gelido, freddo, rovente, bollente, scottante, tiepido, soffice, ruvido, ecc. 
Il tatto, la vista e l’udito percepiscono l’equilibrio, esprimendolo
con gli aggettivi qualificativi : lungo, corto, basso, alto, orizzontale, ver§
ticale, inclinato, profondo, superficiale, lontano, vicino. 
 
15
 
L’AGGETTIVO 
 
L’aggettivo è un’altra parte del discorso che si aggiunge al nome
L’aggettivo qualificativo aggiunge una qualità. 
Esempio : Bimbo buono; finestra alta; casa piccola; bambini
buoni; finestre alte.
Gli aggettivi concordano con il nome al quale si aggiungono, 
sia nel genere che nel numero. 
 
 / BEGIN page XX/
 
16
 
I GRADI DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO 
 
Il monumento è meno alto dell’albero. La torre è più alta del§
l’albero. Il campanile è alto quanto la torre. Il più alto è l’aeroplano. 
Il sole è altissimo. La meno alta è la piantina di margherita. 
L’aggettivo qualificativo alto è di grado positivo. Se si parago§
nano i nomi con lo stesso aggettivo si usa l’aggettivo qualificativo di 
grado comparativo : 
 
DI MINORANZA  : MENO = meno alto ; meno buono 
DI MAGGIORANZA : PIU’ = più alto; più ricco
DI UGUAGLIANZA: TANTO QUANTO = tanto alto quanto...; –
tanto odoroso quanto...
 
Se la qualità è superiore ad ogni altra, si ricorre alla forma di 
aggettivo qualificativo di grado superlativo : 
 
SUPERLATIVO RELATIVO: 
 
DI MAGGIORANZA  : IL PIU’ = il più alto – il più generoso
DI MINORANZA : IL MENO = il meno alto – la meno ricca
/ BEGIN page XXI/
 
SUPERLATIVO ASSOLUTO 
 
altissimo – generosissima – ricchissimi 
oppure:  alto alto – assai generosa – molto ricchi 
contentissimo – arcicontento
Alcuni aggettivi qualificativi hanno una forma diversa quando 
passano nei gradi comparativo e superlativo. 
 
GRADI DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO 
 
POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO  
 
buono migliore ottimo
cattivo peggiore pessimo 
grande maggiore massimo
piccolo minore minimo
alto superiore supremo o sommo
basso inferiore infimo 
 
Nell’addizione il risultato si chiama somma per indicare che la
Somma è un numero più grande degli addendi: 
 
ADDIZIONE
 
addendo 14 + segno
addendo 10
addendo 24
addendo  3 
 
Somma 51
 
La somma 51 è più grande di ciascun addendo. 
/ BEGIN page XXII/
 
17
 
ALTRI AGGETTIVI 
 
Non dimentica che qualunque parola che si aggiunge al nome 
è sempre un aggettivo. 
 
AGGETTIVO DIMOSTRATIVO 
 
Questa, cotesta, quella, altra. 
Orazio dice al compagno: 
 
– Questa mela è matura. Quella mela che si trova sul tavolo è 
acerba. 
– Cotesta mela che stai addentando è marcia, mentre l’altra mela
che stai per prendere è matura. 
 
AGGETTIVO POSSESSIVO
/ BEGIN page XXIII/
 
Mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro, aggiunti ad un nome, sono
aggettivi possessivi. 
 
AGGETTIVO NUMERALE 
– Metti questi tre libri in ordine nella libreria – dice la signora
a Pierina. 
– Signora, metterò i tre libri nell’ordine seguente: il primo libro
nel piano superiore, il secondo libro e il terzo libro nel piano inferiore. 
Uno, due, tre, quattro ecc... aggiunti al nome sono aggettivi nu§
merali cardinali. 
Primo, secondo, terzo, quarto, ecc... aggiunti al nome sono agget§
tivi numerali ordinali. 
 
AGGETTIVI INDEFINITI
 
Ogni, tutti, quale, alcuni, quanti, ecc... aggiunti al nome sono ag§
gettivi indefiniti. 
 
/ BEGIN page XXIV/
 
18
IL PRONOME
 
Se gli aggettivi non si aggiungessero ad un nome diventerebbero 
o nomi oppure pronomi.
Esempio: Cavallo bello (aggettivo qualificativo). I bimbi ordinati
amano il bello (nome astratto). Ecco cinque caramelle (aggettivo nu§
merale). Il cinque è un numero (nome comune). Vi piacciono le cara§
melle ? Ve ne distribuirò cinque (pronome). 
Il pronome sta al posto del nome e si declina al maschile, al 
femminile, al singolare e al plurale, in relazione al nome che sostituisce. 
Orazio dice al compagno: 
– Questa mela è matura. Quella che si trova sul tavolo è acerba. 
Cotesta che stai addentando è marcia. L’altra è ottima. Quella, cotesta,
altra, sono PRONOMI DIMOSTRATIVI. 
 
PRONOMI POSSESSIVI
 
– E’ il tuo fazzoletto ?
– E’ il mio !
– E’ il suo – dice il piccolo Mario. 
Anche in questo esempio mio e suo sono pronomi, perchè sosti§
tuiscono il nome fazzoletto. 
– E’ il vostro cane ? – chiede la signora Bice. 
– E’ il nostro – affermano i ragazzi. Nostro fa le veci di cane,
e quindi è un PRONOME POSSESSIVO. 
 
  PRONOMI NUMERALI 
– Metti i tre libri nella libreria – dice signora a Pierina. 
– Li metterò tutti e tre nell’ordine seguente: il primo nel piano
superiore; il secondo e il terzo nel piano inferiore – risponde gentil§
mente Pierina. 
Dicendo «  tre libri », tre è aggettivo numerale, perchè si aggiunge
al nome libri; dicendo « tutti e tre » tre è PRONOME NUMERALE CARDI§
/ BEGIN page XXV/
 
NALE perchè sta al posto del nome libri.
Primo, secondo e terzo sono pronomi numerali ordinali e
stanno al posto del nome. 
 
PRONOMI INDEFINITI 
Dice la nonna ai nipotini: 
— Ogni bimbo avrà un dono: ne abbiamo parecchi.
I bimbi, felici, acclamano la nonna generosa.
— Tutti avranno un dono ? — chiede Ernesto
— Quale toccherà a me? — chiede ansioso Carletto.
— Nessuno resterà senza doni — conclude Paolo.
Dove manca il nome si trova il pronome corrispondente: Tutti 
(i bimbi) avranno un dono? Quale (dono) toccherà a me? Nessuno (bam§
bino) resterà senza doni.
 
PRONOMI RELATIVI
 
SINGOLARE PLURALE
 
il quale i quali
la quale le quali
cui che chi 
 
Il libro che hai comprato è usato (che = libro). Il « che » può
anche essere sostituito da « il quale ».
Darò un premio a chi lo merita (a colui il quale).
Questo è il premio di cui ci occuperemo (di cui = del premio).
La signora che incontrerai è mia madre.
La signora la quale verrà è mia cognata.
 
PRONOMI INTERROGATIVI
 
Chi è venuto ?
Che hai detto ?
Chi è un pronome, perchè sta al posto di: quale persona è venuta ?
Che è un pronome perchè sta al posto di: che cosa hai detto ?
/ BEGIN page XXVI/
 
PRONOMI PERSONALI
 
Quando parlo di me stesso dico: io = prima persona.
Quando parlo del compagno dico: tu = seconda persona.
Quando parliamo di un’altra persona diciamo: egli o lui = terza
persona.
— Io — tu — egli: sono prima, seconda, terza persona del sin§
golare.
 
La prima persona plurale è noi.
La seconda persona plurale è voi.
La terza persona plurale è loro oppure essi.
 
 
ALTRI PRONOMI PERSONALI
 
mi me ne lo gli lui lei
ti te la le
si se li
ci ce glielo glieli
vi ve glielo glieli
si se
/ BEGIN page XXVII/
 
lo me ne vado fuori; mi annoio; ve l'ho già detto.
Li consegnerò a lui personalmente.
Le chiederò scusa se lei mi ascolterà.
La incontrerò con piacere.
Li saluterò alla stazione se ci incontriamo.
Egli si ride di me.
 
19
 
IL VERBO
 
Il verbo, come il nome, l’articolo, l’aggettivo e il pronome, è
un’altra parte variabile del discorso.
Mentre il nome, liarticolo, l’aggettivo e il pronome si declinano 
(cioè hanno una forma caratteristica per il maschile e il femminile, per 
il singolare e il plurale), il verbo si coniuga (cioè varia nel modo e nel 
tempo). Il verbo concorda con il nome, o col pronome, soltanto nel 
numero (singolare o plurale) e nella persona (prima, seconda o terza 
persona.
 
MODO INDICATIVO
Tempo presente
 
La processione esce
/ BEGIN page XXVIII/
 
lo esco in processione
Tu esci in processione
La processione esce
Noi usciamo in processione
Voi uscite in processione
Essi escono in processione
 
Tempo futuro semplice
 
La processione uscirà
 
— E' uscita la processione?
— No! la processione uscirà tra breve!
 
lo uscirò in processione tra breve
Tu uscirai in processione tra breve
La processione tra breve uscirà
Noi usciremo in processione
Voi uscirete in processione tra breve
Essi usciranno in processione tra breve
/ BEGIN page XXIX/
 
Tempo passato remoto
 
La processione uscì
 
lo uscii in processione
Tu uscisti in processione
La processione uscì
Noi uscimmo in processione
Voi usciste in processione
Essi uscirono in processione
 
20
 
La coniugazione del verbo non è facile. Bisogna abituare l'orec§
chio, cioè imparare la coniugazione come un motivetto popolare di
canzonetta.
Ritorniamo indietro e coniughiamo i verbi indicati dalle azio§
ni dei cinque sensi.
Coniugheremo soltanto il MODO INDICATIVO nei tempi PRE§
SENTE, FUTURO SEMPLICE e PASSATO REMOTO dei seguenti verbi:
Vedere —  guardare — osservare —  scorgere - leggere —  bril§
lare — lacrimare.
/ BEGIN page XXX/
 
MODO INDICATIVO
 
Tempo presente
 
lo guardo; osservo; brillo; lacrimo. lo vedo; scorgo; leggo.
Tu guardi; osservi: brilli; lacrimi. Tu vedi; scorgi; leggi.
Egli guarda; osserva; brilla; lacrima. Egli vede; scorge; legge.
Noi guardiamo; osserviamo; brilliamo; lacrimiamo. Noi vediamo,
scorgiamo; leggiamo.
Voi guardate; osservate; brillate; lacrimate. Voi vedete; scorgete;
leggete.
Essi guardano; osservano; brillano, lacrimano. Essi vedono; scor§
gono: leggono.
 
Futuro semplice
 
lo guarderò; osserverò; brillerò; lacrimerò. lo vedrò; scorgerò
leggerò.
Tu guarderai; osserverai; brillerai; lacrimerai. Tu vedrai; scor§
gerai; leggerai.
Egli guarderà; osserverà; brillerà; lacrimerà. Egli vedrà; scorgerà;
leggerà.
Noi guarderemo; osserveremo; brilleremo; lacrimeremo. Noi ve§
dremo; scorgeremo; leggeremo.
Voi guarderete; osserverete; brillerete; lacrimerete. Voi vedrete;
scorgerete; leggerete.
Essi guarderanno; osserveranno; brilleranno; lacrimeranno . Es§
si vedranno; scorgeranno; leggeranno.
 
Passato remoto
 
lo guardai; osservai; brillai; lacrimai. lo vidi; scorsi; lessi.
Tu guardasti; osservasti; brillasti; lacrimasti. Tu vedesti; scor§
gesti; leggesti
Egli guardò; osservò; brillò; lacrimò. Egli vide; scorse; lesse.
Noi guardammo; osservammo; brillammo; lacrimammo. Noi ve§
demmo; scorgemmo; leggemmo.
/ BEGIN page XXXI/
 
Voi guardaste; osservaste; brillaste: lacrimaste. Voi vedeste; scor§
geste; leggeste.
 
Ed ora trattiamo i verbi dell'organo dell'udito:
 
ASCOLTARE - ORIGLIARE – SENTIRE
 
MODO INDICATIVO
 
Tempo presente
 
lo ascolto; origlio Io sento
Tu ascolti; origli Tu senti
Egli ascolta; origlia Egli sente
Noi ascoltiamo; origliamo Noi sentiamo
Voi ascoltate; origliate Voi sentite
Essi ascoltano; origliano Essi sentono
 
Tempo futuro semplice
 
lo ascolterò; origlierò Io sentirò
Tu ascolterai; origlierai Tu sentirai
(continua da solo) Egli sentirà
Noi sentiremo
Voi sentirete
Essi sentiranno
 
 
Passato remoto
 
lo ascoltai; origliai Io sentii
 
Tu ascoltasti; origliasti Tu sentisti
(continua da solo) Egli sentì
Noi sentimmo
Voi sentiste
Essi sentirono.
 
/ BEGIN page XXXII/
 
21
 
I VERBI INDICANO AZIONI
 
LE AZIONI DELL’UOMO
 
Pensare - Capire - Distinguere - Ricordare - Dimenticare - Amare
- Odiare - Perdonare - Vivere - Morire.
 
LE AZIONI DEL COMMERCIO
 
Comprare - Pagare - Vendere - Spendere - Guadagnare - Perdere
Risparmiare - Ricevere.
 
LE AZIONI DEL LAVORO
 
Lavorare - Studiare - Costruire - Fabbricare - Inventare - Scoprire
Servire - Comandare - Ubbidire.
 
LE AZIONI DELL'IGIENE
 
Dormire - Riposare - Lavarsi - Pettinarsi - Vestirsi - Mangiare – Di§
vertire - Annoiare - Ballare - Passeggiare.
 
LE AZIONI DELLA DIFESA
 
Combattere - Fuggire - Ripararsi - Offendere - Difendere – Avan§
zare - Indietreggiare.
 
LE AZIONI RELIGIOSE
 
Pregare - Implorare - Ringraziare.
 
ALTRE AZIONI
 
Cantare - Suonare - Sacrificarsi - Giuocare - Ordinare.
/ BEGIN page XXXIII/
 
22
 
I VERBI AUSILIARI
 
ESSERE - AVERE 
 
MODO INDICATIVO
 
Tempo presente Tempo passato prossimo
 
Io sono lo ho Io sono stato Io ho avuto
tu sei tu hai tu sei stato tu hai avuto
egli è egli ha egli è stato egli ha avuto
noi siamo noi abbiamo noi siamo stati noi abbiamo avuto
voi siete voi avete voi siete stati voi avete avuto
essi sono essi hanno essi sono stati essi hanno avuto
 
Imperfetto Trapassato prossimo
 
Io ero Io avevo Basta aggiungere stato al singolare
tu eri tu avevi e stati al plurale, alle persone dello
egli era egli aveva imperfetto:
noi eravamo noi avevamo Io ero stato ecc. . .
voi eravate voi avevate Basta aggiungere avuto alle persone
essi erano essi avevano dell’imperfetto:
Io avevo avuto ecc. . . 
/ BEGIN page XXXIV/
 
Passato remoto Trapassato remoto
 
Io fui Io ebbi Io fui stato Io ebbi avuto 
tu fosti tu avesti ecc. . . ecc. . . 
egli fu egli ebbe
noi fummo noi avemmo
voi foste voi aveste
essi furono essi ebbero
 
Futuro semplice Futuro anteriore
 
lo sarò Io avrò Io sono  stato Io avrò avuto
tu sarai tu avrai ecc. . . ecc. . . 
egli sarà egli avrà 
noi saremo noi avremo
voi sarete voi avrete
essi saranno essi avranno
 
MODO CONDIZIONALE
 
Presente Passato
 
Io sarei lo avrei Io sarei stato Io avrei avuto
tu saresti tu avresti ecc. . . ecc. . .
egli sarebbe egli avrebbe
noi saremmo noi avremmo
voi sareste voi avreste
essi sarebbero essi avrebbero
 
MODO CONGIUNTIVO
 
Presete Passato
 
Che io sia Che io abbia Che io sia stato Che io abbia avuto
che tu sia che tu abbia ecc. . . ecc. . . 
che egli sia che egli abbia 
che noi siamo che noi abbiamo 
che voi siate che voi abbiate 
che essi siano che essi abbiano
 
 
 
/ BEGIN page XXXV/
 
Imperfetto Trapassato
 
Che io fossi Che io avessi Che io fossi stato Che io avessi avuto
che tu fossi che tu avessi ecc. . . ecc. . .
che egli fosse che egli avesse 
che noi fossimo che noi avessimo
che voi foste che voi aveste
che essi fossero che essi avessero
 
MODO IMPERATIVO
 
Presente
 
(manca la prima persona singolare)
 
 
Sii tu Abbi tu
sia colui abbia colui
siamo noi abbiamo noi
siate voi abbiate voi
siano coloro abbiano essi
 
MODO INFINITO
 
Presente Passato
 
Essere Avere Essere stato Avere avuto
 
PARTICIPIO
 
Presente Passato
 
(Manca) Avente Stato Avuto
 
GERUNDIO
 
Semplice Composto
 
Essendo Avendo Essendo stato Avendo avuto
/ BEGIN page XXXVI/
 
23
 
LE PARTI INVARIABILI 
 
Le parti invariabili del discorso non si declinano nè si coniu§
gano. Per tale ragione sono INVARIABILI.
 
LA CONGIUNZIONE
 
La congiunzione è una parte invariabile del discorso che con§
giunge due parole o due proposizioni: lo e Paolo (e congiunge due pa§
role). lo credo che tu sia ricco (che congiunge la prima proposizione: lo 
credo con la seconda proposizione: tu sia ricco).
 
 
L’ESCLAMAZIONE (INTERIEZIONE)
 
L’esclamazione è un'altra parte invariabile del discorso che espri§
me stati d’animo di dolore, di gioia, di incoraggiamento, di felicità, ecc.
 
LA PREPOSIZIONE SEMPLICE
 
E' una delle parti invariabili del discorso che mette in relazione
due parole della stessa proposizione.
/ BEGIN page XXXVII/
 
Badiamo che PREPOSIZIONE è una parola: a, di, da, in, su, per,
con, tra, fra (parti del discorso); mentre PROPOSIZIONE è il discorso 
con senso compiuto.
I miei nonni abitano a Roma; a è preposizione semplice. « I miei 
nonni abitano a Roma » è tutta una PROPOSIZIONE con senso compiuto.
 
LA PREPOSIZIONE ARTICOLATA
 
Spesso la preposizione semplice si unisce con gli articoli e si forma
la PREPOSIZIONE ARTICOLATA:
 
IN = nel giardino nella scatolina
nei giardini nelle scatoline 
 
A = al balcone allo scrittoio
ai balconi agli scrittoi
alla nave
alle navi
 
Di = del tesoro dei tesori
dello zio degli zii
della strada
delle strade
Le preposizioni CON e PER lasciale semplici, non le articolare:
tranne col, coi.
Non dire COLLO zio; COLLA mamma: PELLE case; ma dirai me§
glio con lo zio, con la mamma, per le case. 
 
24
 
L’AVVERBIO 
L’avverbio è una parte invariabile del discorso che si aggiunge 
 
/ BEGIN page XXXVIII/
 
a un verbo o ad un aggettivo oppure ad un altro avverbio.
Mangio molto (si aggiunge al verbo). Questa rosa è molto bella 
(si aggiunge all'aggettivo). Io scrivo lentamente (si aggiunge al verbo).
lo scrivo troppo lentamente (si aggiunge ad un altro avverbio).
Gli avverbi sono parecchi e, per non riempirti la testa di troppe 
parole che dimenticheresti facilmente, ricorda che l’avverbio si riferisce 
a un verbo o ad un aggettivo oppure ad un altro avverbio.
 
Dal contenuto della parola distinguerai gli avverbi in:
 
AVVERBI di luogo: lo abito qui. Fermati là.
» di tempo: Noi andremo domani a teatro. 
» di modo: Imparerai facilmente bene.
» di quantità: Mangi poco e lavori troppo. 
» di affermazione: Sai leggere? – Si, certo, so leggere.
» di negazione: Non mi ricordo di te. 
» di dubbio: Forse ci rivedremo se mai dovessi ritornare.
 
Quando si riuniscono alcune parole che equivalgono ad espres§
sioni avverbiali si dicono MODI AVVERBIALI.
 
Esempio: Andiamo a piedi. Corrono all’impazzata. Niente del
tutto è vero!
 
25 
 
RIEPILOGO
 
La grammatica è una materia di studio che tratta l'ortoepia, la 
ortografia, le parti del discorso o morfologia e la sintassi. Le parti del di§
scorso sono nove: cinque variabili e quattro invariabili.
Ogni parola si divide in due parti: tema e desinenza.
/ BEGIN page XXXIX/
 
TEMA, DESINENZA 
 
Esempio Bambin - o
mi - o
am - are
 
La FLESSIONE studia come cambiano le desinenze delle parti va§
riabili del discorso.
Il nome, l’articolo, la preposizione articolata, l’aggettivo e il pro§
nome si DECLINANO, cioè mutano la desinenza per il maschile, il fem§
minile, il singolare e il plurale.
 
lo zi - o am - a il nipot - e buon - o
gli zi - i am - ano i nipot - i   buon - i
 
Il verbo si coniuga (cioè muta la desinenza) per il modo, per il
tempo, per le persone e per il numero singolare o plurale:
 
lo scriv - o Noi abb - iamo scritto
Voi scriv - ete Voi av - ete scritto
 
Le parti invariabili: congiunzione, esclamazione, preposizione
semplice ed avverbio non hanno flessione.

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